martedì 23 dicembre 2008

AUGURI!!!

Bene, anche quest'anno siamo arrivati all'antivigilia.
Mi sento euforica, lo ammetto. Punto primo: ho comprato TUTTI i regali per tempo!
Punto secondo: finalmente il mio primo 25 Dicembre a CASA MIA e col mio amore.
Che potrei volere di più?!
Ultimo giorno di lavoro e, quindi, ultima possibilità di accedere ad internet sino all'anno prossimo.
Auguro a tutti un felicissimo Natale ed uno strepitoso inizio anno!
Per quanto riguarda i buoni propositi per il 2009 avevo pensato di far voto di smettere di mangiare la pasta coi grissini, ma penso sia stato più facile smettere di fumare... ;-)


lunedì 22 dicembre 2008

12

In principio fu Lumet con "12 angry men", da noi "La parola ai giurati".
Seguì, nel '97, il film con Jack Lemmon e, finalmente, si approdò a questo "12" di N. Mikhalkov.
1957-1997-2007.
Ciò che colpisce del film russo è che si tratta di un adattamento e non di un semplice remake dell'originale. C'è una giuria, 12 uomini, più o meno irosi e portati allo scontro verbale e fisico, e c'è un ragazzo che dev'essere giudicato. Nella palestra, luogo di un agire teatrale più che filmico, si mette in scena la Russia, le sue contraddizioni, le sue storie. Si scontra l'ideologia ed il razzismo (che poi è una forma ideologica), si insinuano dubbi, si cerca la verità.
Dall'originale si riprende il delitto, la situazione, ma viene costruito qualcosa di nuovo e di diverso, a cominciare dall'identità dell'accusato: un ceceno, un "selvaggio".
Il regista non si accanisce sul problema razziale - pur, ovviamente, lasciandolo come questione centrale - ma ci mostra l'essere umano nella sua interezza, nei suoi punti deboli, nelle sue storie dolorose di redenzione e perdizione.
Ci appassioniamo, speriamo che sia fatta giustizia.
Ma cos'è "giusto"? Fin dove può spingerci il libero arbitrio?
"Facile amare l'umanità, ma dobbiamo imparare a considerare ogni singola persona"
Come a dire che dalla teoria alla pratica ci passa un intero mondo.
Non voglio svelare il finale perchè spero corriate a noleggiare questo piccolo gioiello che pone domande importanti su chi siamo e cosa scegliamo invece di essere.

Nota a margine: qualcuno ha più sentito parlare del processo ai presunti assassini di Anna Politkovskaja?? Silenzio stampa assicurato..più importante parlare del tempo o di Beckham in trasferta milanista.

martedì 16 dicembre 2008

Siamo un Paese strano.
La Freccia Rossa, atavico simbolo di progresso: una locomotiva non più a vapore, lanciata a tutta velocità verso il futuro, che lascia a piedi migliaia di pendolari.
Orgoglio nazionale? nessuno l'ha ancora capito.
Fa bella mostra di sè nella nuova Stazione Centrale che di nuovo ha solo i tapis rulants infiniti, un ritocchino di facciata abbastanza inutile e pure dissonante col resto dell'architettura che compone la stazione.
I manager-pendolari prenderanno il nuovo treno chini sui loro pc, mentre i pendolari-impiegati, che ogni giorno ci mettono un'ora da Varese a Milano (cito a caso), sono costretti a viaggiare su carri bestiame perennemente in ritardo.
Il progresso del resto non è mica roba per tutti.
E poi, come scrive Dr3na, col nuovo super treno si perde tutta la poesia del viaggio. Si perde l'incontro, lo sbirciare un paesaggio inedito, inaccessibile a tratti.

Siamo un Paese dall'indulgenza malata ed indifferente dove tutto è concesso finchè non lede il nostro microcosmo. L'indignazione è sparita e "si tira a campà". Forse ci meritiamo il medesimo trattamento da chi sta al potere..del resto è costume comune ormai, mi pare.
L'anestesia totale dell'Italia un giorno o l'altro porterà al collasso - ci siamo vicini - e staremo a vedere se saremo fenice o Storia passata.

"...E la locomotiva sembrava fosse un mostro strano,
che l'uomo dominava con il pensiero e con la mano:
ruggendo si lasciava indietro
distanze che sembravano infinite,
sembrava avesse dentro un potere tremendo,
la stessa forza della dinamite
(...)
Un treno tutti i giorni passava per la sua stazione:
un treno di lusso, lontana destinazione.
Vedeva gente riverita,
pensava a quei velluti, agli ori,
pensava al magro giorno della sua gente attorno,
pensava a un treno pieno di signori.
(...)
E un giorno come gli altri,
ma forse con più rabbia in corpo,
pensò che aveva il modo di riparare a qualche torto:
salì sul mostro che dormiva,
cercò di mandar via la sua paura,
e prima di pensare a quel che stava a fare,
il mostro divorava la pianura.
(...)
E corre, corre, corre, corre la locomotiva,
e sibila il vapore e sembra quasi cosa viva,
e sembra dire ai contadini curvi,
il grosso fischio che si spande in aria:
"Fratello non temere,
che corro al mio dovere!
Trionfi la giustizia proletaria!..."

(La Locomotiva, versione dei Modena City Ramblers)

lunedì 15 dicembre 2008

Il mio contatore coi cuoricini, là in basso, è tarato su una data "ufficiale", ossia il 3 gennaio se non erro, il giorno in cui, di ritorno dal Portogallo, anzichè dirigermi a casa dei miei, sono andata dritta dritta nella nostra nuova casa.
In realtà mi sono trasferita "a singhiozzo" ben prima. Di preciso il 14 Dicembre. Non avevo ancora portato tutte le mie cose, ma già mi fermavo a dormire a casa di Luca.
E così è ormai un anno che convivo.
Quando mi fermo a pensarci un po' la cosa mi fa impressione. Nel giro di poco la mia vita à stata totalmente ribaltata. Brancolavo nel buio e mi sono ritrovata di nuovo nella luce accecante.
Ricordo che all'inizio tutto era difficile. E' strano, ma quando ti abitui al dolore non riesci a tollerare d'essere felice. Mi muovevo guardinga, non sapevo come gestire quesi sentimenti così dolci e puri, lontani dalla disperazione in cui mi ero rifugiata negli ultimi 3 o 4 anni.
Il dolore a volte diventa una seconda pelle e inizia a corrodere piano piano, si attacca come un parassita e non ci riconosciamo più.
Ho dovuto imparare di nuovo la serenità.
C'è chi mi diceva che convivendo avrei scoperto lati del suo carattere sgradevoli, che stando sempre a contatto mi sarei annoiata. Ovviamente è presto, ma l'entusiasmo dei primi giorni non è cambiato. Ancora, la sera, mi fermo ad ascoltare i passi di chi rincasa e riesco a riconoscere i suoi quasi sempre. Non faccio altro che aspettare il momento in cui ci accocoliamo sul divano, al calduccio e tutto mi pare morbido e caldo e mi sento subito tranquilla ed in pace col mondo.
E' un anno che convivo e quasi 2 che un uomo speciale mi rende felice.
Ho imparato di nuovo a sorridere e a mangiare di gusto. Ho imparato di nuovo il calore di un abbraccio.
Nella vita tutte le cose più difficili sono quasi sempre le più belle.

giovedì 11 dicembre 2008

Stamattina è un bagno di sangue in ufficio e quindi mi ritaglio 5 minuti prima della full immersione odierna.
Sbirciando i miei contatori mi son resa conto che è quasi un anno che ho smesso di fumare!
Le ultime sigarette devo averle fumate mentre aspettavamo la nostra navetta a Malpensa, di ritorno da Lisbona.
Ormai non sopporto nemmeno più di stare in una stanza con altri fumatori..non male!
In realtà ciò che mi manca è il gesto in sè, l'avere la sigaretta fra le mani, il prendermi 5 minuti per staccare la spina.
Luca non credeva ce l'avrei fatta e qualche dubbio lo avevo pure io: pensavo che almeno un tiro, di nascosto, l'avrei fatto. E invece NIENTE. Pulita da quasi un anno.
Tanto ci pensa Milano ad avvelenarmi i polmoni! ;-)

