Con uno che ha questa faccia qui, la morte non dovrebbe avere nulla a che fare. E' anche questo che sconvolge.
Io la motoGP non l'ho mai seguita prima di incontrare mio marito, prima di sedermi anch'io al posto del passeggero, prima di capire cosa sia andare su due ruote a 200 all'ora.
Non la guido io, la moto, ma so come reagisce il corpo, come si sposta il baricentro in curva, come occorre non avere paura, mantenere il controllo.
Una volta, sulla strada in Liguria vicino a casa dei mie nonni, tornando dai 3000 e passa chilometri spagnoli, abbiamo evitato un frontale con un'auto. Tia ha sbandato un po', io ho istintivamente messo il piede a terra, rischiando di rompermelo. Tutto bene per fortuna, ma mi è difficile dimenticarmelo.
Così quando ho iniziato a vedere la MotoGP, quando ancora Vale faceva miracoli, mi trovavo a saltare sul divano, a capire un po' di più, a sentire il peso della moto, la velocità. Partecipavo insomma.
Il mondo dei motociclisti è un bel mondo. La cosa che più amo difatti sono i piccoli segni che ci si scambia quando ci si incontra, le due dita a V, le gentilezze di alcuni camionisti (altri abitanti dell'universo stradale) che ti lasciano passare, oltre a sporadici automobilisti che si scansano per lasciarti il passo.
Ci sono gli sguardi complici fra noi zavorrine, che conosciamo il dolore alla schiena ed alle mani, l'indolenzimento delle chiappe e le piccole follie nei sorpassi dei nostri piloti.
E' un bel mondo, ma è un mondo che sta sul filo del rasoio, che io guardo un po' come sull'orlo di un precipizio. Cerco di stare sul lato sicuro, ma so che il terreno può cedere da un momento all'altro.
Chi corre in moto questo lo sa, ma occorre ricordarlo? Ieri Marco Simoncelli, un ragazzo pieno di vita, e di capelli, è morto a soli 24 anni. Colpa dell'elettronica? Colpa di un mestiere pericoloso?
Colpa non c'è, le disgrazie non hanno le ruote, non sono nè da due, nè da quattro.
Resta il fatto che quando succedono queste cose, chi è salito almeno una volta su una moto, sente che è come fosse successo a uno di famiglia. Partecipa e vive il dolore.
Marco non c'entrava nulla con la morte, era una di quelle persone proprio agli antipodi, eppure non c'è più e io non riesco a non sentirmi svuotata.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento