mercoledì 30 novembre 2011

E' ora di chiudere...

Il racconto del mio viaggio ha imperversato sul mio blog per parecchio, è ora di chiuderlo. Del resto un viaggio del genere meritava un po' d'attenzione, giusto?
Gli ultimi due giorni a Maui li dedichiamo al relax e alla ricerca di qualche souvenir, ma il 24 Agosto decidiamo di visitare l'ultima meraviglia dell'isola, il Parco del vulcano Haleakala. Si tratta di un vulcano inattivo a scudo massiccio, che occupa oltre il 75% della superficie dell'isola di Maui. Il suo cratere ha una circonferenza di circa 34 km ed è una dei più grandi del mondo. 
Partiamo subito bene: regalo al freghino un frangipane e lui bello orgoglione se lo appunta subito dietro l'orecchio in puro stile Hawaii. Qui anche gli uomini infatti spesso portano questi splendidi fiori fra i capelli..
La salita è piuttosto lenta ed impressionante. Si può arrivare in cima con l'auto e si attraversano letteralmente le nuvole, dato che il vulcano è alto ben 3055 metri. Abbiamo deciso di andarci verso sera, per goderci il tramonto. Arriviamo all'ingresso e il gabbiotto del pedaggio è già chiuso: un cartello avvisa che poco più avanti c'è la macchinetta per il pagamento. Ovviamente non c'è nessuno a controllare: anche qui cieca fiducia! Facciamo il nostro dovere e proseguiamo verso il punto d'informazioni, anch'esso chiuso.
Già da qui possiamo vedere come le casupole varie siano ben sopra le nuvole: e non siamo ancora arrivati sulla sommità del vulcano!
Ci imbattiamo anche in questo curioso cartello che ci fa abbastanza ridere:
(non dare da mangiare ai Nēnē - manteniamoli selvatici)

Nēnē sono dei volatili endemici delle isole Hawaii, quindi che si trovano solo qui, ed hanno la particolarità di chiamarsi proprio come il soprannome che abbiamo dato al mio papà, in perenne dieta. Quando abbiamo visto questo cartello siamo scoppiati a ridere entrambi! Comunque eccoli qui: sembrano delle piccole fagianelle..





Dopo altri 10 minuti di strada arriviamo finalmente in cima. 















Ecco i crateri dove si possono fare anche lunghe escursioni di trekking (che noi abbiamo accuratamente evitato).


Ammettiamo: fa freschino! Siamo partiti in tenuta da spiaggia, ma qui su tira una bella ariettina frizzante.
Davanti a noi un letto di nubi bianche e soffici. Per avere un'idea dello spettacolo, tenete presente che quell'ombra dritta là in basso, lungo il pendio, è un palo della luce...
Passano i minuti, la luce si fa sempre più calda ed i colori accesi...



Piano piano il sole tramonta, ma la cosa che mi colpisce maggiormente è notare come nella nostra posizione sopraelevate ci sia ancora luce, mentre sotto di noi, sull'isola, sia già buio e si siano già accese le luci della sera.
L'Haleakala è stata un'altra di quelle esperienze per me molto forti. A differenza di Luca, che era già stato sull'Etna, io non mi ero mai trovata faccia a faccia con un vulcano, nè ero mai salita tanto in alto in vita mia.
La strada per ridiscendere è davvero un sogno: pare di calare giù da un altro mondo e ad un certo punto siamo proprio al pari delle nuvole e ci si sente in cielo, sospesi. Altro che aeroplano, questo per me è stato un vero volo!

Il 25 Agosto ci rilassiamo! Il nostro ultimo giorno trascorre quindi un po' in sordina. Vorrei tanto farmi un'ultima cena romantica in puro stile hawaiano, ma una pasta al pesto a mezzodì mi stronca lo stomaco come al solito e così ci godiamo semplicemente un po' di sole e l'ultimo splendido tramonto sull'Oceano

LaEli in versione femminile, ma col mal di stomaco al massimo :-(

Il 26 Agosto ci sveglia una brutta telefonata: l'uragano Irene che da qualche giorno lambisce le coste orientali si sta dirigendo, cosa ovviamente mai accaduta prima, verso New York, ultima tappa del nostro viaggio.
Il tour operator ci da pochi minuti per scegliere se saltare NY e tornare direttamente a casa.
Nella mia testa l'immagine che si è formata è stata più o meno questa:

In tv giravano immagini simili:

Che potevamo fare? Abbiamo accettato il cambio di programma e rinunciato ai nostri 3 giorni nella Grande Mela. Per fortuna in hotel avevamo internet e così ci siamo stampati tutti i voli ed i riferimenti vari. Avremmo fatto Maui-Los Angeles-Londra-Milano. Mi preoccupano un po' soprattutto le 15 ore di attesa in aeroporto a Los Angeles così mando un sms alla nostra consulente viaggi che, finalmente, si rivela molto utile suggerendoci alcuni hotel nelle vicinanze dell'aeroporto dove cercare di dormire un po' dato che saremmo atterrati nella città degli angeli alle 2 di notte per noi (5 di mattina ora locale).
Passiamo il resto della mattina in giro per Lahaina e ci concediamo un pranzetto molto soddisfacente all'Heavenly Barbecue: l'insegna non lasciava dubbi! ^_^

E poi aspettiamo il momento dell'imbarco sdraiati su una spiaggia che costeggia una delle strade principali dell'isola.
Io mi sento molto triste: ci tenevo a vedere New York e comunque, mi pare che mi abbiano rovinato un po' la luna di miele. Sono anche preoccupata per i voli, ben 3 uno in fila all'altro, e temo di risentire comunque degli effetti dell'uragano.
Da Maui a Los Angeles va tutto liscio, nonostante qualche problema all'imbarco bagagli, visto il cambio di piano voli, ma mi pare che alla fine le addette capiscano. 
Arrivati a L.A. però non si capisce da dove partirà il nostro volo: giriamo per l'immenso aeroporto, ma non c'è traccia del volo della British Airways che ci hanno segnalato. Siamo troppo stanchi, per cui decidiamo di andare in hotel per riposare un po' e chiamare da lì la consulente.
Anche in questo frangente Manuela ci è di enorme aiuto: il volo è in code sharing e voleremo ancora con l'American Airlines quindi, non la British, come ci aveva comunicato il tour operator. 
L'hotel in cui ci scarica il taxi è a 5 minuti dall'aeroporto, ma , stranamente, ha disponibili solo le suite: in pratica per 7 ore di sonno in un letto spendiamo qualcosa come 120 dollari...ma ne avevamo bisogno!
Da Los Angeles, in serata decolliamo verso Londra e con una corsa pazzesca, dato che abbiamo meno di un'ora per passare i controlli e raggiungere il nostro gate, ci imbarchiamo sull'ultimo volo. Ormai è il 28 Agosto e siamo un tantinello sfiniti.
Per fortuna l'aereo atterra a Linate e non a Malpensa: l'aeroporto dista solo 5 minuti da casa nostra e ci è moooolto più comodo. Peccato che le nostre valige, insieme a quelle di decine di altri passeggeri  non siano arrivate.
Ci mettiamo in coda per la denuncia e finalmente, totalmente sfatti, raggiungiamo casa dei miei per cenare e poi ci trasciniamo a casa nostra.
Inutile dire che nei bagagli, stando in giro un mese, io avevo messo TUTTO il mio guardaroba estivo, soprattutto tutte le mie mutande: i primi 2 giorni son stati critici. Al quarto giorno abbiamo recuperato tutto per fortuna e la nostra avventura si è così conclusa. 
The End

martedì 29 novembre 2011

Road 2 Hana

Il secondo giorno a Maui facciamo un giretto a Lahaina, l'ex capitale prima di Honolulu. Qui hanno fatto una cosa molto intelligente: hanno evitato qualsiasi tipo di mega hotel spostando gli immensi resort a Kaanapali Beach, in modo da preservare l'atmosfera di Lahaina.

La cosa più bella del paesino è la piazza del Baniano. Quest'ultimo è il nome comune del Ficus bengalensis, un albero sempreverde che presenta radici avventizie aeree. L'esemplare di Maui è alto 18 metri e racchiude un intero isolato!
Se prestate particolare attenzione potrete veder un puntino viola appoggiato all'albero: sono io!!! Davvero una pianta impressionante...
Fra le mille attività che si possono fare qui, io - che furba! - ho proposto al freghino una bella gita in barca con fondo trasparente per ammirare le bellezze del fondale marino.
Ho anche pensato, baldanzosa: "se nelle navi si sta meglio in basso, figuriamoci come starò sott'acqua: il beccheggio quasi non si sentirà". E ci credevo eh, guardate che bel sorriso...
Per fortuna non esistono testimonianze fotografiche di quanto successo dopo. Finché la barchetta è andata ero abbastanza tranquilla, non appena s'è fermata per far scendere i sub che ci avrebbero mostrato le meraviglie del fondale ho cominciato a diventare verde e poi sempre più bianca. Ho preso a masticare due Travelgum senza successo. Poi ho cominciato a sudare freddo, piangere e tremare: stavo malissimo, una nausea pazzesca. I poveri sub che, tutti contenti, venivano a mostrarmi le stelle di mare e i pesci che ci nuotavano attorno, si trovavano davanti una disperata in lacrime!
Alla fine sono uscita sul ponte per prendere un po' d'aria e, grazie a Dio, la barchetta ha preso la strada del ritorno. Ci ho messo un bel po' a riprendermi ed ero talmente sconvolta che stavo per lasciare la mia macchina fotografica nuova sul muretto dove mi ero seduta!
Abbiamo passato il resto della giornata in hotel a rilassarci e, verso sera, ci siamo fatti uno splendido bagno quasi in solitaria, nella vasca idromassaggio: favoloso!

