martedì 23 dicembre 2008

AUGURI!!!

Bene, anche quest'anno siamo arrivati all'antivigilia.
Mi sento euforica, lo ammetto. Punto primo: ho comprato TUTTI i regali per tempo!
Punto secondo: finalmente il mio primo 25 Dicembre a CASA MIA e col mio amore.
Che potrei volere di più?!
Ultimo giorno di lavoro e, quindi, ultima possibilità di accedere ad internet sino all'anno prossimo.
Auguro a tutti un felicissimo Natale ed uno strepitoso inizio anno!
Per quanto riguarda i buoni propositi per il 2009 avevo pensato di far voto di smettere di mangiare la pasta coi grissini, ma penso sia stato più facile smettere di fumare... ;-)


lunedì 22 dicembre 2008

12

In principio fu Lumet con "12 angry men", da noi "La parola ai giurati".
Seguì, nel '97, il film con Jack Lemmon e, finalmente, si approdò a questo "12" di N. Mikhalkov.
1957-1997-2007.
Ciò che colpisce del film russo è che si tratta di un adattamento e non di un semplice remake dell'originale. C'è una giuria, 12 uomini, più o meno irosi e portati allo scontro verbale e fisico, e c'è un ragazzo che dev'essere giudicato. Nella palestra, luogo di un agire teatrale più che filmico, si mette in scena la Russia, le sue contraddizioni, le sue storie. Si scontra l'ideologia ed il razzismo (che poi è una forma ideologica), si insinuano dubbi, si cerca la verità.
Dall'originale si riprende il delitto, la situazione, ma viene costruito qualcosa di nuovo e di diverso, a cominciare dall'identità dell'accusato: un ceceno, un "selvaggio".
Il regista non si accanisce sul problema razziale - pur, ovviamente, lasciandolo come questione centrale - ma ci mostra l'essere umano nella sua interezza, nei suoi punti deboli, nelle sue storie dolorose di redenzione e perdizione.
Ci appassioniamo, speriamo che sia fatta giustizia.
Ma cos'è "giusto"? Fin dove può spingerci il libero arbitrio?
"Facile amare l'umanità, ma dobbiamo imparare a considerare ogni singola persona"
Come a dire che dalla teoria alla pratica ci passa un intero mondo.
Non voglio svelare il finale perchè spero corriate a noleggiare questo piccolo gioiello che pone domande importanti su chi siamo e cosa scegliamo invece di essere.

Nota a margine: qualcuno ha più sentito parlare del processo ai presunti assassini di Anna Politkovskaja?? Silenzio stampa assicurato..più importante parlare del tempo o di Beckham in trasferta milanista.

martedì 16 dicembre 2008

Siamo un Paese strano.
La Freccia Rossa, atavico simbolo di progresso: una locomotiva non più a vapore, lanciata a tutta velocità verso il futuro, che lascia a piedi migliaia di pendolari.
Orgoglio nazionale? nessuno l'ha ancora capito.
Fa bella mostra di sè nella nuova Stazione Centrale che di nuovo ha solo i tapis rulants infiniti, un ritocchino di facciata abbastanza inutile e pure dissonante col resto dell'architettura che compone la stazione.
I manager-pendolari prenderanno il nuovo treno chini sui loro pc, mentre i pendolari-impiegati, che ogni giorno ci mettono un'ora da Varese a Milano (cito a caso), sono costretti a viaggiare su carri bestiame perennemente in ritardo.
Il progresso del resto non è mica roba per tutti.
E poi, come scrive Dr3na, col nuovo super treno si perde tutta la poesia del viaggio. Si perde l'incontro, lo sbirciare un paesaggio inedito, inaccessibile a tratti.

Siamo un Paese dall'indulgenza malata ed indifferente dove tutto è concesso finchè non lede il nostro microcosmo. L'indignazione è sparita e "si tira a campà". Forse ci meritiamo il medesimo trattamento da chi sta al potere..del resto è costume comune ormai, mi pare.
L'anestesia totale dell'Italia un giorno o l'altro porterà al collasso - ci siamo vicini - e staremo a vedere se saremo fenice o Storia passata.

"...E la locomotiva sembrava fosse un mostro strano,
che l'uomo dominava con il pensiero e con la mano:
ruggendo si lasciava indietro
distanze che sembravano infinite,
sembrava avesse dentro un potere tremendo,
la stessa forza della dinamite
(...)
Un treno tutti i giorni passava per la sua stazione:
un treno di lusso, lontana destinazione.
Vedeva gente riverita,
pensava a quei velluti, agli ori,
pensava al magro giorno della sua gente attorno,
pensava a un treno pieno di signori.
(...)
E un giorno come gli altri,
ma forse con più rabbia in corpo,
pensò che aveva il modo di riparare a qualche torto:
salì sul mostro che dormiva,
cercò di mandar via la sua paura,
e prima di pensare a quel che stava a fare,
il mostro divorava la pianura.
(...)
E corre, corre, corre, corre la locomotiva,
e sibila il vapore e sembra quasi cosa viva,
e sembra dire ai contadini curvi,
il grosso fischio che si spande in aria:
"Fratello non temere,
che corro al mio dovere!
Trionfi la giustizia proletaria!..."

(La Locomotiva, versione dei Modena City Ramblers)

lunedì 15 dicembre 2008

Il mio contatore coi cuoricini, là in basso, è tarato su una data "ufficiale", ossia il 3 gennaio se non erro, il giorno in cui, di ritorno dal Portogallo, anzichè dirigermi a casa dei miei, sono andata dritta dritta nella nostra nuova casa.
In realtà mi sono trasferita "a singhiozzo" ben prima. Di preciso il 14 Dicembre. Non avevo ancora portato tutte le mie cose, ma già mi fermavo a dormire a casa di Luca.
E così è ormai un anno che convivo.
Quando mi fermo a pensarci un po' la cosa mi fa impressione. Nel giro di poco la mia vita à stata totalmente ribaltata. Brancolavo nel buio e mi sono ritrovata di nuovo nella luce accecante.
Ricordo che all'inizio tutto era difficile. E' strano, ma quando ti abitui al dolore non riesci a tollerare d'essere felice. Mi muovevo guardinga, non sapevo come gestire quesi sentimenti così dolci e puri, lontani dalla disperazione in cui mi ero rifugiata negli ultimi 3 o 4 anni.
Il dolore a volte diventa una seconda pelle e inizia a corrodere piano piano, si attacca come un parassita e non ci riconosciamo più.
Ho dovuto imparare di nuovo la serenità.
C'è chi mi diceva che convivendo avrei scoperto lati del suo carattere sgradevoli, che stando sempre a contatto mi sarei annoiata. Ovviamente è presto, ma l'entusiasmo dei primi giorni non è cambiato. Ancora, la sera, mi fermo ad ascoltare i passi di chi rincasa e riesco a riconoscere i suoi quasi sempre. Non faccio altro che aspettare il momento in cui ci accocoliamo sul divano, al calduccio e tutto mi pare morbido e caldo e mi sento subito tranquilla ed in pace col mondo.
E' un anno che convivo e quasi 2 che un uomo speciale mi rende felice.
Ho imparato di nuovo a sorridere e a mangiare di gusto. Ho imparato di nuovo il calore di un abbraccio.
Nella vita tutte le cose più difficili sono quasi sempre le più belle.

giovedì 11 dicembre 2008

Stamattina è un bagno di sangue in ufficio e quindi mi ritaglio 5 minuti prima della full immersione odierna.
Sbirciando i miei contatori mi son resa conto che è quasi un anno che ho smesso di fumare!
Le ultime sigarette devo averle fumate mentre aspettavamo la nostra navetta a Malpensa, di ritorno da Lisbona.
Ormai non sopporto nemmeno più di stare in una stanza con altri fumatori..non male!
In realtà ciò che mi manca è il gesto in sè, l'avere la sigaretta fra le mani, il prendermi 5 minuti per staccare la spina.
Luca non credeva ce l'avrei fatta e qualche dubbio lo avevo pure io: pensavo che almeno un tiro, di nascosto, l'avrei fatto. E invece NIENTE. Pulita da quasi un anno.
Tanto ci pensa Milano ad avvelenarmi i polmoni! ;-)

Questi 2 giorni mi uccideranno temo...pensatemi tanto!!

mercoledì 10 dicembre 2008

Io non capisco

Io non capisco come mai se migliaia di studenti, professori, genitori, ricercatori scendono in piazza non succede nulla e se un vescovo starnutisce si ridanno subito i fondi alle scuole private.

