Per me questi sono come piccoli miracoli che allargano il cuore in un sorriso genuino.
Stamattina ho deciso di farmela a piedi dalla stazione della metro all'ufficio. Non è molto, circa un chilometro, ma con andatura lenta ci ho comunque messo un quarto d'ora.
Sono passata accanto ad una casa di cui rimaneva solo la facciata: sembrava il set di un film western, in cui il saloon in realtà è solo cartapesta sottile.
Poco più avanti, dalla cancellata di un condominio, spuntava una lieve fila di glicine. Ho cercato di carpirne il profumo, ma forse era già appassito.
Nello stesso cortile una palma ed un albero fiorito, di rosa vestito, sembrano quasi abbracciarsi: la strana coppia.
A volte, soprattutto noi milanesi, dimentichiamo quello che ci circonda, schiavi della fretta, senza alcun interesse per la nostra città.
Non so perchè, ma tempo fa ho acquistato un buono per un corso di autotrucco. Lo organizzano vicino a casa mia, per cui la mia pigrizia è sedata sul nascere.
Mi aggiro fra i loft recuperati nelle vecchie fabbriche e mi sembra di stare a Londra o in un Paese straniero.
Dentro al centro mi sento a disagio. Donne sulla quarantina che si fanno truccare e sistemare, padrone dell'arte dell'apparire che spesso denigro, forse anche perchè mi sento inadeguata.
Viene il mio turno, eseguo, con una certa malagrazia e poco mestiere, gli stessi gesti che fa la truccatrice su metà volto. Al termine sono un'altra Elisa.
Così ieri, dopo la visita ad una bella mostra su Doisneau, mi sono concessa anche l'acquisto di un po' di trucchi che non so se userò mai, ma comunque mi ricordano che anch'io faccio parte dell'universo femminile e qualche volte dovrei ricordarlo anche al resto del mondo.