mercoledì 30 settembre 2009

Liga a Verona

Di nuovo in ufficio.
Ieri sera è stato veramente bello! Amo moltissimo la musica, ha il potere di commuovermi sino alle lacrime, e l'orchestra dell'Arena di Verona è riuscita a farmi versare almeno un paio di lacrimucce.
Il Liga è sempre fantastico dal vivo e ci ha regalato 2 ore piene da favola. Oltre alle canzoni orchestrate c'è stato spazio anche per un po' di sano rock.
Eravamo vicinissimi al palco, lateralmente, ed abbiamo visto il concerto benissimo.
Insomma: ottima serata!
Io e il bro in Arena
Migliaia di candeline per Luciano

Luciano ^_^
Capitan Fede Poggipollini sempre grande
Niccolò Bossini, il nuovo chitarrista
..davvero NIENTE MALE!!


Anche questa volta l'hotel era piccolo e un po' strambo (il vecchietto che lo gestiva non sapeva usare il bancomat e son dovuta andare a prelevare e aveva, purtroppo, un problema a parlare per cui non capivo una mazza di quel che diceva: le figuracce si son sprecate!), ma pulito e centrale, per cui ha fatto il suo dovere.
Comunque stamattina ho un sonno esagerato e non vedo l'ora di essere a casina!

martedì 29 settembre 2009

Viaggi

Come si può intuire stasera laEli e il bro se ne vanno a Verona al concerto sinfonico del Liga.
La cosa ha un primo risvolto positivo nel fatto che lavorerò solo sino alle 16 e poi me ne scappo in stazione..speriamo che 'stavolta l'hotel sia più decente dell'ultimo!!
Ligabue ormai l'ho ascoltato in tutte le salse, ma in versione sinfonica mi manca.
Il primo suo concerto cui sono andata risale a 8 anni fa e da allora, ogni volta che ne ha tenuto uno, ho risposto alla chiamata.
Intanto mi sto anche preparando per il week end di ottobre in Valle Engadina che dovrebbe regalarmi paesaggi simili:
Ovviamente è ancora tutto in sospeso, ma intanto mi sto informando..
Purtroppo devo portarmi un po' avanti col lavoro dato che perdo un paio d'ore e devo lasciarvi subito..ci si rilegge domani!

lunedì 28 settembre 2009

Matrimonio A&A

Ecco come promesso qualche foto al matrimonio di sabato:

Qui sono con le ragazze dell'addio al nubilato
Io e il freghino mio bellissimo
LaEli in versione intera
Non potevo non presentarvi anche Anna ed Andrea, gli splendidi sposi cui faccio ancora milioni di auguri!!

Di matrimoni e cinema

Atto I
Sabato sono di scena.
Le scarpe alla fine le avevo trovate giovedì, ma ero corsa a cambiarle il giorno dopo, in zona Cesarini, perchè appena provate mi si era staccata la rosellina in punta:
Fortunatamente tutto risolto con gentilezza dalle squisite propietarie del nogozio.
Ovviamente non avevo trovato i fantasmini adatti e le calze prese al volo all'Oviesse si erano rivelate color carne-lucida mooolto "da vecchia" per esser precisi. Vabbeh: quello passava il convento.
La cerimonia è durata un po', fra i canti del mio vecchio coro (ommiodio, i bimbi che ho visto entrare alle elementari oggi hanno 20 anni!!!) e la predica piuttosto impersonale del loro padre spirituale. Mi aspettavo di meglio se devo esser sincera.
Il migliore è Padre Franco, ex missionario da combattimento, che se ne esce con gli avvisi finali esordendo così: "il primo avviso è che il capitale sociale della parrocchia risulta oggi arricchito...da un 60 Kg di Andrea e un...ehm...60? 58? Vabbeh, altrettanti di Anna!"
Segue lancio del riso, sorrisi e sospiri di sollievo perchè ha smesso di piovere e striscioni da stadio preparati dai ragazzi della compagnia sul sagrato.
Ci spostiamo ad Erba, in una villa dal nome impronunciabile, e iniziano aperitivi e pranzo.
Ci sono un sacco di compagni del liceo che non vedo da anni, fra i quali un paio con prole al seguito.
La sensazione è sempre quella di vedere i compagni di scuola che giocano a "fare i grandi", ma proprio non riesco a vederli come ormai adulti 27enni con mogli e figli.
Il mio tavolo è proprio quello delle famiglie: 2 compagni coi bimbi, uno di 4 anni, l'altro di 10 mesi.
Considerato il mio amore per i bambini non è esattamente la collocazione ideale, ma ovviamente va bene così.
Tommy e la sua compagna sono medici, lui si sta specializzando in gastroenterologia, lei in neuropsichiatria infantile. Il loro piccolo non lo avevo mai visto: dorme per buona parte del pranzo, somiglia al papà.
Teo e la moglie invece coccolano il loro primogenito, il più piccolino presente. Ha i capelli rossi e gli occhi azzurri come i genitori. Con lei non avevo mai parlato e mi fa un'ottima impressione. E' un'architetto e viene della Serbia e mi pare una di quelle donne dolci e forti al tempo stesso: mi piace.
In ultimo Filippo e la sua compagna francese che, poverina, ha l'influenza ed il viso sofferente.
Luca cerca di star sveglio, ma le ultime settimane, il peso del cibo ed il vino ne decretano il lento declino, sempre più inclinato sulla sedia in posizione quasi supina.
Io poi non posso nemmeno accompagnarlo a fare 4 passi perchè con le scarpe nuove con il tacco (anche se davvero minimissimo) non mi muovo con facilità.
Ad ogni modo il pranzo va come deve andare, gli sposi girano fra i tavoli radiosi. Anna è bellissima, con un vestito semplice che le dona molto. Andrea è raggiante e molto sicuro di sè, come non lo vedevo da tempo.
Io mangio con moderazione dato che, come al solito, più della metà del menù non mi piace, ma devo dire che arrivo a sera sazia.
Torniamo a casa verso le 21.40 stanchi morti: ci infiliamo a letto e tanti saluti!

Ah: questo è il mio vestito..foto parziale fatta in casa prima di andare a nanna.
Spero di recuperarne di più decenti nei prossimi giorni!