Questi 2 giorni mi uccideranno temo...pensatemi tanto!!

mercoledì 10 dicembre 2008

Io non capisco

Io non capisco come mai se migliaia di studenti, professori, genitori, ricercatori scendono in piazza non succede nulla e se un vescovo starnutisce si ridanno subito i fondi alle scuole private.

Io non capisco come mai il lunedì sera, in seconda serata, qualcuno si senta in dovere di tagliare le scene "scabrose" di un film splendido come "I segreti di Brokeback Mountain".

Io non capisco come la Chiesa possa attaccare ed ostacolare la proposta di depenalizzare l'omosessualità quando in svariati Paesi gay e lesbiche vengono impiccati o peggio.
L'altro giorno ho letto da qualche parte la vecchia, ma sempre attuale battuta:
"L'uomo non crede più in Dio"
"...Forse è Dio che non crede più nell'uomo..."

martedì 9 dicembre 2008

Ponte intenso.
Sabato in giro con la mamma la mattina per recuperare la racchetta nuova al patriarca, il pomeriggio tennis (sono stata bravissima!!) e la sera pizza con la family.
Domenica in trasferta con uomo e "cognata" a Brescia a vedere la mostra di Van Gogh. Si trattava prevalentemente di disegni, ma, stranamente, non li ho trovati affatto ridondanti come temevo.
La pietà di Van Gogh, così umana e genuinamente, quindi, cristiana, mi hanno molto colpita.
Pomeriggio all'Orio Center con Luca che zompettava giulivo e stanchissimo fra gli scaffali del reparto giocattoli alla ricerca di un regalo x sorellina e figlioccia. Inutile dire che la scelta cadeva sempre su qualsiasi cosa ricordasse una due ruote con buona pace della femminilità delle piccole.
Alla fine l'ha comunque spuntata lui col regalo alla sua protetta comprando una macchinina radiocomandata..no comment. :-)
Arrivati a casa alle 5, abbiamo optato per un piccolo riposino che si è trasformato in una sonora ronfata sino alle 9!!! Sto davvero invecchiando!
Ieri invece solita sistematina alla casa e poi pranzo dalla nonna con capeletti e cotechino :-D
Dopo aver stirato per quasi 2h al rientro, mi sono accasciata sul divano e non mi sono praticamente più mossa.
Oggi è martedì. Ma mi sembra lunedì.