Io non capisco come mai il lunedì sera, in seconda serata, qualcuno si senta in dovere di tagliare le scene "scabrose" di un film splendido come "I segreti di Brokeback Mountain".

Io non capisco come la Chiesa possa attaccare ed ostacolare la proposta di depenalizzare l'omosessualità quando in svariati Paesi gay e lesbiche vengono impiccati o peggio.
L'altro giorno ho letto da qualche parte la vecchia, ma sempre attuale battuta:
"L'uomo non crede più in Dio"
"...Forse è Dio che non crede più nell'uomo..."

martedì 9 dicembre 2008

Ponte intenso.
Sabato in giro con la mamma la mattina per recuperare la racchetta nuova al patriarca, il pomeriggio tennis (sono stata bravissima!!) e la sera pizza con la family.
Domenica in trasferta con uomo e "cognata" a Brescia a vedere la mostra di Van Gogh. Si trattava prevalentemente di disegni, ma, stranamente, non li ho trovati affatto ridondanti come temevo.
La pietà di Van Gogh, così umana e genuinamente, quindi, cristiana, mi hanno molto colpita.
Pomeriggio all'Orio Center con Luca che zompettava giulivo e stanchissimo fra gli scaffali del reparto giocattoli alla ricerca di un regalo x sorellina e figlioccia. Inutile dire che la scelta cadeva sempre su qualsiasi cosa ricordasse una due ruote con buona pace della femminilità delle piccole.
Alla fine l'ha comunque spuntata lui col regalo alla sua protetta comprando una macchinina radiocomandata..no comment. :-)
Arrivati a casa alle 5, abbiamo optato per un piccolo riposino che si è trasformato in una sonora ronfata sino alle 9!!! Sto davvero invecchiando!
Ieri invece solita sistematina alla casa e poi pranzo dalla nonna con capeletti e cotechino :-D
Dopo aver stirato per quasi 2h al rientro, mi sono accasciata sul divano e non mi sono praticamente più mossa.
Oggi è martedì. Ma mi sembra lunedì.

giovedì 4 dicembre 2008

Emotivamente instabile

Sono al lavoro da poco più di 20 minuti e ho la testa inceppata.
12 anni fa ho assistito al primo funerale della mia vita. Non era un parente, ma il papà dell'organista del nostro coro. Ricordo ancora com'ero vestita, ricordo le lacrime, il dolore, ricordo che eravamo seduti sui gradini dell'oratorio ed io parlavo a ruota libera di come mi sentivo ed i miei amici si erano stizziti per i miei discorsi, e per la prima volta il mio ragazzino di allora mi aveva lasciata lì, da sola, dicendomi che ero "troppo profonda"..come se fosse una colpa.
In qualche modo quel giorno mi ha fatta crescere.
Stamattina sono andata al funerale della mamma di quest'uomo.
Lui ha suonato per tutta la cerimonia, mentre sua moglie cantava nel coro..come hanno sempre fatto. Insieme a sua sorella ha letto le lettere dedicate alla loro mamma senza commuoversi, sereni.
Persone sorrette da una fede incrollabile che ho sempre rispettato molto e a tratti un po' invidiato, anche oggi hanno dimostrato l'abbandono nel credere all'Amore Eterno.
Mi sono commossa, ovviamente. Ho cantato un po' singhiozzando, un po' cercando di dare forma di preghiera alle note.
Alla fine della funzione sono andata da Michele per abbracciarlo. Sono andata da quell'uomo che mi ha vista crescere, che mi ha aiutata a vincere la mia timidezza, quando sono entrata nel coro, a 12 anni, che suonava qualsiasi strumento, che mi confessava sottovoce di amare particolarmente il timbro della mia voce.. C'ero ai funerali dei suoi genitori ed al suo matrimonio come al battesimo di sua figlia..
Oggi l'ho abbracciato forte, mentre mi sussurrava all'orecchio "grazie, sei una vera amica" e ho sentito calore in quell'abbraccio.
Io non sono una persona espansiva. Non sono portata a dimostrare tangibilmente la mia affettività con persone estranee alla famiglia..proprio non mi viene. Anche solo i bacini di rito che ora tanto si usano per salutarsi, mi creano disagio.
Mentre ero lì, sull'altare della nostra chiesa, a stringere Michele, mi sono resa conto che lui è parte della mia famiglia, che non mi è estraneo, non mi è semplicemente amico..fa parte di me, della mia storia. Per questo mi sono sempre commossa tanto, per questo quell'abbraccio mi ha riempito il cuore.
Ora siedo qui, alla mia scrivania e non so dire come mi sento.
Un po' emotivamente instabile, forse.

lunedì 1 dicembre 2008

Ce l'abbiamo fatta: l'albero di Natale perfettamente addobbato troneggia in casa nostra!
Devo dire che fa davvero la "prima donna" nei nostri 35mq, ma è spettacolare!
Non vedo l'ora di metterci sotto qualche pacchettino :-)

Sabato sera spettacolone del Marco Travaglio. Ammetto un certo sgomento iniziale:
"Mi scusi, quanto dura?"
" TRE ORE E VENTI"
Devo aver ripetuto questo mostruoso lasso di tempo almeno 4 o 5 volte...un monologo di più di 3 ore??!!!!
Hanno sposato il Ciak in zona Monumentale, sotto una tensostruttra enorme e gelida: meno male che abbiamo tenuto i cappotti.
Siamo in seconda fila: certo, per sentire meglio, mica per vederlo meglio!!
Travaglio entra in scena ed inizia a parlare. Scenografia inesistente, seduto su dei cubi bianchi, coi suoi appunti in mano a una polo blu abbastanza triste..del resto, l'importante è COSA dice, mica COME lo dice.
Sono 7 quadri della Storia italiana quelli che ripercorre, come li portasse sul palcoscenico, li illuminasse ognuno per mezz'ora o più e poi li rimettesse al loro posto, nei nostri cervelli, ma tirati a lucido, rispolverati e più vividi nel ricordo.
Si ride anche, sia a denti stretti, sia di pancia, fragorosamente, perchè certe uscite sono talmente grossolanamente comiche da essere degne di una puntata del buon vecchio Zelig.
Mi sembrava di vedere una puntata della Gialappa a Mai Dire Grande Fratello, quando il trio sbeffeggia le uscite infelici e gli strafalcioni dei personaggi di turno che popolano il reality.
Ammetto, cospargendomi il capo di cenere, che mi sono anche addormentata una ventina di minuti, ma dico a mia discolpa che ero sveglia dalle 7 e non mi ero mai fermata, fra compere natalizie, spesa, tennis e pizzeria. Lo so: vergognosa lo stesso!
Ad ogni modo un bello spettacolo, necessario, coinvolgente, amaro e in qualche modo disperante.
Travaglio ripete queste cose da tanti anni e ormai le sa a memoria anche al contrario e c'è quindi disillusione e stanco sarcasmo nelle sue parole, c'è incredulità nella consapevolezza di avere ancora al governo il caro vecchio Sire, come lo chiama la Littizzetto, e ancor più sgomento nel rendersi conto che la stessa "sinistra" (virgolette d'obbligo) gli abbia ceduto il Paese su un piatto d'argento.

venerdì 28 novembre 2008

Sotto il piumone mi rigiro ad occhi semichiusi e sbircio la sala dove Luca ha acceso la luce e si sta vestendo. Scatto a sedere urlando "ma...nevica!!"
Dalla finestra intravedo i fiocchi bianchi scendere silenziosi.
Mi precipito anch'io in sala, salto sul divano e quesi appiccico il naso al vetro. E' proprio neve e pare bella convinta stavolta.
Mi accoccolo sotto le copertine sul divano mentre il mio povero amore si veste ancora mezzo intontito e con ben poca voglia di uscire.
La neve ha sempre presa sul mio animo infantile, nonostante crei non pochi disagi a noi passeggeri dei disastrosi mezzi pubblici.
Oltre alla tipica gaiezza da fiocchi, oggi è anche il primo C-Day invernale, ossia il Cotoletta-Day!
Stavolta siamo in 11!!!
Aggiungete a questo quadro psicolologico anche il fatto che domani sarò al Ciak a vedere lo spettacolo di Travaglio, e potrete ben comprendere il mio stato d'animo odierno!
Poi si avvicina il Natale..c'è odore di festa ovunque e io mi sento proprio bene. Chissà che non riesca anche a fare l'albero questo fine settimana!!
:-)

lunedì 24 novembre 2008

Preparativi

Abbiamo comprato l'albero. Il nostro primo albero di Natale.
E' alto 1 metro e mezzo e ieri l'abbiamo piazzato in sala, al posto della poltroncina rossa dell'IKEA.
Abbiamo preso anche le luci, le palline colorate, i boa argento e rossi e qualche altra cosina da appenderci sopra. Il puntale è rosso e argento, come lo era una volta quello dei miei, quand'era nuovo.
Per ora abbiamo solo aperto i rami. Le luci purtroppo non funzionano tutte e stasera dovrò andare a cambiarle. In realtà sono contenta perchè volevo addobbarlo a Sant'Ambrogio, come da tradizione della mia famiglia e il 23 Novembre mi sembrava un po' presto. C'è da dire che nella nostra magione da 35mq gli scatoloni ingombranti è meglio levarseli subito di torno!
Sulla vetrata del bagno abbiamo attaccato uno stancil che avevamo preso per le finestre senza calcolare bene le misure, così ora un Babbo Natale ed un pinguino paffutelli ci osservano da lassù insieme alla scritta "Happy Together".
Natale nella mia familia è stato, a lungo, un evento magico e molto sentito.
Quand'eravamo piccoli i miei ci portavano dal Fortura, un negozio di giocattoli all'ingrosso dove si favoleggiava si rifornisse Babbo Natale. Noi giravamo eccitati fra gli scaffali consapevoli di non poter comprare nulla ma pieni di speranza. Indicavamo questo o quel giocattolo e poi si usciva a mani vuote, ma pieni di promesse.
Facevamo l'albero ed il presepe il 7 Dicembre. Da piccolini ci eravamo anche dilettati nella costruzione e, soprattutto, nella pittura della grotta. Mio fratello è sempre stato l'esperto del presepio: era lui che insisteva per occuparsene e che aveva mille idee.
Raccogilevamo il muschio nel parmense, a casa dei nonni, e ne tenevamo un po' per allestire il presepe sul camino e un po' per lasciare da mangiare alle renne.
La notte di Natale infatti preparavamo latte e biscotti per Babbo Natale e un po' di muschio per le renne. La mattina dopo, la consumazione dello spuntino era per noi la prova inattaccabile della loro esistenza.
Dalla morte di mio nonno, poco prima di Natale 99, la magia si è quasi totalmente persa: il presepe non si è praticamente più fatto ed aiutavamo mia mamma a sistemare l'albero un po' controvoglia. Solo negli ultimi anni abbiamo riaquistato un po' del vecchio spirito: mettevo su qualche cassetta natalizia ed addobbavamo l'albero insieme.
Quest'anno vorrei cominciare a creare anche in casa mia quel senso di calore che mi dava il Natale. Forse perchè, piano piano, sento il bisogno di dare le basi alla mia famiglia, di creare, o ricreare, delle tradizioni, dei piccoli riti..non lo so. So che non vedo l'ora di avere il mio alberello pronto! :-)

venerdì 21 novembre 2008

Mi sono imbattuta per caso nel fenomeno "pro ana" (anoressia) e "pro mia"(bulimia). Avrei voluto parlarne, ma ammetto di non essermi documentata abbastanza. Sento comunque il bisogno di scrivere qualcosa a riguardo.
In poche parole spopolano sul web alcuni blog di ragazzine che inneggiano alla magrezza estrema come filosofia di vita. Cadono nell'anoressia, ma non si sentono affette da tale malattia poichè, dicono, sono convinte e consapevoli della loro scelta.
Un blog in particolare mi ha colpita poichè c'è scritto:

"QUI SI ESIGE RISPETTO.QUESTO E' UN LENTO SUCIDIO.
IL MIO.
Pertanto si consiglia di entrare in punta di piedi.
Pink&Fashion"

C'è, in molti blog simili, il bisogno di infliggere dolore al proprio corpo come espressione di un disagio interiore e c'è anche una spaventosa, consapevole volontà di distruggersi.
Purtroppo con la diffusione di questi contenuti credo che le adolescenti affette da disordini alimentari si sentano in qualche modo capite, meno sole e meno propense a chiedere aiuto.
Non che qualcuna di loro si sogni di voler essere salvata: rivendicano il loro dirittto a scegliere di distruggere la propria vita.
Mi sembrava giusto parlarne e rendere noto questo fenomeno.

Per tornare a temi più leggeri: ho comprato i biglietti per andare a vedere Travaglio nel suo spettacolo "Promemoria" e sono molto gioiosa. Ammetto un certo amore incondizionato per quell'uomo, anche se molte volte lo trovo un po' esagerato. Del resto basta conoscerlo e applicare il medesimo senso critico che bisognerebbe applicare con qualsiasi giornalista.
Ad ogni modo il 29 sarò in seconda fila (laterale, mannaggia!!) per vederlo, ascoltarlo, indignarmi e farmi venire il fegato grosso.

PS: sto cercando di seguire il processo per l'omicidio di Anna Politkovskaja , ma ammetto molto scetticismo ed amarezza sulla vicenda..

martedì 18 novembre 2008

Dedicato

Non ho molti amici. Non sono mai stata una compagnona e, benchè ne conti almeno 2 o 3 davvero cari, li vedo raramente.
Non ho una compagnia, non esco con loro il sabato sera. Non che non ci abbia provato, ma soffro di una forma d'egocentrica misantropia che mi fa dare il massimo solo nell'uscita a 2 o 3.
Un mio limite, certo.
Fra le persone cui tengo particolarmente e che ormai vedo sì e no 2 volte all'anno ci sono Annapaola e Andrea. Ieri sera, in un misto d'amozione e timidezza, Andrea ci ha annunciato il loro matrimonio.
Conosco Anna da più di un decennio e Andrea è stato, per un certo periodo, la persona più importante della mia vita, capace di scuotermi e di darmi una speranza, capace di farmi intravedere la luce dopo un periodo davvero buio.
Inutile dire che la notizia mi ha molto emozionata. In realtà sono felice di non avere molti amici, ma solo pochi e cari, perchè ciò che provo nei loro riguardi è genuino e forte.
Non ho bisogno di fingere di interessarmi, non ho bisogno di sorrisi finti da appendere al viso.
C'erano 10 persone al mio compleanno: 10 persone importanti per me. Non sono poche e le ringrazio.
Ad Anna e Andrea vanno i miei più sinceri auguri e tutta la mia felicità.

lunedì 17 novembre 2008

Week end lungo compreso un venerdì piegata in 2 dal mal di pancia.
Voglia di lavorare: zero assoluto o giù di lì.
Ultimo sabato con l'uomo, dal prossimo le ore insieme si ridurranno a quelle serali, ma almeno avrò un perfetto anglofono in cambio! ;-)
Sabato sera siamo andati a vedere "Il Gabbiano" di Checov al Carcano. Devo dire che la rappresentazione ha faticato un po' a prendermi all'inizio, ma poi mi ha totalmente catturata..forse anche troppo.
Testo immortale nei contenuti, capace ancora oggi di parlare a tutti gli spettatori in modo diverso. Molteplici tematiche sul conflitto familiare, ma ancora di più, sull'espressione artistica e sul successo. Prima coinvolta in quanto "scrittrice" in panne, poi scossa dalle analogie del protagonista con un amico venuto a mancare 3 anni fa, mi sono ritrovata a vagare un po' spaesata all'uscita, incapace di riflettere sulle emozioni che avevano preso il sopravvento.
Inceppata in un loop di tristezze, non riuscivo più a muovere il pensiero, ad elaborare quanto visto.
Sono rimasta in questo strano stato d'animo tutto il week end, distante dalla realtà circostante.
Strano come un testo così classico mi abbia scosso a livello così intimo più dei vari spettacoli alternativi, e a volte brutali, visti ultimamente.
Oggi sto meglio, nonostante sia lunedì, ma sul mio calendario, a fine mese, c'è ancora quel cerchiolino rosso "Ale, 3 anni" e sento sempre una fitta al cuore.

martedì 11 novembre 2008

" (...) battendo sempre sullo stesso chiodo può persino crollare una casa (...)"
" (...) Il rifiuto è sempre stato un gesto essenziale. I santi, gli eremiti, ma anche gli intellettuali. I pochi che hanno fatto la storia sono quelli che hanno detto di no (...)"
"(...) Che cos’è il potere, secondo te, dove è, dove sta, come lo stani?
Il potere è un sistema di educazione che ci divide in soggiogati e soggiogatori. Ma attento. Uno stesso sistema educativo che ci forma tutti, dalle cosiddette classi dirigenti, giù fino ai poveri. Ecco perché tutti vogliono le stesse cose e si comportano nello stesso modo. Se ho tra le mani un consiglio di amministrazione o una manovra di Borsa uso quella. Altrimenti una spranga. E quando uso una spranga faccio la mia violenza per ottenere ciò che voglio. Perché lo voglio? Perché mi hanno detto che è una virtù volerlo. Io esercito il mio diritto-virtù. Sono assassino e sono buono. (...)"
"(...) una educazione comune, obbligatoria e sbagliata che ci spinge tutti dentro l’arena
dell’avere tutto a tutti i costi.
(...)"
Da "Siamo tutti in pericolo" (1° novembre 1975), intervista di Furio Colombo a Pier Paolo Pasolini

Ho messo un po 'di carne al fuoco perchè, ogni tanto, mi piace tuffarmi in Pasolini e penso che quanto sopra riportato sia pertinente con le agitazioni di questi giorni e mi pare di leggervi anche un certo dualismo provocatorio nel punto di vista.
Ieri sera ho letto uno stralcio di un suo articolo all'uomo in merito alla droga ed alle ragioni che possono portare un essere umano a drogarsi. La mia era una sorta di provocazione: Pasolini non dà certo un quadro esaustivo, nè si premura di convincerci di qualcosa. Espone una tesi precisa, particolare sul problema, se vogliamo una tesi CULTURALE che, vista la tematica, mi pare innovativa in quanto non rimanda ad un contesto sociale di degrado o ad un quadro clinico/psicologico della persona.
Il breve dibattito che ne è seguito mi ha molto incuriosita.
Mi piace parlare con Luca anche di queste cose perchè abbiamo idee differenti su alcuni punti. Non inconciliabili, almeno non del tutto, ma comunque prospettive diverse anche se, a suo merito, devo dire che forse lui è più malleabile di me.
Ad ogni buon conto, dopo aver ammesso una simpatia ed una certa stima per il Pasolini intellettuale, ed essersi dichiarato d'accordo con alcune sue dichiarazioni, si è affrettato a sottolineare la sua condanna al Pasolini uomo in quanto pedofilo.
La questione è annosa e non mi sono nemmeno affannata a contraddirlo anche perchè non mi interessava più di tanto farlo.
Mi ha incuriosita la sua reazione perchè è un attacco diffuso che viene mosso e che un po' mi disturba in quanto nel momento in cui si tira in ballo Pasolini ci si affanna a giudicare la sua vita privata cosicchè le sue idee passano un po' in secondo piano (e questo è un discorso generale, in quanto ieri sera so bene che "l'attacco" era rivolto alla piccola "rossa" che Luca si trova in casa).
Vorrei ci fosse più attenzione invece a ciò che ha lasciato.
Pierpaolo Pasolini è morto. Cosa interessa OGGI quale fosse la sua tendenza sessuale? Che valora può avere ORA, tirare in ballo le accuse (molte infondate come risulta dai vari processi) che gli furono mosse all'epoca?
Nel 2008 Pasolini E' la sua opera, le sue parole. La persona Pasolini (purtroppo) non esiste più con tutte le sue contraddizioni e i suoi limiti umani.
Non sono qui per santificarlo come uomo, ma per rendere omaggio alle sue idee, all'eredità che ha lasciato che trovo importante e necessaria.

Poche ore dopo aver rilasciato l'intervista sopra riportata, Pasolini è stato assassinato e con lui se n'è andata una voce capace di scuotere e far riflettere, di provocare e risvegliare coscienze. Chi fosse ha ormai poca importanza. Cosa fosse, cosa dicesse..questo penso sia l'unico punto degno di nota.
Ma forse sono anche io una sputasentenze... ;-)

lunedì 10 novembre 2008

Rimango sempre un po' spaesata nell'accorgermi della distanza che già intercorre fra me e le nuove generazioni.
Ieri, mentre stiravo, mi son messa a guardare "High School Musical" per capire un po' sto fenomeno che è uscito ultimamente. A parte il fatt che ho resistito penso solo 15 minuti, ma la scena che mi ha sconvolta è stata quando i due ragazzini, già palesemente destinati a stare insieme, si scambiano i numeri di telefono.
Potevo arrivare ad immaginare l'appunto digitale sul cellulare, ma non avrei mai concepito la destrezza e velocità con cui i due sfoderano la fotocamera del cellulare e prima ancora di avere il numero si fanno la foto. Dopo nemmeno una settimana o giù di lì si ritrovano a scuola..si riconoscono? Non subito: prima devono controllare la foto sul cellulare!
Ecco, mi sono sentita DAVVERO vecchia!
A parte che ero rimasta a quando i 2 si incontrano per caso, si scrivono il numero su un tovagliolino di fortuna che poi, immancabilmente, andava perduto ed era il destino a doverci mettere lo zampino. Oggi è proprio tutto diverso..

Lunedì: sarà una giornata orribile, già lo so.

PS: ho appreso solo ora che è morta Miriam Makeba e mi sembrava doveroso ricordarla. Se ne va una grandissima donna oltre che memorabile artista.

venerdì 7 novembre 2008

Non ditemi che non è grave. Non pensate che possa esserci di peggio. Non fate spallucce pensando "è fatto così".
Non puoi dire che il nuovo Presidente USA è "giovane, bello e ABBRONZATO"!!
Siamo una barzelletta. Siamo rappresentati da una barzelletta.
C'è chi mi dice che tanto ormai nessuno lo prende sul serio ed io mi domando come ciò non possa allarmarci.
E' vero, l'opposizione (mi rifiuto di chiamarla "sinistra") poi esagera, ma apriamo gli occhi gente! Possibile che nulla più possa generare un minimo di indignazione?!
Scherzava, era un complimento... No! Non si fanno simili uscite in conferenza stampa. Le puoi fare (se proprio senti quest'impulso irrefrenabile) a quattr'occhi con l'interessato, ma non così, in pubblico!
Io rimango sempre basita, incapace di iecidere se sia meglio ridere o piangere.

mercoledì 5 novembre 2008

Yes we can

Quando uscì "24", la serie con Kiefer Sutherland si scrisse che il presidente della finzione era volutamente nero per preparare l'America ad un presidente di colore. Potenza della televisione?
L'impatto mediatico di Obama non credo abbia avuto bisogno di ulteriori spinte e all'epoca la dichiarazione sopraccitata forse fu mera provocazione, eppure oggi gli USA si svegliano con una nuova idea di Presidente.
Le aspettative riposte in Obama sono enormi, ma oggi ci godiamo il giorno di festa. Che fosse sentito come necessario un cambiamento era palese, ma per una Nazione che è riuscita ad eleggere, più o meno legalmente, 2 volte Bush, forse non era così scontato.
L'America deve sicuramente prendere nuove strade, ha bisogno di uno scossone deciso e speriamo che non si riduca tutto al colore della pelle del suo Commander in Chief.
In ogni caso io vedo speranza in questo Presidente e la cosa non mi spiace affatto.

lunedì 3 novembre 2008

Romanticismo

Avevo 12 anni quando ho capito cos'era il colpo di fulmine. Me ne stavo sulla spiaggia davanti alla Colonia dove ci avevano mandati i miei, e scavavo forsennata la sabbia per l'ennesimo gioco in cui eravamo coinvolti, quando ho alzato gli occhi e ne ho incrociati un paio d'un azzurro indescrivibile.
D'un tratto mi sono resa conto che ero sporca di sabbia sin nei capelli ed ho anche tirato in dentro la pancia. Colpo di fulmine.
Ovviamente lui si è subito preso la scuffia per la Barbara, una mia compagna alta, magra e dai lunghissimi capelli biondi. Io ero sì alta e bionda, ma grassoccia e con un caschetto improponibile: un maiale con la parrucca insomma. Fatto sta che qualche sera dopo scatta il pigiama party e la eli si fa tirare su i capelli in un modo che lei si credeva strafiga e pensa che quella sera, magari, lui la noterà. Mi porto anche dietro il mio orsacchiotto: è un pigiama party del resto ed io ho solo 12 anni!
Iniziano i balli lenti. Lui si alza e viene verso di noi. Ma non guarda me..eh no: fissa Barbara.
Dopo un primo ballo e dopo aver visto rotolare via pezzetti del mio cuore, infranti sulla pista, al suono di "Unchained Melody" (che per ma allora era solo "la-canzone-di-ghost"), la eli si alza, abbraccia forte il suo orsotto, si mette in mezzo alla pista e comincia a ballare ad occhi chiusi.
Lo so: patetica. E nel mentre che ascoltavo la musica e facevo la mia figura da cicciona inconsolabile, mi sono ripromessa che avrei ballato la stessa canzone con l'uomo che avrei sposato. Stringevo forte il peluche al petto e mi immaginavo la scena con lui che si avvicina e, guancia contro guancia, scivola al mio fianco, mi stringe e balla insieme a me.
14 anni dopo mi muovo nella penombra di un locale già affolatissimo per la notte di Halloween. Mentre guadagnamo a fatica il nostro tavolo parte la canzone. Dietro di me Luca. Si avvicina e iniziamo a ballare, stretti nella bolgia, incuranti dei camerieri. Ho il cuore che batte a mille e le lacrime che premono sul fondo degli occhi.
Stavolta è reale, non è immaginazione e, da soli, ci stringiamo in quella che per me è già una promessa.

giovedì 30 ottobre 2008

BLASTED

Qual'è il nesso fra uno stupro in una camera d'albergo e l'immane massacro della Guerra?
L'uno è il seme, l'altro il frutto.

Sarah Kane a 23 anni ha scritto Blasted, un testo provocatorio, intenso, tremendo, forse eccessivo, eppure crudelmente verosimile.
Dentro c'è tutto: stupro, sodomìa, masturbazione, cannibalismo..tutto l'orrore umano. Sono entrata a teatro ben consapevole di ciò avrei visto rappresentato, ma è stato ugualmente un pugno allo stomaco.
L'azione si apre su uno scenario reale, ma presto tutto degenera, si perdono i riferimenti spazio-temporali e la violenza smodata, insensata, diventa la protagonista assoluta in una rappresentazione lontana dall'autocompiacimento e di una lucidità disarmante.
Abituati come siamo alle immagini proposte dai telegiornali, grazie alla Kane ci troviamo a fare i conti con sentimenti scomodi e dolorosi, con uno sdegno che forse abbiamo perso. Il corpo degli attori, la loro presenza, non ci danno tregua, ci costringono a guardare e a sentire, non solo a vedere. Chi assiste a Blasted è più di un semplice spettatore: è chiamato in causa dalla sua coscienza che comanda una nuova consapevolezza.
La pièce si chiude con un'unica parola, ripetuta in un'eco irreale: "grazie". E' una speranza appesa ad un filo, è una goccia in un mare in perenne tempesta. Eppure c'è, ha un voce forte e sicura ed è semplice come un sorriso, come una stretta di mano. E' una parola che non chiede nulla, che non pretende, ne offre chissà che, ma che porta alla luce ciò che di buono esiste nell'uomo.Al termine di un lungo viaggio neglli istinti più bassi, la Kane trova la speranza. Sembra poca cosa, eppure ha una forza incredibile, basterebbe crederci.