Atto II
Ieri sera cinema: Basta che funzioni di Woody Allen.
Che dire? Il film è carino, si ride di gusto ed in modo intelligente - il che, ammettiamolo, è raro ultimamente - ma nel complesso il film non mi convince del tutto.
Anzittutto non amo troppo che l'attore si rivolga direttamente alla camera, ma in alcuni casi ci sta anche. Qui però, il fatto che il resto dei personaggi venga coinvolto in quest'operazione, sottolineando ancor più la forzatura non mi è piaciuto, anche perchè l'ho trovato un debole mezzuccio per sottolineare che solo Boris, il protagonista appunto, avesse la "visione d'insieme".
La sceneggiatura è "alleniana", le battute fulminee sono quelle che abbiamo imparato ad amare negli anni e che mancavano ultimamente nei suoi film, ma molti punti della sceneggiatura sono poco fluidi, le coincidenze forzate ed ingenue (il padre di lei che capita in un bar frequentato da gay ed in 5 minuti capisce di essere omossessuale??!). Ben diverso dall'idea del fato senza controllo nè "giustizia" che muoveva le vicende del cinico arrivista di Match Point, film che non annovero fra i miei preferiti, ma che aveva quella cattiveria che qui manca.
Il film diventa, in un modo discontinuo, corale e superficiale.
Insomma, Woody ritorna al suo vecchio stile, ma non è più quello di una volta.
Ad ogni modo lo consiglio comunque, ma anche in DVD, senza impengo.

venerdì 25 settembre 2009

parole

Bisogna stare attenti alle parole. Nella società dell'apparenza, del video e dell'immagine, notate come si faccia sempre grande attenzione all'utilizzo dei termini.
Famoso il cavillo di Ghedini: «Qualsiasi ricostruzione si possa ipotizzare, ancorché fossero vere le indicazioni di questa ragazza e vere non sono, il premier sarebbe, secondo la ricostruzione, l'utilizzatore finale e quindi mai penalmente punibile».

Se appena appena osi fare un ragionamento e puntualizzare, ad esempio, che i parà morti in Afghanistan non erano "eroi morti in missione", ma "militari impegnati in una occupazione che facevano il loro mestiere", esattamente come tutti gli operai che muoiono ogni anno sul suolo italiano, ecco che vieni tacciato di atteggiamento anti italiano.
Siamo tutti bravi a sentirci patriottici quando muore Mike Bongiorno e ricordiamo, con gli occhi colmi di lacrime, la nostra infanzia televisiva comune, poi capita che una donna come Teresa Strada, moglie di Gino, co-fondatrice di Emergency, si spenga in silenzio, lontano dai riflettori, forse come avrebbe voluto, di certo come non meritava.
E allora ricordiamo anche che il silenzio non deve essere censura, ma rispetto.

Ieri sera alla fine Travaglio ha fatto il suo monologo ad Anno Zero. Si apre così:
Secondo voi questa frase è gossip?
“Il ricorso alle prostitute e alla cocaina si inserisce in un mio progetto teso a realizzare una rete di connivenze nel settore della Pubblica amministrazione perché ho pensato che le ragazze e la coca fossero una chiave di accesso per il successo nella società”. E’ la conclusione del verbale di Giampaolo Tarantini,il 29 luglio scorso, davanti alla Guardia di Finanza di Bari, dov’è indagato per favoreggiamento della prostituzione e cessione di droga a proposito di forniture di ragazze per le feste di Berlusconi(...)"

Concita De Gregorio, direttrice de L'Unità, ospite in studio, pone l'accento sulla mercificazione del corpo della donna, su come coca+donne sia un binomio venduto a peso che dà accesso al potere, che apre porte ed opportunità.
L'intervista alla D'Addario mostra una donna figlia della nostra società, una donna consapevole del suo ruolo, della sua partecipazione al gioco delle parti del potere, al circolo vizioso che ci vuole, noi donne, valorizzate solo in base alla nostra disponibilità, al nostro aspetto fisico e poco altro.
Io credo che tutta questa faccenda sia una grande SCHIFEZZA, un pantano da cui è impossibile tirar fuori dal cilindro magico innocienti e colpevoli in vario grado.
Non c'è assoluzione perchè nessuna la invoca, perchè è solo una ricerca affannosa di un alibi, nulla più.
"Utilizzatori finali", magnaccia d'alto bordo, prostitute chiamate, pudicamente (?), "escort"... notate come si scelga sempre il termine/alibi che smussi gli angoli e si cerchi sempre di non dire troppo, di non offendere, di non prendere posizioni?

Io sono italiana, il mio senso patriottico è sempre lo stesso: non si esalta se vince la nostra nazionale, nè se muore un nostro soldato.
Sono italiana perchè abito in questo Paese bellissimo, ricco di gente appassionata, di persone generose, di ricercatori che, anche se all'estero, tengono alto il nome della Nazione.
Io sono un'italiana, e lo ammetto, che guarda con sospetto lo straniero, ma che non lo vuole scacciare: lo vuole integrare in modo da non temerlo più..perchè è la nostra paura che alimenta la loro ghettizzazione e la visione distorta che ne abbiamo.
Io non mi sento anti italiana anche se a volte detesto l'idea che regaliamo al mondo, frutto di un Governo che non mi rappresenta, alimentato da un'opposizione che non esiste.
Io sto attenta alle parole, le misuro, ma ne sono avida, le analizzo, le ascolto.
E cerco di capire.

giovedì 24 settembre 2009

Non ce la posso fare

Anzittutto dovete capire che il mio stato mentale è un tantino alterato.
C'è da dire che sto seguendo decisamente troppi lavori insieme, ma anche lo shopping sfrenato che mi sono imposta in vista del matrimonio non aiuta.
Ho provato i patch che vi descrivevo ieri.
Ero molto scettica anche perchè su youtube, prima di andarli a prendere, avevo scovato un video-tutorial per l'applicazione di sti benedetti ombretti che mi aveva un po' scoraggiata.
L'applicazione sembrava facile, ma poi, la modella suoer gnocca di turno, aveva sfoderato un altro quintale di trucchi&pennelli per sistemare il tutto e temevo proprio di non essere all'altezza.
Per fortuna però sono arrivata da Sephora preparata e mi son presa anche un pennellino per sfumare un po' il risultato.
Totale: stamattina ho fatto la prima prova con le gradazioni di grigio.
Senza pensarci ho applicato la spugnettina col colore aulla palpebra, ho atteso 4 secondi e l'ho poi rimossa. Risultato? PERFETTO!
Non che io sia un'esperta in materia, ma proprio per questo forse apprezzo tanto il prodotto!
Solo il bianco/argento sotto le sopracciglia è un po' troppo carico, ma col mio pennellino sfumo tutto e sono a posto. Mascara e matita ed il gioco è fatto!
Devo dire che sono molto soddisfatta e, soprattutto, tentata di ricomprarne altri. Costicchiano però, quindi credo che, data la frequenza con cui mi trucco, ossia una volta al mese più o meno, non sia il caso di farne incetta.
Magari solo un'altra nuance, sul violetto-che-mi-sta-tanto-bene e poi stop.
Le scarpe invece non so dove farle saltar fuori e ormai ho solo 2 sere per cercarle: PANICO!!!


Spero di farcela in tempo, anche se inizio ad avere seri dubbi.

Intanto ho letto il primo numero de Il Fatto, ma voglioa spettare ancora un attimo a pronunciarmi in merito. Devo dire che sono comunque contenta che sia andato così a ruba nelle edicole, significa che di gente interessata ad altre opinioni ce n'è! Meno male!!

mercoledì 23 settembre 2009

vittoria!

