lunedì 22 settembre 2008

14° e 15° e 16° giorno

Siamo in autunno: è ora che concluda il mio resoconto, per cui accorperò gli ultimi 3 giorni e mi butterò l'estate alle spalle.

17/08/09
La giornata si preannuncia pesante: dobbiamo portare Tia in stazione, prendere il treno per Figueres e visitare il Museo Dalì. Troviamo con un po' di fatica la stazione, ci carichiamo come asini con tutti i nostri bagagli e attendiamo il nostro treno. Si tratta di un regionale che, a quanto suggerisce la banchina stracolma, sarà piuttosto pieno. Con abile mossa (la eli si lancia a prendere posto mentre il freghino arranca dietro con le nostre borse) riusciamo a guadagnarci il nostro posticino tranquillo, mentre già qualche passeggero è costretto a rimanere in piedi.
Il viaggio scorre tranquillo sino ad una stazione sperduta in mezzo al nulla: fermi per più di 40 minuti a causa di un pazzo che, qualche chilometro più avanti, ha pensato bene di piazzare una macchina sulle rotaie. Quando ripartiamo abbiamo già accumulato un'ora di ritardo, ma alla fine giungiamo a destinazione.
Figueres è minuscola e coi nostri borsoni facciamo sì e no 50 metri prima di stravaccarci ad un chiosco per mangiare. L'hotel dista solo 800 metri, ma, carichi come siamo, mi paiono chilometri e chilometri. L'albergo è carinissimo: sta a 2 minuti a piedi dal museo di Dalì e sulla sua facciata si contano decine di enormi farfalle.
Troviamo la prima receptionist, dall'inizio del viaggio, che parla italiano, molliamo le valige nella camera ancora da sistemare e ci fiondiamo nel regno di Dalì.
Impossibile raccontare a parole cosa significhi entrare nel museo del grandissimo artista, che ci accoglie con le sue guglie a forma d'uovo.
Ci troviamo davanti a cadillac guidate da manichini avvolti dall'edera, innaffiati all'inserimento di una monetina, all'interno dell'autovettura; dipinti giganteschi dell'amata Gala; pupazzi avvolti nella cartapesta; vasche da bagno e comodini appesi al soffitto e mille altre stravaganze.
Dalì era un eccessivo, lo sappiamo bene, ma nella sua follia creativa riesce spesso a catturarmi ed ammaliarmi, a farmi credere in un mondo fantastico finalmente reale.
Passiamo dentro al Museo circa 2 ore e quando usciamo siamo talmente stanchi e frastornati che abbiamo solo voglia di lavarci e riposarci finalmente in una camera decente dopo i 2 giorni a Barcellona. La sera passeggiamo un po' per il centro del paese: è molto raccolto e a suo modo romantico, a dimensione uomo. Assaporo la mia ultima cena spagnola: cannelloni! Lo so: sono pessima!
Ci addormentiamo vagamente preoccupati per l'indomani incerto, senza sapere se ci toccherà andar per mare o riusciremo a rimettere in sesto la poderosa Tia.

18/08/08
Sveglia presto per Luca che va a recuperare i biglietti del treno. Abbiamo i minuti contati. Io intanto sistemo le borse (più o meno..sono un po' imbranata) e mi preparo per la colazione lampo.
Ingolliamo senz amasticare brioche e caffè e ci buttiamo in strada: vogliamo prendere il bus stavolta perchè siamo troppo carichi e stanchi per farcela a piedi!
Riusciamo a prenderlo al volo e arriviamo per tempo in stazione. Il viaggio stavolta fila liscio e alle 11 siamo a Barcellona.
Luca mi molla in stazione e parte con Tia alla volta dell'unico gommista che dovrebbe essere aperto. Il miracolo avviene: ci può cambiare la gomma!
In teoria dovrebbe metterci mezz'ora, ma ben presto il tempo preventivato passa ad un'ora. Intorno a me vanno e vengono vari passeggeri, persino dei ragazzi italiani.
Intanto anche la carta di credito di Luca decide di abbandonarci e il mio povero amore deve farsela a piedi sino in stazione per prendere il mio bancomat.
Sono passate 2 ore: non sopporto più òa voce dell'annunciatrice.
Luca riesce a pagare: ora deve solo fare benzina e tornare da me.
Sono passate 3 ore: odio il bambino che schiamazza, corre e mi guarda ridendo e, probabilmente, insultandomi nella sua lingua sotto lo sguardo di silente quanto inutile rimprovero della madre.
Finalmente arriva il mio centauro. Sono quasi le due: vorrei mangiare, ma Luca è stracotto e vuole partire, non lo contraddico nemmeno.
Ci aspettano più di 500 Km sino a Marsiglia: non sarà una passeggiata e siamo partiti anche tardi.
Durante il primo tratto di strada prima del confine son preda anche di un paio di attacchi di sonno. Mi addormento qualche secondo e appena mi riprendo, di soprassalto, mi sveglio del tutto dallo spavento! La strada scorre, il sedere fa male, la schiena pure. Sosta panino. C'è un vento pazzesco, in moto si sente molto.
Passiamo in confine, andiamo avanti.
Ci fermiamo a mangiare qualcosa in un autogrill. Prendo qualcosa che dovrebbe somigliare ai Chicken McNuggets di McDonald. Errore: sono alette di pollo. Trangugio.
Il sole sta calando, l'aria si fa meno calda, il vento s'è un po' calmato.
Arriviamo a Marsiglia che è ormai sera. Il cielo è ancora rosato dal tramonto, il mare è calmo, si vedono le luci del porto.
Sono stanchissima, sono felice.
Penso a Stefania, a come lei avrebbe apprezzato quel momento, a come avremmo potuto condividerlo. Nel rumoroso silenzio del casco le parlo, le racconto come mi sento, come la vorrei accanto.
E' incredibile quanti amori ho già perso..eppure l'unica persona che mi abbia davvero ferita resta solo lei..e solo lei quella che più mi manca.
Dopo svariate peripezie giungiamo in hotel. E' ormai buio, sono quasi le 22.
Marsiglia di notte è splendida. Sarebbe bello visitarla, ma siamo stremati.
Ci addormentiamo guardando Rai Uno..finalmente un po' di italiano, dopo 2 settimane!
L'indomani ci aspetta una tappa impegnativa, ma è l'ultima: possiamo farcela!
19/08/09
Faccio sfoggio del mio francese col concierge: mi piace un mondo! Passo anche qualche minuto a sfogliare Le Monde e mi sento davvero fiera di me stessa. Per così poco? Sì, perchè quella maledetta lingua non l'ho vinta a scuola, ma qui, sul campo, me la cavo senza problemi. Una bella soddisfazione!
Partiamo e so che è l'ultimo viaggio, l'ultimo sforzo.
E' una giornata splendida, non c'è il solito vento maledetto, il mare che intravediamo è di un azzurro da togliere il fiato.
Mancano 450 Km che sommati a quelli di ieri fanno..beh, fanno una eli ed un luca davvero OLTRE il concetto di stanchezza.
Non ho molto da segnalare. Passato il confine Luca accelera un po' ed il viaggio per me si faun pochino più impegnativo, ma stringo i denti: ormai, lo ammetto senza falsa modestia, sono una mezza motociclista anch'io e so che posso farcela.
E ce la facciamo infatti. Arriviamo a casa dei miei, in Liguria, nel pomeriggio inoltrato. Siamo stanchi, maleodoranti ma felici.
Il viaggio è finito. Per ora non c'è un - TO BE CONTINUED -
Per ora.









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