mercoledì 29 ottobre 2008

La città incantata

Premo il naso contro il vetro: vorrei sporgermi fuori dal finestrino, ma non si può. Il treno passa sull'acqua tranquillo e mi ricorda il viaggio di Chihiro/Sen nel capolavoro di Miyazaki. La giornata è grigia ed anonima, ma sulla Laguna, in lontananza, si scorgono rari raggi di sole che tentano di avere la meglio sulle nuvole.Venezia mi appare come una città incantata sospesa su una favola, irreale e sempre più vicina. La sensazione di entrare in un altro mondo è potente.
La cosa che più mi colpisce la folla: non essendoci macchine il traffico è dato da un convulso ammassarsi di corpi che subito mi infastidisce. Il bagaglio è leggero e ci dirigiamo verso la Guest House dove alloggeremo. Il mio noto senso del disorientamento si fa sentire subito e trotterello placida dietro a Luca che invece procede sicuro. Dopo qualche attimo di straniamento troviamo il "Portico" sotto un caratteristico sottoportego veneziano. La proprietaria è americana e parla tantissimo e con entusiasmo. Ci riempie di informazioni sulla sua Guest House, sugli spazi comuni
(cucina, terrazzino e cortile per la colazione) e sui locali dove potremo pranzare o intrattenerci. Fra le altre cose ci fornisce anche una mappa della "sua" Venice con tutti i suoi locali preferiti e i riferimenti delle persone di cui chiedere per avere trattamenti agevolati. La stanza sta al 3° piano senza ascensore e ringrazio la giovane età ed il bagaglio minimo mentre salgo le scale cui non sono più abituata. Stacy ci sistema nella "Romantic Room" con un bel balconcino e con vista sui tetti circostanti: davvero carina!Luca ha un mal di testa sempre più forte e sosta sul letto qualche secondo più del solito..dovevo capirlo che non stava per niente bene.In ogni caso ci mettiamo quasi subito in marcia: primo obiettivo è Palazzo Grassi, dove vogliamo visitare la mostra Italics sull'arte contemporanea italiana.
Ovviamente il Palazzo sta dalla parte opposta della città e io non posso prendere qualsivoglia traghetto dato che soffro il mal di mare persino sul pedalò.
La città è meravigliosa e io mi guardo intorno sempre più incuriosita. Il suo fascino decadente e antico mi conquista immediatamente.
Arriviamo davanti a Palazzo Grassi dopo un'oretta e mezza di cammino o giù di lì. Luca è sui gomiti ed io ho lasciato le pastiglie in albergo. Per fortuna troviamo una farmacia e, dopo pranzo, può prendersi qualcosa. Purtroppo la situazione peggiora e gli viene anche mal di stomaco! Il mio rude bergamasco, che tipicamente soffre in silenzio stoicamente mi domanda se possiamo andarci a riposare un po': sta proprio male!!Passiamo un paio d'ore a dormire: in fondo ci siamo alzati alle 5:30..Verso le quattro e mezza ci riproviamo. Luca sta meglio anche se non è al suo top.
La mostra si rivela piuttosto deludente e la giriamo in fretta.
Ceniamo in un ristorante sulla via del ritorno piuttosto romantico e ci rintaniamo subito a nanna ad un orario vergognoso, visto anche il passaggio all'ora solare.La mattina seguente Luca ha una guancia simile a queste:
Ascesso fulminante, ma non troppo doloroso per fortuna. Dopo una colazione atipica dove dobbiamo prepararci tutto noi e lavarci pure le stoviglie, ma in un clima di gran convivialità ed amicizia con gli altri ospiti, tutti rigorosamente stranieri, molliamo le borse alla "reception" e ci dirigiamo verso Piazza San Marco che ancora non ho visto. Ormai Luca si muove senza bisogno della cartina e anch'io, grazie alle abbondanti segnalazioni, riesco a stargli dietro con cognizione di causa.
La Piazza è stupenda, peccato solo per i molteplici lavori di restauro in corso, fra i quali quelli al Ponte dei Sospiri coperto da pannelli enormi ed orrendi raffiguranti un cielo pieno di nuvole. C'è anche una maratona sul lungomare che crea qualche disagio alla circolazione pedonale, ma c'è il sole e sono felice!La prima cosa che dicidiamo di fare è salire sul Campanile per una bella veduta dall'alto della Serenissima. Dopo essermi assicurata che esista un ascensore, ci mettiamo in coda. La vista in effetti è a 360° ed abbraccia tutta la città e le sue isole. Soddisfatti, ma un po' infreddoliti scendiamo di nuovo verso la piazza.
Previa passeggiatina sotto i portici, ci mettiamo in coda per la visita a Palazzo Ducale che ci tiene in ostaggio per 2h e mezza, ma che annovero fra le meglio spese della mia vita. Le sale si susseguono in un crescendo di maestosità ed eleganza che lascia senza fiato e non so che darei per scattare una miriade di foto!Usciti dal Palazzo e dopo un lauto pranzo (gnocchi allo zola e torta selva nera per me...uhmm..che buoniiii!!), facciamo qualche minuto di coda per la Basilica. L'interno è un tripudio di mosaici dorati e si fa quasi fatica a mettere davvero a fuoco tutto.
Terminata anche questa visita Luca mi trascina verso Canal Grande: vuol vedere la Ca'
D'Oro. Camminiamo per un bel po' ed incappiamo in un altro museo d'arte moderna e arte
orientale per cui abbiamo l'ingresso gratuito compreso nel biglietto di Palazzo Ducale.
Prego che il freghino sia troppo stanco...vabbeh: quando mai??! Ci facciamo anche quest'ultimo museo (molto carino nel complesso) e finalmente ci dirigiamo verso la Guest House.
Luca, povero tato, è distrutto e inizia ad ammettere una certa stanchezza. Prendiamo un aperitivo tanto per far arrivare l'ora del treno e finalmente andiamo verso la stazione.
In viaggio, stranamente, sono io quella che se la ronfa beata, più che altro per scongiurare l'insorgere della nausea dato che mi trovo in senso contrario di marcia e, ovviamente, soffro anche il treno.
A Milano il tempo è uggioso e triste, ma mi ritrovo ad apprezzare lo sferragliare del tram sui binari e i miei piedi ringraziano i mezzi pubblici ritrovati.
In definitiva, come per mia madre a suo tempo, anche al mio uomo Venezia ha portato un po' sfiga. Per quanto mi riguarda sono felicissima di averla finalmente visitata, anche perchè mi ero ripromessa di andarci solo col grande amore della mia vita.. :-)

venerdì 24 ottobre 2008

Amarcord

Entrare su Scrivi è come ritrovarmi a casa. Avevo 21 anni e mordevo una vita incerta, ingenua e meravigliosa.
Soffrivo per amore, per amicizia, per egocentrismo. Soffrivo e scrivevo, piangevo, urlavo.
Mettevo in fila le parole del mio malessere e cercavo confronto.
Pubblicai la prima poesia per sentirmi più vicina al mio ragazzo d'allora che già postava sul medesimo sito. Piano piano si creò un piccolo seguito di affezionati lettori che spendevano parole per me, che mi coccolavano, mi sorreggevano.
Ne ho già parlato più volte, eppure ogni volta che rileggo i vecchi commenti, soprattutto di chi non c'è più, ritrovo il medesimo affetto che un po' mi commuove.
Ricordo come aspettavo i commenti profondi e dolci di Nicole e Laura, come mi stupiva la precisione nel comprendermi di Marino. Ricordo i giudizi severi eppure positivi di Alessandro che ammiravo tanto e quelli più scanzonati, che ho ritrovato anche più tardi, di Massimo.
Ricordo che scrivevo di fretta, senza pensare troppo, parole che mi sembravano colare dall'anima direttamente nell'inchiostro digitale.
Ricordo la smania che mi prendeva, il bisogno di dare forma al pensiero, di imprigionarlo, di dargli vita nuova.
Avevo 21 anni e non facevo altro che scrivere.
Spesso pubblicavo dalla scuola dove frequentavo il corso post diploma. Il laboratorio era buio, le lezioni interessanti e spesso fonte d'ispirazione. Il cervello deviava l'attenzione da quanto appena pronunciato dal prof. e si concentrava su quel magma nascente che premeva nel petto, quelle parole che iniziavano a ribollire in cerca della loro voce.
Mi pareva di non essere più lì e scrivevo, semplicemente.

Ho 26 anni e non scrivo più. Ho pagato il mio prezzo per la sopravvivenza. A volte penso d'aver rinnegato parte di ciò che sono, altre volte penso d'essermi in qualche modo solamente evoluta per non soccombere a me stessa, per spirito d'autoconservazione.
Resta il fatto che cerco ogni giorno di ritrovare quel che ho perso - chiamatela pure adolescenza o ispirazione - e giro a vuoto in un'Elisa col silenziatore, inceppata e sospesa.

mercoledì 22 ottobre 2008

impotenza

Contrafforte al congedo
la rabbia s'imprime
nello stomaco avverso.

Il silenzio preme
su labbra serrate
rantolando l'offesa
nella muta risposta.
E
non m'appartiene
lo sdegno
e
non controllo
il mio sguardo
che domanda e pretende
parole di pace.
(22/10/08)
Quando vorresti urlare "basta" e non trovi voce.
Quando tutto trema intorno e tu stringi i pugni conficcandoti le unghie nella pelle, concentrando te stessa in pochi centimetri di te.

martedì 21 ottobre 2008

Ho due amici che abitano all'estero. Teo vive da ormai 5 anni in giro per l'Europa, fra Londra e Praga cerca di realizzare un film. Carlo studia ed insegna degli States.
Hanno la mia età, più o meno, e hanno lasciato tutto per inseguire un sogno.
Qualche giorno fa Luca mi ha chiesto se avevo voglia di partire e, istintivamente, ho risposto che non ne avevo voglia sapendo di dover tornare.
E' un'idea che mi è venuta in mente mentre scendevo a Genova lo scorso week end: ero sul treno ed ero felice semplicemente perchè mi muovevo, perchè stavo viaggiando in una qualche direzione. Vorrei che il viaggio fosse solo questo, non un partire e tornare, ma l'andare in un moto senza meta, magari non perpetuo, ma comunque indefinito.
Vorrei TEMPO, una bolla di tempo da investire in un viaggio senza meta nè ritorno.
Lo so: vaneggio.
Il punto è che oggi vorrei scappare dall'idea di me stessa e m'illudo che basti un giro intorno al mondo.

martedì 14 ottobre 2008

A te

Incredibile come tutto si rassereni quando LUI c'è. Basta sapere che lo ritroverò la sera e la giornata non è più guerra, ma battaglia, mareggiata che passerà.

