Domenica, su pressione di Luca (e lo ringrazio per questo), siamo andati ad una mostra sui conflitti nel mondo, dalla guerra di Spagna del '36 sin quasi ai giorni nostri.
Ombre di guerra il titolo della raccolta di 84 fotografie fra le più emblematiche e famose, spesso icone di un'epoca, memoria indelebile poichè impressa su carta fotografica.
C'era di tutto e nonostante fossimo in ritardo per un altro appuntamento, una volta giunti lì, davanti alla Storia, non era possibile tornare indietro, accelerare il passo, saltare qualche immagine.
Nell'Era moderna dove tutto è iper-visivo, ma è anche in continuo movimento, la staticità dello scatto ti costringe a fermarti, a guardare attentamente, a soffermarti su ciò che ti viene mostrato e pensarci su.
Manca la fruizione immediata e viene richiesta attenzione e tempo.
McCullin
Ho visto foto ben più crude e toccanti, ma questa mi ha colpita molto.
E' un soldato sotto choc dopo un bombardamento in Vietnam.
Difficile per chi vive sicuro nelle proprie case capire cosa accada in guerra, in qualsiasi conflitto che insanguini la Terra.
Difficile, per me, capire l'orrore, la follia, la crudeltà, l'efferatezza su larga scala, dove non sia devianza di un singolo, ma bandiera, fede, ossessione collettiva.
L'uomo, il singolo, scompare in un inferno.
Non capisco l'odio, non mi appartiene, non tollero la bestialità di certe scene, l'accanirsi sul corpo del nemico ad esempio, lo scempio di un cadavere.
Ma in questa foto di Don McCullin c'è, a mio avviso, quel che resta dell'Uomo: è l'attimo esatto in cui intravedi l'ultimo barlume d'umanità che fugge, che svuota il corpo, l'involucro, e forse salva l'anima dall'abbrutimento irreversibile.
Qui l'anima non c'è più, quest'uomo NON E' UN UOMO esattamente come le vittime del conflitto.
Ha varcato la sottile linea rossa su cui cammina, in bilico, chiunque partecipi ad un conflitto e che divide la sanità mentale dalla perdita del senno.
E con sanità mentale, intendo anche la perdita di coscienza e la deriva brutale che spesso, purtroppo, porta la lotta per la sopravvivenza.
Questo soldato, questo guscio vuoto, lontano, è ciò che rimane dell'Uomo.
Non tutti finiscono così.
Ho visto foto di uomini e donne devastati da un dolore che non lascia il sollievo della pazzia, la rasenta, ma non cede. Ed è lì che tutto è insostenibile, che lo sguardo fatica a restare fisso.
Siamo talmente abituati alle scene di violenza in televisione, sui giornali, su internet, anestetizzati dall'immagine, che portarla in un contesto diverso (una mostra), andare a vederla apposta, non subirla distrattamente mentre prepari da mangiare la sera, obbligandoti ad osservare e fare collegamenti, è qualcosa che credo necessario, e che mi ha profondamente turbata.
La sera, giusto per completare il quadro, abbiamo visto L'ultimo re di Scozia, film romanzato sul dittatore Amin.
Per me l'Africa e le sue guerre civili rimangono legate al genocidio ruandese dei primi anni 90 che seguii grazie all'insegnante di Storia delle medie.
E' qualcosa che mi è rimasta nella memoria e non riesco a cancellare, un dolore che ho condiviso e non ho mai dimenticato.
Tutto era così brutale, così inumano: insostenibile ed inconcepibile, soprattutto per una ragazzina di 12 anni quale ero.
Il film in questione riporta la storia di uno dei tanti Signori della Guerra, salito al potere grazie ad un colpo di stato, animato dalla follia peculiare di queste figure.
Un bel film, ovviamente pesante e cupo, con un paio di scene agghiaccianti e che consiglio in ogni caso di vedere.
Eppure non mi ha colpita come la mostra.
