mercoledì 5 dicembre 2012

Neverending Story


Quando le giornate cominciano male e proseguono peggio...
Quando inizia quel freddo tagliente che ti vien solo voglia di piumone morbido e cioccolata calda...
Quando sei stanca da morire e hai bisogno di coccole...
...quando sto così io faccio una cosa sola: vado in libreria!
Ieri sera io&mamma stavamo rincasando, ciascuna rabbuiata da pensieri tristi e preoccupanti, quando mi folgora l'intuizione: "dai, mamuska, scendiamo e fiondiamoci in libreria!"
Detto fatto. Di corsa ci buttiamo fuori dal tram ed entriamo alla Feltrinelli.
In verità siamo già piene di libri fin sopra ai capelli, ma il richiamo è per noi irresistibile.
Girovaghiamo fra gli scaffali, annusiamo un paio di libri sentendoci vagamente in colpa perchè a Natale i soldi si dovrebbero spendere per gli altri, per i regali, non per se stessi.
Solitamente ovviamo a questo problema morale donandoci a vicenda i libri prescelti.
Ieri sera però, complice la nonnite acuta da cui è ormai affetta mia madre nella sua forma più seria, spendiamo buona parte del tempo nel reparto per ragazzi e bambini.
E' proprio lì che iniziamo ad immaginarci il magico momento in cui il nostro ancora ignaro nipotino, potrà essere bombardato dai nostri libri preferiti.
Non vediamo l'ora di leggergli le fiabe dei fratelli Grimm, di fargli conoscere le avventure del Capitano Nemo, di fargli sognare le corse in Alaska con Buck.
Entrambe abbiamo un ricordo potente e favoloso delle nostre prime letture e speriamo di poter in qualche modo rivivere quei momenti col nipote.
Per me muovermi nella Libreria dei Ragazzi, o nella biblioteca del quartiere, era fonte di gioia immensa.
Tutte quelle storie, quei mondi e quei personaggi pronti ad incontrarmi ed incantarmi.
Salgari, Verne, ma anche l'adattamento de I Miserabili per bambini, Cipì ed il trauma della passerotta ferita dal cacciatore, il terribile Barbablù, con l'immagine della chiave che si macchia del sangue delle precedenti mogli, e ancora i libri della Pitzorno, il mio Michel Ende...
Un mondo incredibile, vibrante, emozionante, che ci portiamo nel cuore ancora oggi.
Dopo il nostro viaggio nei ricordi, lasciamo la Feltrinelli con un solo acquisto: un libro per mia nonna di storie partigiane. E mentre lo sto pagando penso a quanto sono fortunata ad avere una nonna di 85 anni cui posso ancora regalare libri ed una mamma con cui perdermi per ore in una libreria senza comprare nulla, ma uscendone ugualmente rigenerata.
E' come un piccolo regalo di Natale anticipato tutto per me...

lunedì 3 dicembre 2012

La creatività e le gabbie necessarie

Ho sempre amato scrivere. Sin dalle elementari il giorno del Tema era per me una gran festa.
Qualsiasi argomento andava bene, anche il temuto "tema libero": il foglio bianco era come una prateria in cui correre libera, scovare parole, inanellarle, come le ghirlande di margherite che si facevano da piccoli.
Ho sempre ottenuto voti molto alti, alcuni temi sono stati letti in classe, praticamente in ogni ciclo di studi che ho seguito.
E' un dono, lo so, ma l'ho sempre adorato e mi ha anche definita, nel corso del tempo.
Nonostante ciò, però, ammetto una certa insofferenza per la grammatica, materia in cui, con sommo stupore delle mie insegnanti, collezionavo deludenti insufficienze, e i temutissimi schemi dei temi, che andavano pianificati prima di passare alla stesura. Per me erano gabbie inaccettabili entro cui rinchiudere la mia creatività.
Ovviamente questa spiegazione, davanti ad un 5 in analisi grammaticale, non ha mai convinto i miei genitori, ma questa è un'altra storia.
Di recente ho riscoperto un altro mezzo di comunicazione però: la fotografia.
Inizialmente il mio soggetto preferito era...proprio la sottoscritta!





























Amavo (ed amo) i contrasti forti, la luce delle finestre aperte. Decine di scatti un po' autoreferenziali, ma più per timidezza che per vanità vera e propria.
L'anno scorso la svolta: passare da una compatta ad una mirrorless ad ottiche intercambiabili.
Ne ero spaventata perchè sapevo di non avere le basi tecniche.
Ho seguito un corso intensivo di un paio di giorni, ho scoperto nuovi programmi di post produzione e con un po' di pazienza e molti tutorial on line ne ho cavato qualcosa di buono.

































Non solo il mio amato bianco e nero, ma anche i colori dei passanti, ciò che poteva incuriosirmi.

















Poi sì, ci sono le persone, quando non sanno d'essere fotografate, quando io posso immortalarle da lontano, rubando l'attimo...

















Quest'amore per la fotografia lo condivido con mio padre e mio fratello, ma, a differenza loro, esattamente come mi capitava per i temi, io non riesco a farmi entrare in testa la tecnica.
Valori del diaframma, tempi di scatto, lunghezze focali...mi rimbalzano in testa dei numeri che creano solo una confusione infinita.
Una cara amica, che solitamente odia essere immortalata, mi ha chiesto il favore di farle qualche scatto quando inizierà a vedersi la sua panciotta da quasi mamma.
Per me è stato un vero onore, ovviamente, ma è subito scattato anche il dramma: sarò in grado??!
Amo scattare a destra e manca, il più delle volte su 50 foto almeno una decina carine le tiro fuori, ma da qui a sentirmi abbastanza sicura per fare un vero e proprio "servizio" ce ne passa!
Le gabbie della tecnica però in questo caso sono fondamentali, lo so. Le regole del gioco, se si vuole davvero fotografare con criterio vanno conosciute.
Ho ancora tempo e non sarebbe la prima volta che ci provo, ma ho molta paura di fallire ed il senso di inadeguatezza cresce.
So di avere un buon occhio, ma questa è solo la base da cui partire e bisogna lavorare sodo, soprattutto in questi tempi in cui tutti si dicono fotografi.
La creatività è una scintilla, ma l'impegno e la dedizione sono un'altra storia. Magari se avessi più tempo...chissà! Anche se temo che la mia mente refrattaria ai numeri, non sia proprio portata per applicarsi sino in fondo.
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