Sto leggendo "La solitudine dei numeri primi" e vi ritrovo il mio solito motto: "si vive collettivamente, ma la salvezza è individuale". C'è anche una punta di Hesse, quando scriveva che esiste uno spazio incolmabile fra gli esseri umani che può essere superato solo dall'amore..ed anche l'amore con una passerella d'emergenza. Come tutti siamo divisi, unici ed essenziali, eppure cerchamo il nostro dividendo e divisore, cerchiamo un relazionarci, uno specchio.
Eppure rimaniamo soli, essenzialmente, separati dal mondo perchè imprigionati nella nostra mente, nella nostra forma-pensiero che deforma e delinea il reale a nostra immagine e somiglianza.
Ma c'è chi allevia questa solitudine, chi si fa spazio al nostro fianco ed intuiamo sempre, percepiamo senza sosta. Ci sostiene senza sfiorarci e, semplicemente esistendo, ci dà più forza.
Per me tutto questo, sei TU.

lunedì 13 ottobre 2008

Gli ultimi 5 giorni non sono stati per nulla facili. Nel momento del bisogno ero di nuovo sola. Non che ci sia qualcosa di sbagliato, anzi, forse mi fa bene ogni tanto ricordarmi che devo bastarmi, ma ammetto che è stata proprio dura.
Oggi indosso i miei orecchini con su le mucchine ed il golfino nuovo acquistato ieri a Genova. Mi sono truccata perchè ho voglia di essere bella.
Potrebbe accadere il miracolo: un treno delle Ferrovie dello Stato proveniente dalla Sicilia che arriva in (quasi) orario. Contando che nella tratta Milano-Genova ne ho accumulato un'ora io, di ritardo, direi che è mera utopia. Ma non me ne frega nulla: ci voglio sperare fortissimamente perchè ne ho bisogno. Potrei poter pranzare con Luca ed ho bisogno di crederci perchè anche oggi sarà una discesa all'inferno e, come tutti, ho bisogno di un pensiero felice cui aggrapparmi. E credo ne abbia bisogno anche lui.
Perchè penso che nemmeno per lui sia stata facile.
Del resto non c'è proprio nulla di facile a sto mondo.
Ho comprato anche un paio di orecchini per una collega perchè SO che le piaceranno e anche questo è un pensiero felice.
Ci sono momenti nella vita che tutto quello che hai è questo: una speranza, un pensiero, un gesto. E bisogna ricordarsi che non è poco.

venerdì 10 ottobre 2008

Ringraziamo tutti i Santi: è Venerdì!
Domani sarò in trasferta genovese, come ai vecchi tempi e spero di trovare bel tempo!
Addormentarmi ieri sera nella casa vuota non è stato semplice. Amo la solitudine, ma devo ammettere che non sono più abituata al silenzio della casa. Fortuna che per un paio di giorni potrò stare un po' con Laura e svagarmi.
Il lavoro è davvero micidiale in questi giorni: non ne posso più.
Ieri sera ho perino tradito Tia salendo in sella alla Guzzi di Oscar. E' stato strano dopo quasi 2 mesi rimontare su una moto, soprattutto strano stare su una due ruote diversa dalla nostra Honda. Molto più leggera e piccolina rispetto a Tia, sospensioni più morbide e sellino enorme: non male! certo, mi sembrava anche un pochino più instabile, ma tutto sommato mi sono trovata bene.
...se mi sentisse Luca!! ;-)
Bene: ultimo sforzo. Apnea sino alle 18.
Buon week end!
e.

giovedì 9 ottobre 2008

Latito latito e latito, lo so.
Lavorare è l'unica mia occupazione in questi giorni. Perchè quando devi duplicare, imbustare ed applicare il bollino SIAE a più di 4.000 CD la vita si fa dura.
Come se non bastasse mi ritrovo senza uomo per 5 giorni e mi è saltata anche la mia cena con le amiche. Sarà una serata molto triste.
Sto leggendo "Anatomia della distruttività umana" e penso non aiuti molto l'umore, anche se fa bene far andare un po' il cervello ogni tanto. Per ora Fromm si agita accusando questo o quello d'aver sbagliato del tutto teorie, ma spero che andando avanti nella lettura si arrivi a qualcosa di più costruttivo.
Penso dedicherò la mia serata alla pianificazione del fine settimana veneziano in previsione a fine mese. Non ci crederete, ma non sono mai stata in Laguna: era ora di farci un salto!
Devo scappare, troppe cose da fare.
Spero di poter far girare anch'io il cervello in modo più costruttivo presto.

venerdì 3 ottobre 2008

Ecce homo

Sono stanca, stufa marcia, di chi non rispetta il prossimo!

sono stanca dei colleghi che non ti trattano bene solo perchè hanno le palle girate, come se solo per loro la vita fosse dura;
sono stanca di chi lascia la finestra aperta perchè va a fumare e poi io mi becco l'influenza;
sono stanca di chi non dice le cose in faccia cosicchè possa migliorarmi, ma sa solo sparlare alle spalle;
sono stanca di questa maledetta tosse schifosa che non se ne va, mannaggia a lei!

OGGI SONO DAVVERO STUFA!!!!!!

giovedì 2 ottobre 2008

Da tempo non prendevo il tram la mattina. Oggi, complice una sottospecie di influenzetta bastarda, ho deciso di farmi accompagnare in macchina dall'uomo e poi prendere un unico mezzo di superficie al posto del solito saliescendi con la metropolitana di mezzo.
Con tre quarti d'ora di strada si fanno in tempo a vedere moltissime cose: i due fidanzatini in bicicletta che, fermi al semaforo, si scambiano un bacio fugace, prima di ricominciare a pedalare; la sciura capelli bianchi con una pettinatura che fa invidia ad Amy Winehouse tanto si eleva al di sopra della sua testa; e i lavori al teatro lirico con l'impietoso cartello "rimozione degli arredi interni" che ti riporta a qull'ultimo spettacolo visto lì con la tua classe, alle luci del foyer e alla penombra della platea mentre ti accorgi che la prof. di lettere seduta la fila dietro la tua è partita a russare sonoramente...
A sapersi guardare attorno la città offre sempre tanti spunti, tante visioni inaspetatte.
Stamattina va meglio di ieri, ma decisamente ho avuto giorni migliori. Unica consolazione è che è già giovedì: appena svegliata ero convinta fosse solo mercoledì!!

martedì 30 settembre 2008

Solo l’amare, solo il conoscere
conta, non l’aver amato,
non l’aver conosciuto.
Dà angoscia
Il vivere di un consumato
amore.
L’anima non cresce più.
Ecco nel calore incantato
Della notte che piena quaggiù
tra le curve del fiume e le sopite
visioni della città sparsa di luci,
echeggia ancora di mille vite,
disamore, mistero e miseria
dei sensi, mi rendono nemiche
Le forme del mondo, che fino a ieri
erano la mia ragione di esistere.
Il pianto della scavatrice (Pier Paolo Pasolini)


E allora ciò che conta è il mio presente stretto fra le mani, che pure è evanescente ed indecifrabile.
Sforzarsi di coltivare qualcosa dentro di noi, che ci sorpassi, che dica di più, al mondo, su noi stessi e non ci appartenga al tempo stesso.