23 Agosto
Oggi la nostra prima tappa sarà Paia la cittadina da cui poi parte la famosissima e, dicono, pericolosissima, "Road to Hana". Esistono addirittura delle magliette con tanto di gloriosa dicitura "sono sopravvissuto/a alla Strada per Hana"...
Ora, di tutto mi aspettavo, ma di certo non la paciosissima strada che abbiamo poi affrontato. E' vero, è parecchio trafficata a causa dei turisti che si fermano lungo la via per ammirare panorami e cascate che la rendono tanto affascinante, ma da qui a dire che è una delle strade più pericolose al mondo...!!!!
Insomma, cari Hawaiani, venite in Liguria e poi ne parliamo!!


Visualizzazione ingrandita della mappa
Ad ogni modo partiamo baldanzosi e, in effetti, la strada offre scorci splendidi. Questa parte dell'isola presenta una vegetazione davvero lussureggiante grazie al terreno vulcanico che la costituisce.
Si possono fare moltissime soste per addentrarsi nella vegetazione, ma ovunque ci si giri, già sul ciglio della strada, si possono ammirare splendide cascate o magnifici alberi dai fiori sgargianti.

Una delle cose ci ci colpisce delle Hawaii è l'assoluta fiducia degli abitanti nell'onestà dei turisti. Lungo tutta la via, si trovano numerosi banchetti che vendono frutta fresca: tutto è esposto e ci si serve liberamente, non c'è nessun addetto alla vendita, ma spesso solo un contenitore in cui versare i soldi. Qui in Italia tempo 10 minuti e sparirebbero frutta, soldi e probabilmente anche il banchetto!!
Ad un certo punto faccio svoltare Luca in una stradina secondaria che ci porta al Waianapanapa State Park dove facciamo una breve passeggiata ammirando i contrasti cromatici della costa, la spiaggia nera e inoltrandoci nella vegetazione alla ricerca della famosa grotta della principessa Popoalaea. Un'antica leggenda hawaiana descrive come la principessa, mentre si nascondeva nella grotta dal suo crudele e geloso marito, sia stata scoperta ed uccisa senza pietà da quest'ultimo. Da allora le acque che attraversano la grotta assumono una colorazione rossastra più volte l'anno in ricordo del crudele omicidio. Ovviamente la colorazione è dovuta in realtà a delle particolari alghe che si trovano sul fondo e che, altrettanto ovviamente, noi non abbiamo visto! Ma la camminata è stata comunque molto bella. ^_^ 


Arrivati ad Hana, un paesino in mezzo al nulla a dir poco tranquillo e senza alcuna attrattiva, ci guadagnano un posto a sedere nell'unico locale in cui si possa mangiare qualcosa e ci rilassiamo un po' prima di riprendere il viaggio al contrario e tornare verso casa.
Decidiamo di fare l'ultima sosta nella prima attrazione venendo da Paia che avevamo saltato, il Giardino dell'Eden, un orto botanico che lascia senza fiato.
La vedete quella roccia là in fondo? Se qualcuno ricorda una delle scene iniziali di Jurassic Park, forse la riconoscerà... ;-)
Gli alberi sono imponenti e bellissimi, i fiori strani e dai colori intensi. Il Giardino è in chiusura, ma il proprietario ci ha spiegato come fare ad uscire e ce lo giriamo in santa pace. Ovunque si volga lo sguardo non ci si può non meravigliare.


Finito il giro decidiamo di rientrare: siamo in giro dalla mattina e siamo abbastanza stanchi. Questa parte dell'isola però ci rimane nel cuore ci fa sentire davvero lontani anni luce dalla nostra Europa, da ciò che siamo abituati, più o meno, a vedere.

lunedì 28 novembre 2011

Aloha!