Forse c'è bisogno di riscoprire anche i vecchi linguaggi...forse abbiamo davvero bisogno di tempo, anche per indignarci. Certamente per riflettere, attività un po' fuori moda ultimamante.
Avrei ancora molte altre riflessioni da fare credo, ma per oggi basta così: devo pu iniziare a lavorare!! ^_^
E' un soldato sotto choc dopo un bombardamento in Vietnam.
Difficile per chi vive sicuro nelle proprie case capire cosa accada in guerra, in qualsiasi conflitto che insanguini la Terra.
Difficile, per me, capire l'orrore, la follia, la crudeltà, l'efferatezza su larga scala, dove non sia devianza di un singolo, ma bandiera, fede, ossessione collettiva.
L'uomo, il singolo, scompare in un inferno.
Non capisco l'odio, non mi appartiene, non tollero la bestialità di certe scene, l'accanirsi sul corpo del nemico ad esempio, lo scempio di un cadavere.
Ma in questa foto di Don McCullin c'è, a mio avviso, quel che resta dell'Uomo: è l'attimo esatto in cui intravedi l'ultimo barlume d'umanità che fugge, che svuota il corpo, l'involucro, e forse salva l'anima dall'abbrutimento irreversibile.
Qui l'anima non c'è più, quest'uomo NON E' UN UOMO esattamente come le vittime del conflitto.
Ha varcato la sottile linea rossa su cui cammina, in bilico, chiunque partecipi ad un conflitto e che divide la sanità mentale dalla perdita del senno.
E con sanità mentale, intendo anche la perdita di coscienza e la deriva brutale che spesso, purtroppo, porta la lotta per la sopravvivenza.
Questo soldato, questo guscio vuoto, lontano, è ciò che rimane dell'Uomo.
Non tutti finiscono così.
Ho visto foto di uomini e donne devastati da un dolore che non lascia il sollievo della pazzia, la rasenta, ma non cede. Ed è lì che tutto è insostenibile, che lo sguardo fatica a restare fisso.
Siamo talmente abituati alle scene di violenza in televisione, sui giornali, su internet, anestetizzati dall'immagine, che portarla in un contesto diverso (una mostra), andare a vederla apposta, non subirla distrattamente mentre prepari da mangiare la sera, obbligandoti ad osservare e fare collegamenti, è qualcosa che credo necessario, e che mi ha profondamente turbata.
La sera, giusto per completare il quadro, abbiamo visto L'ultimo re di Scozia, film romanzato sul dittatore Amin.
Per me l'Africa e le sue guerre civili rimangono legate al genocidio ruandese dei primi anni 90 che seguii grazie all'insegnante di Storia delle medie.
E' qualcosa che mi è rimasta nella memoria e non riesco a cancellare, un dolore che ho condiviso e non ho mai dimenticato.
Tutto era così brutale, così inumano: insostenibile ed inconcepibile, soprattutto per una ragazzina di 12 anni quale ero.
Il film in questione riporta la storia di uno dei tanti Signori della Guerra, salito al potere grazie ad un colpo di stato, animato dalla follia peculiare di queste figure.
Un bel film, ovviamente pesante e cupo, con un paio di scene agghiaccianti e che consiglio in ogni caso di vedere.
Eppure non mi ha colpita come la mostra.
Forse c'è bisogno di riscoprire anche i vecchi linguaggi...forse abbiamo davvero bisogno di tempo, anche per indignarci. Certamente per riflettere, attività un po' fuori moda ultimamante.
Avrei ancora molte altre riflessioni da fare credo, ma per oggi basta così: devo pu iniziare a lavorare!! ^_^
1 commento:
A volte le immagini riescono a dire più di mille parole... anche se, personalmente, trovo purtroppo difficile immedesimarmi e capire a fondo qualcosa che non ho vissuto in prima persona... a certe cose guardo con grande rispetto, ma mirendo conto di non avere la maturità necessaria per poterne discutere...
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