Bene: vi presento il mio abito per il matrimonio di Anna!!!
La ricerca è stata mediamente lunga, nel senso che ho girato un po' di negozi, ma già nel primo avevo adocchiato questa meraviglia della Desigual, una delle mie marche predilette, ma l'avevo lasciato in negozio perchè non mi convinceva sino in fondo dato che non è molto elegante.
Poi però mi son resa conto che in giro non c'è nulla di interessante e che troppo elegantina mi sarei sentita a disagio, così ho pensato che qualcosa di particolare, ma non sciatto, avrebbe fatto al caso mio!
Inutile dire che mi sarei portata a casa TUTTO il reparto dedicato alla marca spagnola... Prima o poi uno di quei cappottini me lo devo comprare!
Purtroppo l'unico punto monomarca della Desigual è al Fidenza Village, un po' fuori mano per me, ma spero che presto o tardi ne aprano uno a Milano.
Ora il casino è trovare scarpe e borsa ovviamente. La ricerca continua insomma.
Oltre a tutto il reparto vestiario c'è poi il capitolo trucco. Qui vorrei far conoscere a chi ancora ne ignora l'esistenza questo prodotto di Sephora, l'Express Color-Ombretto in patch:
Trattasi di patch da applicare sulle palpebre che rilasciano in 4 secondi un bel trucco su 3 nuances, da sfumare poi con un pennellino o a mano.
Non li ho ancora provati, anche perchè costano un occhio della testa, ma credo che farò la follia per il matrimonio, dato che sono imbranatissima col trucco!
E direi che questo è quanto. Le chiacchiere da donna possono terminare qui.

Intanto oggi mi è arrivato via pdf il primo numero de Il Fatto, il nuovo quotidiano di Padellaro, Travaglio&Co. Ho anche scoperto che su 4 componenti della mia famiglia, in 3 l'abbiamo comprato senza saperlo! 4 persone, un neurone insomma...ma mi pare che funzioni egregiamente! ^_^
Non l'ho ancora letto, ma stasera mi ci dedicherò e vi saprò dire.

lunedì 21 settembre 2009

Addio al nubilato a Roma

Ed eccomi di ritorno dal week end only-women a Roma!
La partenza all'alba sabato mattina è stato un trauma per tutte, ma in particolare per le mie compagne di viaggio devo dire, dato che erano uscite anche il venerdì sera rientrando alle 3.
Alle 5.20 partiamo da Milano verso Bergamo dove abbiamo l'aereo intorno alle 7. Anna viene bendata da casa della mia amica sin sull'aereo: le è stato detto che si va a Bucarest!
Giriamo per l'aeroporto con le nostre magliettine ad hoc e lei con tanto di velo in testa.

Le nostre magliette
Le spillette del "Corruption Team"

La dicitura "Rimorchiami pure" ha fatto un po' preoccupare il freghino, ma eravamo davvero bellissime!! (e, per la cronaca, non mi son fatta rimorchiare da nessuno, eh!!)
In aereo ci siamo subito organizzate per far fare la prima figuraccia alla futura sposa che, uscita dalla toilette, s'è vista attorniata da passeggeri sconosciuti che sventolavano sue foto imbarazzanti per tutto l'aereo. Abbiamo trovato un sacco di gente simpatica devo dire, pronta a stare al gioco!
Atterrate a Roma, dopo un volo abbastanza tranquillo, siamo state raggiunte da un'altra amica che vive da due anni nella capitale, abbiamo recuperato la macchina del suo ragazzo e con due auto ci siamo dirette ad Ostia per una giornata di relax in spiaggia.
E' una splendida giornata e fa caldo: sembra estate!

Al ristorantino sulla spiaggia, all together
Verso le cinque torniamo a casa di Clementina, che ci ospita per la notte. Partono le doccie e le fasi "restauro" e poi via verso il ristorante Sora Margherita , un posto davvero caretteristico e a cui da fuori non daresti due lire. Dentro servizio "romanaccio", simpatico senza essere invadente, ma soprattutto una cucina favolosa!
Pasta cacio e pepe, carciofi alla giudia che incredibilmente assaggio e..mi piacciono! E poi agnolotti al sugo di carne, mozzarella di bufala, verdure varie (che evito accuratamente) e come gran finale un ciambellone al Grand Marnier e nutella paradisiaco!
Siamo satolle e soddisfatte.
Alcune di noi anche un po' brille. ^_^
L'ingresso di Sora Margherita...

Ci raggiunge quindi il mio amico Marco e lo trasciniamo con noi in giro per il quartiere ebraico, mentre urliamo e tentiamo in ogni modo di mettere in imbarazzo la sposa!!
La gente ci saluta, qualcuno applaude, pochi fanno gli auguri, tanti cercano di dissuadere Anna dal suo intento!
Io e Marco in giro per Roma

Approdiamo in un posticino favoloso dove fanno degli shottini dai nomi imbarazzanti tipo "bottarella", "spagnoletta", "orgasmo" etc etc, tutti a base di cioccolata.
Prendiamo tutte una bottarella composta da bicchierino di cioccolato riempito di Bayles, con panna montata e scaglie di cioccolata, da bere inserendo il fondo del bicchierino in bocca in modo poi da masticarlo e far sciogliere subito in gola l'esplosione di cioccolata e crema di whisky: una vera botta, soprattutto per me che non beve quasi più alcool!!
Anna invece si trova a dover berne uno più grosso con anche un po' di vodka e la panna al cioccolato.
All'ingresso del locale, dopo gli shottini

Concludiamo la serata vagando ancora un po' per il quartiere, sotto alla pioggia ormai, ma siamo stanche ed alla fine all'una e un quarto siamo a casa.
Domenica ci svegliamo verso le dieci e mezza, ma ora che ci prepariamo tutte è mezzogiorno. Andiamo a strafogarci in una pizzeria buonissima dove cominciamo coi fritti come antipasto (olive ascolane, supplì, crocchette di patate, fiori di zucca e mozzarelline in carrozze) per continuare con varie pizze e, per me, pasta cacio e pepe e concludere, tranne me, con torta alla ricotta e cioccolato.
Giretto sotto la pioggia al Pantheon, previo caffettino al cioccolato da Passion Chocolate un angolino intimo ed accogliente che vi stra-consiglio, in vicolo Savelli, se passate a Roma.
E' tempo di tornare a casa, ma in stazione abbiamo il tempo di svagarci con una situazione di panico totale: due di noi, per un disguido, salgono sul treno sbagliato che va nella direzione opposta!! Fortuna che sono tutti più o meno regionali e riescono a scendere pochi minuti dopo e salire al volo sul treno giusto!
Il rientro per me è un po' problematico perchè siamo sedute nell'ultima fila e sento molto ogni vibrazione. Canto e cerco di distrarmi chiacchierando un po', ma la nausea mi disturba non poco. Fortuna che son solo 50 minuti di volo!!

Ammetto che all'atteraggio abbracciare Luca mi dà una grande soddisfazione. Mi sono divertita e non ho pensato a lui ossessivamente, ma appena lo rivedo mi accorgo che mi è mancato da morire, anche solo per un giorno lontani. Mi piace questa sensazione, il fatto di sentirlo sempre presente in modo da non soffrire troppo il distacco, ma anche il rendermi conto di avere bisogno di lui al mio fianco..

Anna è contenta, anche se il rossore da imbarazzo non l'ha abbandonata per tutto il week end. ^_^
Io ho deciso comunque di non volermi sottoporre al medesimo trattamento: sarei evasa da casa di Clementina di notte, penso!!
Sabato prossimo finalmente il matrimonio..ora sale l'ansia per il vestito che non ho ancora preso, mentre le altre sono già organizzatissime...cazzzz!!
Direi che è tutto!
buon lunedì...

venerdì 18 settembre 2009

programmi

Siamo al venerdì, finalmente, di una settimana allucinante.
Ieri non avevo nemmeno la forza di scrivere!
oggi però cercherò in tutti i modi di mantenere un atteggiamento positivo, promesso! Del resto domani parto per Roma per l'addio al nubilato di Anna e spero davvero di divertirmi.
Stasera non potrò esser presente alla cena da coma etilico cui la sottoporranno, ma penso che anche il week end non sarà da meno!!
E poi Roma è una città magica... Il programma in realtà prevede un giro al mare, ma spero che non occupi entrambi i giorni. Mi piace da morire camminare per la capitale, respirarla...
Bien, vedremo lunedì cosa potrò raccontarvi...

Intanto è uscito "Il mio vicino Totoro" del grande Hayao Miyazaki. Vorrei riuscire a vederlo, ma me l'hanno piazzato solo nel pomeriggio perchè considerato film per bambini, esattamente come fecero con Ponyo sulla scogliera che ancora non son riuscita a vedere!
Totoro in realtà risale alla fine degli anni '80, ma non era mai stato distribuito in Italia. La Lucky Red ha di recente acquistato i titoli di Miyazaki e spero di vedere al cinema anche Porco Rosso, altro capolavoro dimenticato. Magari domenica prossima potrò andare al cinema..sperèm!
Intanto vi auguro buon week end e a rileggerci a lunedì!

mercoledì 16 settembre 2009

inkazzature

Oggi sono stanca, ma tanto.
La metro rotta, la pioggia, la giornata lavorativa pesantissima di ieri, il boss che per risparmiare mi passa lavori che non mi competono.
E sono stanca di sentirne ogni giorno una nuova, stanca di arrabbiarmi ed indignarmi.
L'exploit di Porta a Porta non l'ho visto, ma ho letto abbastanza per confermare la mia idea: il pavone fa girare la ruota, ma è tutta messa in scena, con tanto di applausi finti. Sì: applausi da sit com diffusi dagli altoparlanti! Ma vi rendete conto??
Il teatrino dell'assurdo.
Sì, oggi sono davvero stanca.

PS: per ulteriori approfondimenti vi rimando al blog di MissKappa QUI
PPS: un pensiero a Patrick Swayze che, molto più di Mike, ha segnato la mia infanzia ed adolescenza..

martedì 15 settembre 2009

Corsi e ricorsi storici

Ieri sera mi son bastati 5 minuti di Blob per farmi il sangue amaro. Si riprendeva lo scambio di battute fra il giornalista d' El Paìs, Mora, e il nostro beneamato premier.
Le cose si sono svolte più o meno così:
"Signor presidente, volevo chiederle di queste feste a casa sua dove sono comparse delle prostitute..."
Risposta: "Lei è invidioso, eh?!"
Il giornalista incalza "non crede che il suo comportamento leda l'immagine degli italiani all'estero?"
Risposta: "Non credo: molte turiste straniere hanno prenotato le loro vacanze in Italia.."
Infine il giornalista gli domanda se non sia il caso di dimettersi e la pronta risposta del Primo Ministro è "si vede che lei legge solo Repubblica e l'Unità".
Ottimo.
Segue sagace montaggio del solito beneamato ai funerali di Mike Bongiorno intento alla solita apologia di sè stesso "sì, Mike mi voleva bene e mi supportava..." etc etc. Subito dopo Ghezzi e soci ci mostrano un Mike quasi in lacrime nell'ultima intervista da Fazio che prega Berlusconi di chiamarlo e si cruccia di come sia stato sbattuto fuori da Mediaset senza mezza spiegazione e nemmeno una telefonata dal suo vecchio amico.
No comment.

Vorrei proporvi poi un estratto dalla splendida raccolta di articoli di Montanelli che sto leggendo. Questo in particolare è tratto da La Stecca nel Coro e parla di Benito Mussolini:
"(…) Che al sopruso e alla dittatura Mussolini avesse una vocazione temperamentale e caratteriologica, è indubbio e dimostrato.
Ma quanto vi sia stato anche trascinato dagli echi osannanti che gli rimandava la piazza quando si affacciava al balcone, è difficile da valutare. Una volta Churchill, parlando di lui con la buona intenzione di giustificarlo (e di giustificarsi per averlo un tempo ammirato), mi disse:
«Come si fa a non diventare padroni di un popolo di servi?» Era dura da inghiottire, ma difficilmente contestabile. Me lo ricordo benissimo: noi italiani (si, c' ero anch'io) ridevamo del Duce, ma facemmo tutto il possibile perché lo diventasse sempre di più.
Fu tutto un giuoco, fra lui e noi, di reciproci imbrogli Mussolini non riuscì mai ad adattare gl'italiani al fascismo forse, salvo che nei primi tempi, nemmeno ci provò. Lasciò che gl'italiani adattassero il Fascismo a se stessi cioè lo riducessero a un autoritarismo corretto dalla disobbedienza e dalla inefficienza. E quando scendeva dal piedistallo, cioè si dimenticava di essere il Duce di un popolo di eroi, di santi e di navigatori, lo riconosceva Malaparte racconta che un giorno Mussolini gli disse: «Governare gl'italiani non è difficile, è inutile». Non è vero che lo disse a Malaparte. Lo disse al ministro francese Flandin. Ma lo disse. E certamente lo pensò.
Come, avendone questo concetto, egli poi abbia voluto trascinare gl'italiani in una guerra tanto più grande di loro (e di lui), sarebbe del tutto incomprensibile se avesse sospettato che quella guerra poi gli sarebbe toccato farla. Ma oramai i documenti hanno dimostrato inconfutabilmente ch'era convinto (come lo erano, sissignori, il novanta per cento degl'italiani) di non farla. Senza questo errore da magliaro, Mussolini, con buona pace dei nostri antifascisti, sarebbe morto nel suo letto, e oggi le guide turistiche condurrebbero i visitatori a vedere, in qualche cripta di palazzo Venezia, la sua mummia sotto teca come quella di Lenin nel Cremlino. La liquidazione del Fascismo sarebbe avvenuta senza un morto. E alla fine, forse per strade più quiete e meno impervie, saremmo arrivati ugualmente a Craxi.
Non c'è dubbio che l'Italia ha avuto uomini politici e di Stato molto migliori di Mussolini. Ma se nella nostra storia di nazione, nessuno occupa un posto altrettanto grande e vi si accampa con gambe altrettanto larghe, e con altrettanto piglio e cipiglio, il motivo c'è. L'Italia ebbe guide più illuminate di lui, ma mai un interprete più compiuto di lui e uno specchio in cui potesse meglio riflettersi. Ci piaccia o non ci piaccia - e certamente non ci piace -, nel grido: «Duce, sei tutti noi!» c'era, sì, della bassa piaggeria, ma anche un'inconscia verità. Mussolini fu l'Italia molto più di quanto Hitler fosse la Germania e Franco la Spagna.
Il più intelligente degli antifascisti, Piero Gobetti, lo vide e lo previde fin dal 1925. «Mussolini e il fascismo», scrisse, «sono l'autobiografia degl'italiani.» Ecco perché questo centenario è una ricorrenza da ricordare. Le autobiografie, dopo averle scritte, bisogna rileggerle e meditarle. Negarle e rinnegarle, non serve a nulla."
I. Montanelli - (29 luglio 1983) da La stecca nel coro

Dà da pensare...no?

lunedì 14 settembre 2009

Dolore

L'eterno riposo dona loro, o Signore,
e splenda ad essi la luce perpetua.
Riposino in pace.
Amen
Purtroppo se n'è andato, a soli 12 anni, dopo anni di malattia, il fratello di un mio giovane collega. Questa pagina, il mio pensiero, la mia preghiera, vanno a lui.
A Luca.

Del mio week end e del MiFF

Milano è sprofondata nell'autunno grigio che la caratterizza.
Asfalto lucido di una pioggerellina triste e fine accompagna i passi dei primi studenti a scuola.
La metro ed i tram sono di nuovo pieni di cartelle e sguardi assonnati.
Guardo con invidia l'abbronzatura di una ragazzina trendy con borsetta-ultima-moda e mi domando se davvero lì dentro ha nascosto i libri di testo.
Ricordo i miei zaini Invicta un po' infantili, iper colorati e dalla doppia tasca. La parte estendibile avrebbe dovuto essere un optional, ma i soli libri di italiano e storia occupavano tutto il primo scomparto.
Arrivata in quarta (mi pare) mi sono convertita al più modaiolo finto alternativo East Pack che conteneva un quarto dei libri, ma era molto più fico.
Oggi le ragazze - ok, non quelle alternative, lo ammetto - girano con la borsetta e dentro secondo me trovano spazio trucchi e cellulari più che quaderni e libri di testo.

Nel week end sono stata al Milano Film Festival, come preventivato.
Venerdì siamo andati all'inaugurazione con lo spassosissimo Futoko, film giapponese con protagonista d'innegabile ed innata simpatia, il pescatore Manzo: un vero gioiellino che ci ha fatti ridere sino alle lacrime. Un po' di Kitano si respirava fra le righe, ma l'abbiamo trovato originale e molto godibile.
Sabato invece mi son sciroppata 5 corti, due dei quali molto carini: l'italiano "Luigi Indelicato" e lo spagnolo "Como conocì a tu padre". Il primo coglie, nella disperazione sommesa e quotidiana, sempre più angosciata ed angosciante, il dramma della mafia siciliana, il secondo è la storia di un incontro tenero ed impacciato, a prima vista disastroso, ma che si apre ad una felice prospettiva futura che lascia il sorriso sulle labbra.
Infine ieri sera "Unmade Beds" dell'argentino Dos Santos, alla presenza del regista stesso.
Un film davvero BELLO, una sceneggiatura attenta e ben scritta, ma soprattutto una colonna sonora, perdonate l'espressione, coi controcazzi.
Il film è stato girato a Londra, in un sottobosco giovane e vivo fatto di club, sbornie, incontri, appartamenti occupati (gli squat) e storie intrecciate; il regista coglie gli sguardi, i turbamenti, di due ragazzi stranieri (madrileno e francesina) ognuno in cerca di qualcosa (uno del padre, una del balsamano per il cuore) che si incrociano paralleli, si parlano una sola notte e trovano la propria strada. Un film che va dritto al cuore, che conquista con la sua musica innovativa di gruppi scoperti nei vari club londinesi, realtà emergenti ma sconosciute, gente in gamba, davvero.
Vi rimando al link della tracklist: se avete tempo date un occhio ai vari myspace dei gruppi riportati qui perchè per la maggior parte ne vale decisamente la pena!
Come sempre il MiFF mi lascia un senso strano addosso. da un lato l'energia creativa giovane (organizzatori e volontari sono tutti al massimo trentenni), un bel senso di condivisione, ma anche uno strascico di tristezza.
Per me, nel 2005, quando iniziai a frequentarlo, significava questo: uno spazio mio di solitudine che non potevo condividere con nessuno, che mi arricchiva, ma che vivevo, anche nella notte, sempre sola, magari con una birra in mano, in mezzo alla folla straniante, sul sagrato del teatro.
Quella sensazione non mi ha più abbandonata nel corso delle varie edizioni, anche oggi, ed un po' mi fa soffrire di una malinconia inspiegabile.
Ad ogni modo, milanesi in asc..ehm..lettura: fatreci un salto!
Vedere un regista salire sul palco fra uno scroscio di applausi con la sua fotocamera in mano che si giustifica con un "non vi spiace se vi riprendo? E' per mia mamma..così ci crede che siete venuti a vedere il mio film"..beh, non ha prezzo! ;-)

sabato 12 settembre 2009

Giovedì sera ho disertato l'inaugurazione di un negozio e mi sono fiondata allo Spazio Oberdan per una mostra sulle Americhe Latine curata da Philippe Daverio.
"LAS AMERICAS LATINAS. Las fatigas del querer" è una piccola mostra un po' di nicchia direi, allestita in uno spazio insolito, dove di solito vado solo al cinema, ma che ha tanto da offrire.
Ci sono capitata, lo ammetto, principalmente per lui, Daverio, un dandy meraviglioso che seguo da anni, nella sua trasmissione domenicale sulla Rai.
Personaggio a volte criticato, certo un po' sopra le righe, ma che comunque rispetto e capace di parlare d'arte senza annoiare, ma anche senza trattare lo spettatore come uno sprovveduto.
L'altra sera s'è presentato un po' in ritardo davanti ad una vera folla di curiosi.
Io me ne stavo un po' in disparte, come faccio sempre quando mi muovo da sola e la mia timidezza mi fa sentire totalmente estranea al momento. Intorno signore dalle mise improbabili, ragazze dalla classe innata e giovani alternative accompagnate da distinti uomini in giacca e cravatta o ragazzi più informali, in netta minoranza.
Daverio dovrebbe fare da cicerone, essendo il curatore, ma lo spazio è davvero troppo angusto e tiene semplicemente un'introduzione alla mostra per contestualizzarla e spiegarla prima di farcela girare tranquillamente per i fatti nostri.
L'eloquio è arguto, ma mai pedante; gli occhi vispi ed acuti si soffermano sui visi degli astanti, il suo entusiasmo è contagioso.
L'arte per Daverio è un linguaggio universale da scoprire e portare alle masse.
Non crede nelle didascalie accanto alle opere: l'arte è sensazione, soprattutto quando proviene da un mondo tanto intricato ed inesplicabile come le Americhe Latine, plurale d'obbligo per sottolinearne le differenze di fondo.
Spiega come abbiano scelto le opere, ricorda amici di laggiù ormai scomparsi, tenta di spiegare come l'influenza di vari ordini religiosi abbia modellato le popolazioni autoctone.
E' tutto inetressante e meraviglioso ed io ascolto avidamente ogni parola.
Mentre passeggiamo fra le opere viene attorniato dal gruppo ed inizia a conversare, a rispondere alle domande con seplicità disarmante, senza mai salire in cattedra.
A suo avviso "Le culture vincenti sono quelle capaci di assorbire: i vincenti sono sempre i sincretisti" e difatti i paesi delle Americhe Latine sono esattamente questo: culture fortemente multietniche eppure dall'identità radicata e chiara.
Accanto a lui la sua assistente, Elena Agudio (mi pare), si sofferma su alcuni quadri, li spiega, si appassiona.
Alcune opere mi colpiscono in particolare.
Un' opera di Santoro, "La piedad. Eva Perón devora las entrañas del CheGuevara" raffigura Evita intenta a divorare le interiora del Che in un simbolico tentativo di divenire più socialista e rivoluzionaria.
"Ruína de charque Cordovil" di Adriana Varejão è la riproduzione di una parete, fatta di legno dipinto, decorata dalle azulejos portoghesi in ceramica; "(...) la sezione del muro mostra organi umani sezionati, intrisi di sangue. Attraverso questo lavoro l’artista vuole far riflettere su quanto la cultura portoghese, arrivata in Brasile per costruire mura e civiltà, in realtà abbia portato con la colonizzazione sangue, massacri e violenza."
Infine "Adriana Bustos, artista argentina di Cordóba, con le opere Antropología de la Mula, 2008, Fátima y suilusión, 2008 e Jackie y la ilusión de Fátima, 2008 propone un confronto fra le “mule” del 1600 e le “mule”di oggi. Nella prima opera inizialmente traccia le rotte per il trasporto percorse nel secolo XVI dalle mule che partivano dall’America Latina per portare in Europa le materie prime, poi le confronta con quelle delle “mule”di oggi, donne che ingoiano capsule di cocaina per poterla trasportare e spacciare in Europa."
Tutte opere di forte impatto che rimangono nel fondo degli occhi.
Meno male che c'è chi è ancora curioso e cerca di fornire sempre nuovi stimoli!

Daverio e la sua assistente

venerdì 11 settembre 2009

Suona familiare?

Trovo su internet qualcosa di ASSAI interessante che pubblico papale papale poichè credo sia importante sapere.
Aggiungo solamente che parecchi medici ed infermieri interpellati da amici e conoscenti hanno ammesso che non faranno vaccinare i propri familiari...

DI FRANCESCO COLAFEMMINA

La febbre suina del 1976 è un episodio racchiuso negli archivi della storia delle presunte pandemie. Questo ceppo influenzale appariva stranamente molto simile alla pericolosa spagnola del 1918: una coincidenza che finì per creare il panico soprattutto negli Stati Uniti. La domanda da porsi è infatti: dove e come si diffuse questo terribile virus? La risposta è semplicissima: come già fu per la Spagnola (i cui primi casi furono riscontrati a Fort Riley in Kansas), anche la febbre suina del '76 nacque all'interno di una base dell'esercito americano nel New Jersey, Fort Dix. Una recluta morì appena dopo aver avvertito i sintomi dell'influenza nel gennaio 1976, ed altre quattro furono colpite da questa intensa forma di influenza. La concomitanza di un'altra influenza stagionale che durò sino al marzo del '76, indusse il Presidente Ford ad ordinare la vaccinazione di massa negli Stati Uniti. Il programma di immunizzazione cominciò il 1 ottobre 1976 e fino all'11 ottobre era stato vaccinato circa un terzo della popolazione (il 24%). Fu allora che tre anziani morirono a causa degli effetti collaterali del vaccino. La notizia si diffuse ma nonostante tutto solo il 16 dicembre la vaccinazione fu bloccata: il 33% della popolazione era stata vaccinata. Più di 500 furono i casi di sindromi di paralisi neuromuscolari, più di 25 i morti, quasi 4000 le richieste di danni avanzate alla Pubblica Amministrazione da privati cittadini che avevano subito il vaccino. E l'influenza scomparve nello stesso nulla dal quale era sopraggiunta.
L'11 aprile 1979 la CBS nella sua famosissima trasmissione "60 Minutes" affrontò la questione della vaccinazione di massa e le sue conseguenze sulla salute pubblica. In effetti quell'episodio del 1976 si rivelò frutto di un allarmismo estremo, se non proprio di una strategia ben meditata (qui trovate la trascrizione completa della trasmissione).

Poniamoci una domanda a caso: chi era il Capo di Gabinetto del Presidente Ford? E chi il Vice Capo di Gabinetto? Non avete indovinato? Rispondo subito: erano un tal Donald Rumsfeld ed un altro tal Dick Cheney. Ma che casualità!Donald Rumsfeld è stato Presidente della "Gilead Sciences", la società che ha brevettato il Tamiflu, dal 1997 al 2001. E nell'attuale Consiglio di Amministrazione siedono un ex segretario di Stato (George Shultz), il cofondatore della Intel (Gordon Moore) e la 5a presidentessa del Council for Foreign Relations (Carla Anderson Hills). Bel trio, no? Rumsfeld è ancora azionista della Gilead che dopo aver ceduto il brevetto alla Roche, trattiene il 10% di royalties sulle vendite.
Nel 2006 fu varato dall'amministrazione Bush il Piano Strategico di Prevenzione dell'Influenza Pandemica. Il piano prevedeva l'acquisto dell'80% di scorte di Tamiflu e del 20% di scorte di Relenza (un competitor del Tamiflu). A questo punto fermiamoci un attimo. Gilead Sciences? Non trovate che questo nome sia poco convincente? Gilead? Che significa in ebraico Gilead? Significa "testimonianza", è la collina divisa storicamente fra Giordania e terra di Sion. E' citata più volte nella Bibbia come il luogo in cui si rifugiavano molti patriarchi. Galaad (sua traslitterazione alternativa) è il luogo in cui fuggono Giacobbe, Davide e l'intero Israele. Luogo di salvezza e di testimonianza. Forse - azzardiamo - il luogo in cui si rifugeranno coloro che conservano la salvezza, l'antidoto alla pandemia? Chissà, le coincidenze sono comunque inquietanti.