Il 20 Agosto 2011 mio marito compie 40 anni.
Purtroppo passerà tutta la giornata sballottato fra auto e ben due voli.
Ma potrà nei secoli vantarsi d'aver festeggiato i suoi 40 alle Hawaii! ^_^
Partiamo di buon mattino dal Bryce ed attraversiamo lande desolate abitate solo da mucche e, credo, disadattati sociali: impossibile che crescano persone sane in agglomerati di 3 o 4 case in mezzo al nulla più totale. Per chilometri e chilometri.
Mentre ci avviciniamo nuovamente a Las Vegas, ci attraversa la strada un coyote. Questo mi mancherà dell'America: la natura sempre ad un passo, parallela alla vita di tutti i giorni, che irrompe quando meno te lo aspetti.
Il nostro volo parte alle quattro meno un quarto e si rivelerà uno dei migliori di tutto il viaggio, davvero perfetto. Ero un po' preoccupata dal dover prendere due aerei lo stesso giorno perchè il mio stomaco si ribella sempre un po', ma si va alla grande per il momento.
Il secondo aereo da Los Angeles è enorme e c'è pure la possibilità di connettersi ad internet in volo.
La traversata dura circa 5 ore ed il fuso orario si sposta inesorabilmente  a -12 rispetto all'Italia. 
Voliamo per ore interminabili sopra all'Oceano, in mezzo a nulla e non riesco a non pensare a Lost, devo essere sincera..
Ormai col sole tramontato iniziamo la discesa. Non sono mai atterrata su un'isola e spero di non farlo mai più. Il fazzoletto di terra emersa con le sue luci mi appare minuscolo, il vento soffia forte e l'aereo deve fare un po' di giri prima di assettarsi correttamente.
In poche parole il mio stomaco fa di nuovo le bizze.
Ovviamente atterriamo senza grossi problemi, ma io ho bisogno di alcuni minuti per riprendermi.
Luca sognava d'essere accolto con ghirlande di fiori e bellezze in gonnellino di paglia, ma ahimè, non c'è l'ombra di tutto ciò, nel minuscolo aeroporto di Kahului, nell'isola di Maui.
Recuperati i bagagli andiamo a prendere la navetta che ci porta al noleggio auto. L'autista è il prototipo di hawaiano che ho sempre immaginato: rilassato, chiacchierone..si stupisce che veniamo dall'Italia, deve apparirgli come un paese così lontano, forse esotico quanto lo è per noi la sua isola.
Recuperata la solita Ford Focus da un'altrettanto simpatica e cordiale addetta al banco, impostiamo il navigatore e ci dirigiamo verso Kaanapali.
La prima sorpresa è che il Garmin, oltre ad indicare la via, quando passiamo in prossimità di una cittadina importante, parte con una musichetta ad hoc e funge da guida locale spiegandoci la rava e la fava sui posti che stiamo attraversando. La cosa è risultata carina la prima volta, ma, nella settimana scarsa passata a Maui siamo passati almeno 2 volte al giorno davanti a Lahaina ad esempio ed ormai conoscevo il ritornello a memoria e volevo gettare l'aggeggio fuori dall'auto!!
In ogni caso, stanchi e sfusi, raggiungiamo l'hotel. Avrei voluto festeggiare almeno con una cena il compleanno di Luca, ma eravamo proprio "oltre" e ci accasciamo a letto quasi subito.
La mattina il risveglio non ha davvero eguali. La vista dal nostro balcone indugia nel giardino del complesso e via, sino all'oceano, mentre il nostro mega appartamento, più grande della nostra prima casa, è veramente splendido!


Dopo una misera colazione al bar dell'hotel che mi lascia un po' a bocca asciutta, decidiamo che è ora di sfoggiare la nostra mise da mare e di goderci un po' di sano relax.
Consegno anche a Luca parte del suo regalo di compleanno, l'iscrizione alla teoria per la patente nautica entro le 12 miglia, un suo sogno nel cassetto. Freghino è molto felice e anch'io! La seconda parte del suo regalo lo attende, a sorpresa, a casa, dove ho fatto attaccare, in nostra assenza, a mio padre la meravigliosa targhetta maiolosa fatta da Elena, in abbinamento ai maialini del nostro matrimonio.


Alte palme lungo le strade e strani tipi che popolano un posto veramente particolare che, francamente, non sapevo immaginarmi così.

L'acqua dell'Oceano è calda, scossa in superficie dal vento. Ecco, il vento mi rompe abbastanza le scatole, lo ammetto. Avrei voglia di provare a pucciare il piedino, ma ho proprio freddo e temo che uscire dall'acqua, lei sì bella tiepida, tutta bagnata con sto ventaccio, peggiorerebbe le cose
Luca invece, temerario, si butta e torna a riva soddisfatto cercando di convincermi, ma desisto. Abbiamo deciso di cucinarci in appartamento la pappa, così facciamo un po' di spesa e passiamo poi il resto del pomeriggio spaparanzati fra sdraio e spiaggia. Siamo ormai a fine agosto e le Hawaii in più non sono molto frequentate dai connazionali: si sta da Dio!!!!