giovedì 4 dicembre 2008

Emotivamente instabile

Sono al lavoro da poco più di 20 minuti e ho la testa inceppata.
12 anni fa ho assistito al primo funerale della mia vita. Non era un parente, ma il papà dell'organista del nostro coro. Ricordo ancora com'ero vestita, ricordo le lacrime, il dolore, ricordo che eravamo seduti sui gradini dell'oratorio ed io parlavo a ruota libera di come mi sentivo ed i miei amici si erano stizziti per i miei discorsi, e per la prima volta il mio ragazzino di allora mi aveva lasciata lì, da sola, dicendomi che ero "troppo profonda"..come se fosse una colpa.
In qualche modo quel giorno mi ha fatta crescere.
Stamattina sono andata al funerale della mamma di quest'uomo.
Lui ha suonato per tutta la cerimonia, mentre sua moglie cantava nel coro..come hanno sempre fatto. Insieme a sua sorella ha letto le lettere dedicate alla loro mamma senza commuoversi, sereni.
Persone sorrette da una fede incrollabile che ho sempre rispettato molto e a tratti un po' invidiato, anche oggi hanno dimostrato l'abbandono nel credere all'Amore Eterno.
Mi sono commossa, ovviamente. Ho cantato un po' singhiozzando, un po' cercando di dare forma di preghiera alle note.
Alla fine della funzione sono andata da Michele per abbracciarlo. Sono andata da quell'uomo che mi ha vista crescere, che mi ha aiutata a vincere la mia timidezza, quando sono entrata nel coro, a 12 anni, che suonava qualsiasi strumento, che mi confessava sottovoce di amare particolarmente il timbro della mia voce.. C'ero ai funerali dei suoi genitori ed al suo matrimonio come al battesimo di sua figlia..
Oggi l'ho abbracciato forte, mentre mi sussurrava all'orecchio "grazie, sei una vera amica" e ho sentito calore in quell'abbraccio.
Io non sono una persona espansiva. Non sono portata a dimostrare tangibilmente la mia affettività con persone estranee alla famiglia..proprio non mi viene. Anche solo i bacini di rito che ora tanto si usano per salutarsi, mi creano disagio.
Mentre ero lì, sull'altare della nostra chiesa, a stringere Michele, mi sono resa conto che lui è parte della mia famiglia, che non mi è estraneo, non mi è semplicemente amico..fa parte di me, della mia storia. Per questo mi sono sempre commossa tanto, per questo quell'abbraccio mi ha riempito il cuore.
Ora siedo qui, alla mia scrivania e non so dire come mi sento.
Un po' emotivamente instabile, forse.

lunedì 1 dicembre 2008

Ce l'abbiamo fatta: l'albero di Natale perfettamente addobbato troneggia in casa nostra!
Devo dire che fa davvero la "prima donna" nei nostri 35mq, ma è spettacolare!
Non vedo l'ora di metterci sotto qualche pacchettino :-)

Sabato sera spettacolone del Marco Travaglio. Ammetto un certo sgomento iniziale:
"Mi scusi, quanto dura?"
" TRE ORE E VENTI"
Devo aver ripetuto questo mostruoso lasso di tempo almeno 4 o 5 volte...un monologo di più di 3 ore??!!!!
Hanno sposato il Ciak in zona Monumentale, sotto una tensostruttra enorme e gelida: meno male che abbiamo tenuto i cappotti.
Siamo in seconda fila: certo, per sentire meglio, mica per vederlo meglio!!
Travaglio entra in scena ed inizia a parlare. Scenografia inesistente, seduto su dei cubi bianchi, coi suoi appunti in mano a una polo blu abbastanza triste..del resto, l'importante è COSA dice, mica COME lo dice.
Sono 7 quadri della Storia italiana quelli che ripercorre, come li portasse sul palcoscenico, li illuminasse ognuno per mezz'ora o più e poi li rimettesse al loro posto, nei nostri cervelli, ma tirati a lucido, rispolverati e più vividi nel ricordo.
Si ride anche, sia a denti stretti, sia di pancia, fragorosamente, perchè certe uscite sono talmente grossolanamente comiche da essere degne di una puntata del buon vecchio Zelig.
Mi sembrava di vedere una puntata della Gialappa a Mai Dire Grande Fratello, quando il trio sbeffeggia le uscite infelici e gli strafalcioni dei personaggi di turno che popolano il reality.
Ammetto, cospargendomi il capo di cenere, che mi sono anche addormentata una ventina di minuti, ma dico a mia discolpa che ero sveglia dalle 7 e non mi ero mai fermata, fra compere natalizie, spesa, tennis e pizzeria. Lo so: vergognosa lo stesso!
Ad ogni modo un bello spettacolo, necessario, coinvolgente, amaro e in qualche modo disperante.
Travaglio ripete queste cose da tanti anni e ormai le sa a memoria anche al contrario e c'è quindi disillusione e stanco sarcasmo nelle sue parole, c'è incredulità nella consapevolezza di avere ancora al governo il caro vecchio Sire, come lo chiama la Littizzetto, e ancor più sgomento nel rendersi conto che la stessa "sinistra" (virgolette d'obbligo) gli abbia ceduto il Paese su un piatto d'argento.
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