Veniamo però alla "nuova influenza". Anch'essa nasce in maniera alquanto strana. Se in un altro articolo ho dimostrato chiaramente che il contagio è nato negli Stati Uniti (non in Messico) e precisamente nella zona di San Diego, non stupirà sapere che a San Diego c'è il U.S. Naval Health Research Center (NHRC) che collabora assieme al Trudeau Institute alla ricerca di un vaccino contro una probabile pandemia da aviaria. E non stupirà neppure sapere che il 19 Ottobre 2008 i capi di Stato Maggiore di USA, Francia, Inghilterra, Germania ed Italia si sono riuniti a Lake Placid (New York), località in cui ha sede il suddetto Trudeau Institute. Per discutere su cosa? Secondo un comunicato frettolosamente rilasciato si doveva discutere di Afghanistan... peccato però che nè Francia, nè Germania abbiano truppe in Afghanistan. E poi perchè riunirsi nella località in cui si studia un vaccino per difendere i militari in caso di pandemia? Basta leggere il sito dell'Istituto per documentarsi sulla questione.

A questo punto non possiamo pronosticare il futuro. Di certo però la questione è estremamente poco chiara ed il sospetto è che questo virus fabbricato in laboratorio venga diffuso quale sedativo della crisi economica, un sedativo che potrebbe essere utile a decimare un po' di popolazione umana ed a riassestare il sistema internazionale ormai scricchiolante. Forse viene considerata una soluzione meno distruttiva di una guerra. O si tratta semplicemente di un mezzo per arricchire talune elites (leggi case farmaceutiche), impaurire le masse ed accrescere il controllo su di esse. Di sicuro, comunque, almeno il 90% dei giornalisti (italiani e non) dovrebbe cambiare mestiere, dopo l'evidente assenza di informazione su uno scandalo dalle proporzioni colossali.
Francesco Colafemmina

L'originale lo trovate QUI

giovedì 10 settembre 2009

Settembre

Quindi eccoci qui, a Settembre ormai lanciato.
Lasciate alle spalle le ferie, tornati al tran tran giornaliero.
Il lavoro mi sta assorbendo molto in questi giorni e devo dire che da una parte mi fa piacere perchè, vista la crisi è segno che ancora ce la caviamo, d'altro canto è sempre faticoso, bisogna ammetterlo.
Luca è nella fase critica, detto anche "mese dell'estinzione del commercialista", per cui la faccina stanca che mi si propone ogni sera sulla soglia mi stringe il cuore. Ma passerà anche Settembre!
Intanto venerdì parte il Milano Film Festival, alla sua 14a edizione. Non potrò frequentarlo molto temo quest'anno, ma almeno all'inaugurazione ci saremo!
Poi il week end del 19 parteciperò al mio primo addio al nubilato e sabato 26 ci sarà finalmente il matrimonio di Anna ed Andrea!
Sono davvero emozionata, tanto per la festa alla sposa (che per l'occasione trascineremo a Roma) quanto per l'evento in sè dato che entrambi gli sposi sono miei amici sin dalle medie e sono davvero felice per loro!
Dovrò anche cercare un vestito ad hoc, ma credo che mi dedicherò alla ricerca la settimana del 21, dato che vorrei prima vedere le previsioni meteo!
Intanto in questi giorni mi sono rimessa un po' a perlinare e son venuti fuori questi semplicissimi orecchini:
Madreperla nera
Madreperla bianca
Madreperla gialla
Domenica scorsa invece ultima sortita con Tia. Siamo arrivati quasi a 2.000 metri in Val Brembana, a Passo San Marco.
10 tornanti DEVASTANTI
La vista dal rifugio
La vista non era niente male. Un pendio erboso diradava in una piccola valle dove pascolavano le mucche. In lontananza un cascata e sulle montagne intorno un gregge di pecore.
Mancava solo Heidi.
Cascatella
LaEli&ilFreghino
Dopo un pantagruelico pranzo a base di casoncelli, formaggio alla piastra, affettati, formaggi vari e, per gli intrepidi motociclisti uomini (eravamo in 6: 2 velocisti+2 zavorrine+2 zavorrati!) polenta taragna, io ed il freghino decidiamo di fermarci lì mentre i velocisti scollinavano in valtellina e gli altri amici correvano ad accendere il forno a legna della loro pizzeria.
Inutile dire che mi sono presto assopita riuscendo persino a russare e rischiando di scottarmi il viso perchè "tanto mi copro con la tartaruga".
Ritorno in discesa e con 10 tornanti tutt'altro che rilassanti per me, ma ci voleva, prima dell'invenro, un'ultima gitarella dueruotista. ^_^

mercoledì 9 settembre 2009

16, 17 e 18 Agosto - Cargèse/Moneglia

E siamo al gran finale!
Accorpo gli ultimi 3 giorni perchè in realtà sono stati di totale relax.
Domenica mattina la passiamo in spiaggia dove sfoggio il mio nuovo costumino e tiro scemo Luca chiedendogli di trovarmi una bella conchiglia. Ovviamente il freghino prende il tutto come una sfida e sguazza sott'acqua per mezz'ora buona non trovandone mezza.




Freghino alla ricerca della conchiglia perduta

A pranzo un panino frugale mi spinge a prendere anche il dolce. Scelgo 2 palline di gelato con la crema chantilly.
Non l'avessi mai fatto! Trattasi di un tripudio di gelato con panna montata e cioccolato fuso che mi blocca la digestione tutto il pomeriggio e ci costringe a restare a Cargèse. Ne approfitto per girare nei vari negozietti in cerca di souvenirs, senza però comprare nulla.
Ovviamente a cena basso profilo e a nanna presto.

Lunedì 17 è il nostro ultimo giorno e ce lo passiamo quasi tutto in spiaggia. Solo nel pomeriggio decido di comprare qualcosa almeno per nonne e fratello e rinuncio al cappellino di stoffa a tesa larga che mi stava tanto bene, ma che come al solito abbandono perchè "l'estate è finita, a cosa vuoi che mi serva?". Sono una donna dallo shopping raro e difficoltoso insomma!
A cena voglio portare il mio omino che ama il pesce al porto. La guida mi segnala un posticino che dovrebbe averlo fresco di giornata e così ci dirigiamo lì.
Luca opta per una pasta all'aragosta, una botta di vita dopo 18 anni dal suo ultimo incontro col crostaceo.
La cameriera mi dice qualcosa in francese che non afferro subito, ma poi guardo luca e gli traduco "se vuoi l'aragosta devi andare a scegliertela!".
E difatti il freghino è dovuto andare a fissare negli occhi la sua cena. Devo ammettere che io non ci sarei riuscita e anche lui ha avuto un fugace momento di tristezza presto passato all'apparire di questo piat..meglio..vassoio:


qualcosa come 300 grammi di pasta, l'aragosta e i gamberoni. Forse c'erano anche dei calamari o qualcos'altro che, non essendo amante del pesce, non ho riconosciuto.
Inutile dire che non ha nemmeno atteso che portassero la mia portata!!
La cena, accompagnata da un ottimo rosée ha prodotto poi un freghino in versione ballerina sulle note di Somebody to love: impagabile.
Così è finito i l nostro soggiorno a Cargèse. Il mattino dopo partiamo alle sei, con Luca che ancora combatte con l'aragosta. E' buio, ma presto inizia a diventare più chiaro. Le stelle sono ancora visibili, il mare è calmo e riflette la luce appena accennata dell'alba. Fa freddo, ma le strade che abbiamo percorso sotto il sole e nel traffico dei bagnanti sono silenziose e tranquille. C'è un incredibile senso di pace e di serenità tutto intorno. In paese non c'è un'anima, tranne due ragazzi che amoreggiano appoggiati ad una macchina, un'immagine piuttosto sensuale che mi rimane impressa, nel sonno della piccola Cargèse.
In poche ore siamo di nuovo a Corte, in tempo per la colazione che ovviamente non avevamo potuto fare in hotel.
Al bar dove ci fermiamo siedono i vecchi del paese. Arrivano alla spicciolata, si salutano e prendono a sfogliare il giornale e a chiacchierare in dialetto còrso. E' una lingua così strana, fra il genovese e il francese, ma con la cadenza sarda!In largo anticipo raggiungiamo Bastia. Ci prendiamo qualcosa da bere allo stesso bar dell'andata, poi ci spostiamo in un altro per il pranzo. Voglio mangiare qualcosa presto, in modo che no mi venga fame e non debba mangiare in nave, col rischio di stare male.
Mentre aspettiamo l'ordinazione trovo il tempo per uno shopping last minute in un negozio troppo carino pieno zeppo di roba motociclistica. Una magliettina per me ed una per luca e siamo a posto!L'attesa all'imbarco stavolta è un po' lunga e sotto il sole delle due: siamo un po' cotti!


Tia stracarica in attesa dell'imbarco

Il mio amore mi consola durante l'attesa
Comunque appena giunta la nave siamo subito a bordo con anche molta meno gente che all'andata. Stavolta non dormiamo ed io evito la Xamamina senza grossi problemi.
Ma siamo un po' stanchini, eh...

Viaggiamo tranquilli e per le otto siamo a Genova.
Sono costretta ad infilarmi gli utlimi acquisti nel giubbino, assicurati dalla fascia della tartaruga!
Il tempo di chiamare mia nonna per avvisarla che siamo in dirittura d'arrivo e meno di un'ora dopo siamo a casa sua.
La vacanza è finita.

martedì 8 settembre 2009

15/08/09 - Porto, Piana e "E calanche"

Per questo giorno avevo un programma in testa.
Sono una di quelle persone che hanno un po' la smania del controllo e della programmazione e l'idea iniziale era appunto quella di arrivare a Calvi, che non è poi questo granchè, e giungere comodamente all'Ile Rousse col TGV.
Quest'ultimo non è, ovviamente, il celebre "Treno Gran Velocità" francese, ma il più simpatico "Treno Grandi Vibrazioni" còrso!
Comunque, per attuare il mio piano avremmo dovuto svegliarci molto presto ed avremmo dovuto anche passare svariate ore in viaggio. Essendoci alzati al solito orario (8.30) e non avendo io la benchè minima voglia di soffrire più di tanto, ho subito deciso che le calanche e Porto bastavano ed avanzavano!Ci mettiamo quindi in sella in direzione di Piana. La strada è brulla e fa già caldo. I paesaggi somigliano sempre più al Far West, le case scompaiono e ringrazio Dio di essermi ricordata di suggerire a Luca di fare benzina prima di partire.
Passata Piana, un piccolo centro lontano dal mare, ci spingiamo verso una strada sempre più stretta finche non ci troviamo, di colpo, immersi nelle famose Calanche.


Scorcio sino al mare

In realtà il fenomeno di erosione che sta alla base di queste formazioni rocciose lo conosco bene, dato che le Terre di Canossa, che è poi dove ha origine parte della mia famiglia, regalano suggestioni simili.
I calanchi di Canossa
Comunque lo spettacolo è impressionante, soprattutto grazie al contrasto fra il blu del mare all'orizzonte, ed il rosso terra bruciata delle montagne che degradano sino all'acqua.
Sembra di stare in una specie di piccolo canyon, mentre la strada si fa sempre più stretta e trafficata.
La strada che corre in mezzo alle Calanche
Direzione: Porto
Proseguiamo senza fermarci, arditamente in precario equilibrio giro solo un piccolo video, ma presto ci immergiamo di nuovo nel verde dei pini, la strada di allarga e scendiamo piano sino a Porto, in riva al mare.
Non c'è molto da vedere qui, a parte la Torre Genovese e l'acquario. Ammetto che sono un po' stanca ed accaldata, così ci facciamo un giretto fra le vasche di murene e scorfani e poi saliamo l'immancabile scala sotto il sole delle due sino in cima alla Torre.
La vista è splendida però. Mi colpisce moltissimo il colore rosso vivo delle rocce che paiono dita insanguinate sprofondate nel blu.
Le murene
La Torre Genovese di Porto
Le rocce davanti a Porto
La solita, tremenda, scalinata sotto il sole delle 2..
LaEli mentre sale alla Torre...
Vista dalla Torre di Porto
Luca vorrebbe proseguire sino a Calvi, ma mi impunto e così decidiamo semplicemente di andare a pranzare proprio in mezzo alle calanche, nell'unico bar presente, con una vista veramente da mozzare il fiato.
Il cameriere che ci serve è del tipo che potrebbe metterti il pollice nella zuppa mentre te la serve e che tu non ti azzarderesti mai a redarguire, ma il cibo, sebbene semplice, è buono e mi azzardo a prendere anche il dolce.
Alla fine siamo pieni come due uova e dopo 10 minuti di "decompressione" ci spostiamo sotto la pineta a digerire in pace. Il caldo però non ci permette di pisolare più di tanto e presto il freghino sente il bisogno di inventarsene una delle sue.
Io mi auguro vivamente che la nostra futura, eventuale, prole non prenda l'amore per il rischio del padre!!
Ad ogni modo decide che deve arrampicarsi sul tronco di un albero abbattuto, posto dietro di noi.Dopo vari approcci fallimentari il mio intrepido amore, impietosamente ripreso dalla sottoscritta in un video stile SuperQuark, riesci finalmente nell'impresa facendosi fotografare soddisfatto e vittorioso.
Missione freghino: 38 anni vissuti pericolosamente ^_^

Dopo un paio d'ore di riposo ci facciamo l'ultimo giro attraverso le calanche, scatto un po' di foto e ci dirigiamo verso Cargèse.

Una tappa un po' "strana", lo ammetto, soprattutto per colpa mia. Le calanche sono qualcosa che non si può spiegare, nè rendere attraverso una foto e che sicuramente ci avrebbero offerto uno spettacolo ancora più suggestivo al tramonto.
Avremmo forse potuto osare di più, seguire il programma che avevo stabilito a priori, ma in realtà sono contenta così: non mi sono stancata ed ho visto ciò che mi premeva vedere.La prossima volta ci spingeremo oltre..

Related Posts with Thumbnails