Un primo giorno forse un po' fiacco, ma tutto sommato dopo i vari girotrottola sul continente, abbiamo bisogno di rallentare.
To be continued...

venerdì 25 novembre 2011

Bryce Canyon

L'ultima meraviglia che visiteremo sul continente americano si trova nello Utah e si chiama Bryce Canyon.


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Nonostante il nome, il Bryce non è un vero canyon in quanto non è stato scavato da un corso d'acqua, l'acqua è stata però un fattore importante sotto forma di ghiaccio e di agente chimico.
Per 200 giorni all'anno la temperatura oscilla intorno a 0 °C, durante il giorno l'acqua si infiltra nelle fratture della roccia, durante la notte si congela espandendosi del 9%. Sotto forma di ghiaccio l'acqua esercita una forte pressione sulla roccia che finisce per frantumarsi. In aggiunta le precipitazioni, che sono acide, sciolgono lentamente il calcare erodendo le cime e portando via i detriti.
Il Bryce Canyon è celebre per i caratteristici pinnacoli, gli hoodoos, guglie alte e sottili di roccia che si sollevano dalla base di bacini aridi e dei calanchi. (Fonte: Wiki)
Arriviamo abbastanza presto, ci sistemiamo nell'hotel, che qui è all'esterno del Parco, e ci buttiamo all'esplorazione. Parcheggiamo l'auto nel centro visitatori, recuperiamo una mappa, anche se più o meno so già che giro voglio fare, e acchiappiamo al volo la navetta.
Ancora non mi fido del mio ginocchio, ma il percorso che intraprendiamo ci permette ad un certo punto, di decidere se proseguire sul sentiero breve, o allungare il giro, cosa che poi faremo.
Dal bordo dell'anfiteatro lo spettacolo è già parecchio suggestivo.


Gambe in spalla: il percorso pare abbastanza pianeggiante, il sole è caldo, ma non picchia troppo, nonostante l'orario, ed abbiamo fatto provviste di acqua e cibo!
Gli hoodoos con le loro forme particolari ricordano un po' i Camini delle Fate in Turchia e se pensate che ogni anno cambiano forma grazie all'azione del ghiaccio diventano ai miei occhi ancora più sorprendenti.
Lungo il cammino ci fermiamo a mangiare li panino comprato all'emporio e ci godiamo il silenzio della natura. I turisti ci sono, ma non sono tanti come nel Grand Canyon e si viaggia spesso in solitudine: una vera goduria.
Il mio ginocchio regge bene, la passeggiata che ci porta sin sul fondo del canyon, è lunga, ma piacevole, e in un batter d'occhio siamo alla fine del percorso. Sono molto soddisfatta!
Una delle cose più curiose che incontriamo lungo il cammino sono le pietre lasciate in precario equilibrio dai visitatori, ad imitazione, ed in omaggio, dei pinnacoli circostanti.
Giunti sul fondo occorre risalire e raggiungere nuovamente le sponde dell'anfiteatro è un po' più faticoso dell'andata. Una specie di girone dantesco in cui, incredibilmente, brucio persino il freghino. Tutto sommato forse quel poco di tennis che ho fatto aiuta? Mah! In ogni caso raggiungo la cima senza grandi difficoltà dopo 2 ore di passeggiata.


Siamo comunque un po' stanchi e decidiamo di tornare verso l'hotel e visitare il piccolo villaggio posticcio che hanno costruito all'ingresso del Parco. Nulla di che, a parte qualche addobbo natalizio fuori stagione che mi conquista, ma decido di lasciare giù. L'atmosfera è comunque molto caratteristica!
Dopo una bella doccia nello splendido hotel che ci ospita, dove incontriamo anche una delle receptionist più affabili del viaggio, ci cambiamo e ci prepariamo per la cena.
Mentre andiamo all'unico ristorante, mi prendo la soddisfazione di sfruttare le impostazioni manuale della mia nuova fotocamera e riuscire a fotografare in controluce, senza perdere la nitidezza del soggetto.
Sembra una cavolata, ma sono veramente contenta!
La cena costa parecchio, ma ci dà grande soddisfazione. Poi subito a nanna: domattina ci aspetta una levataccia e ben 400 e passa chilometri sino a Las Vegas, dove ci attende un volo per L.A. ed infine...Hawaii!!
To be continued...
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