Giornata iniziata male e in continuo peggioramento: casini sul lavoro e mal di gola galoppante. Unica consolazione l'uscita anticipata causa sciopero mezzi, ma proprio stasera che l'uomo mi rientrerà ad orari assurdi. Insomma.. tutto storto!

lunedì 29 settembre 2008

Burn after reading

La chiave sta tutta in uno degli strepitosi dialoghi fra l'agente della CIA ed il suo superiore che, aggiornato sui fatti, congeda il sottoposto con un "Ne riparliamo quando...quando tutto avrà un senso".
C'è un cadavere di mezzo, uomini e donne come pedine impazzite che agiscono in preda alla paura ed alla vanità e inopportuni ex agenti in cerca di riscatto. "Burn after reading" dei fratelli Coen è molto più che una sottile presa in giro del genere spy-story, ovviamente, eppure non riesce a convincermi del tutto.
Forse sono io che non riesco ad amarli quando si danno al genere comico proprio perchè in ogni loro film, anche nel più drammatico, lo humour nero, caustico dei registi, è sempre presente e dà corpo alle storie. Costruire un intero film su questo tipo di umorismo invece, a mio avviso, non gli riesce del tutto.
I personaggi sono - volutamente, certo - delle macchiette verosimili, ma stereotipate costruite apposta per generare simpatia nei palati fini e per dare l'occasione ad una squadra di attori bravissimi di esprimere tutta la loro cosiddetta gigioneria.
Oh sì, Pitt è irresistibile quando tenta di fare lo sguardo minaccioso, Malkovich è una nevrosi unica, Clooney è l'idiota perfetto e Swinton e McDormand sono come sempre favolose. Sì ok: ma a parte questo?
In quest'universo nevrotico e gretto tutti sognano un po' di amore, ma lo cercano nelle direzioni sbagliate e, soprattutto, coi mezzi sbagliati.La storia non esiste, ed infatti alla fine tutti o quasi i personaggi scompaiono, chi ucciso, chi in fuga. I corpi vengono fatti sparire: nessuno è mai esistito.E resta anche nello spettatore un senso di vacuità che non mi appaga.
E' come se i Coen avessero dilatato una loro inclinazione per l'umorismo nero, declinandola in 96 minuti.
Il buon cinema non è solo questo però, non è un esercizio di stile, un divertissement per snob. Ho riso anch'io, ma da loro mi aspettavo MOLTO di più.

giovedì 25 settembre 2008

TRA STORIA E DIARIO

Tagliamo corto e diciamolo
vivere è inopportuno
sopravvivere inelegante
per chi è postumo ormai
dello scambio indecente
tra storia e diario

Diciamolo chiaro
i postumi per quanto facciano
non sanno stare al mondo

E' una questione di stile.

I. Evangelisti

Giornata storta. Non ne posso più di vedere chi amo così sotto stress. A volte mi vien voglia solo di scappare in campagna a zappare la terra.
...Lo so...non ci crede nessuno.

lunedì 22 settembre 2008

14° e 15° e 16° giorno

Siamo in autunno: è ora che concluda il mio resoconto, per cui accorperò gli ultimi 3 giorni e mi butterò l'estate alle spalle.

17/08/09
La giornata si preannuncia pesante: dobbiamo portare Tia in stazione, prendere il treno per Figueres e visitare il Museo Dalì. Troviamo con un po' di fatica la stazione, ci carichiamo come asini con tutti i nostri bagagli e attendiamo il nostro treno. Si tratta di un regionale che, a quanto suggerisce la banchina stracolma, sarà piuttosto pieno. Con abile mossa (la eli si lancia a prendere posto mentre il freghino arranca dietro con le nostre borse) riusciamo a guadagnarci il nostro posticino tranquillo, mentre già qualche passeggero è costretto a rimanere in piedi.
Il viaggio scorre tranquillo sino ad una stazione sperduta in mezzo al nulla: fermi per più di 40 minuti a causa di un pazzo che, qualche chilometro più avanti, ha pensato bene di piazzare una macchina sulle rotaie. Quando ripartiamo abbiamo già accumulato un'ora di ritardo, ma alla fine giungiamo a destinazione.
Figueres è minuscola e coi nostri borsoni facciamo sì e no 50 metri prima di stravaccarci ad un chiosco per mangiare. L'hotel dista solo 800 metri, ma, carichi come siamo, mi paiono chilometri e chilometri. L'albergo è carinissimo: sta a 2 minuti a piedi dal museo di Dalì e sulla sua facciata si contano decine di enormi farfalle.
Troviamo la prima receptionist, dall'inizio del viaggio, che parla italiano, molliamo le valige nella camera ancora da sistemare e ci fiondiamo nel regno di Dalì.
Impossibile raccontare a parole cosa significhi entrare nel museo del grandissimo artista, che ci accoglie con le sue guglie a forma d'uovo.
Ci troviamo davanti a cadillac guidate da manichini avvolti dall'edera, innaffiati all'inserimento di una monetina, all'interno dell'autovettura; dipinti giganteschi dell'amata Gala; pupazzi avvolti nella cartapesta; vasche da bagno e comodini appesi al soffitto e mille altre stravaganze.
Dalì era un eccessivo, lo sappiamo bene, ma nella sua follia creativa riesce spesso a catturarmi ed ammaliarmi, a farmi credere in un mondo fantastico finalmente reale.
Passiamo dentro al Museo circa 2 ore e quando usciamo siamo talmente stanchi e frastornati che abbiamo solo voglia di lavarci e riposarci finalmente in una camera decente dopo i 2 giorni a Barcellona. La sera passeggiamo un po' per il centro del paese: è molto raccolto e a suo modo romantico, a dimensione uomo. Assaporo la mia ultima cena spagnola: cannelloni! Lo so: sono pessima!
Ci addormentiamo vagamente preoccupati per l'indomani incerto, senza sapere se ci toccherà andar per mare o riusciremo a rimettere in sesto la poderosa Tia.

18/08/08
Sveglia presto per Luca che va a recuperare i biglietti del treno. Abbiamo i minuti contati. Io intanto sistemo le borse (più o meno..sono un po' imbranata) e mi preparo per la colazione lampo.
Ingolliamo senz amasticare brioche e caffè e ci buttiamo in strada: vogliamo prendere il bus stavolta perchè siamo troppo carichi e stanchi per farcela a piedi!
Riusciamo a prenderlo al volo e arriviamo per tempo in stazione. Il viaggio stavolta fila liscio e alle 11 siamo a Barcellona.
Luca mi molla in stazione e parte con Tia alla volta dell'unico gommista che dovrebbe essere aperto. Il miracolo avviene: ci può cambiare la gomma!
In teoria dovrebbe metterci mezz'ora, ma ben presto il tempo preventivato passa ad un'ora. Intorno a me vanno e vengono vari passeggeri, persino dei ragazzi italiani.
Intanto anche la carta di credito di Luca decide di abbandonarci e il mio povero amore deve farsela a piedi sino in stazione per prendere il mio bancomat.
Sono passate 2 ore: non sopporto più òa voce dell'annunciatrice.
Luca riesce a pagare: ora deve solo fare benzina e tornare da me.
Sono passate 3 ore: odio il bambino che schiamazza, corre e mi guarda ridendo e, probabilmente, insultandomi nella sua lingua sotto lo sguardo di silente quanto inutile rimprovero della madre.
Finalmente arriva il mio centauro. Sono quasi le due: vorrei mangiare, ma Luca è stracotto e vuole partire, non lo contraddico nemmeno.
Ci aspettano più di 500 Km sino a Marsiglia: non sarà una passeggiata e siamo partiti anche tardi.
Durante il primo tratto di strada prima del confine son preda anche di un paio di attacchi di sonno. Mi addormento qualche secondo e appena mi riprendo, di soprassalto, mi sveglio del tutto dallo spavento! La strada scorre, il sedere fa male, la schiena pure. Sosta panino. C'è un vento pazzesco, in moto si sente molto.
Passiamo in confine, andiamo avanti.
Ci fermiamo a mangiare qualcosa in un autogrill. Prendo qualcosa che dovrebbe somigliare ai Chicken McNuggets di McDonald. Errore: sono alette di pollo. Trangugio.
Il sole sta calando, l'aria si fa meno calda, il vento s'è un po' calmato.
Arriviamo a Marsiglia che è ormai sera. Il cielo è ancora rosato dal tramonto, il mare è calmo, si vedono le luci del porto.
Sono stanchissima, sono felice.
Penso a Stefania, a come lei avrebbe apprezzato quel momento, a come avremmo potuto condividerlo. Nel rumoroso silenzio del casco le parlo, le racconto come mi sento, come la vorrei accanto.
E' incredibile quanti amori ho già perso..eppure l'unica persona che mi abbia davvero ferita resta solo lei..e solo lei quella che più mi manca.
Dopo svariate peripezie giungiamo in hotel. E' ormai buio, sono quasi le 22.
Marsiglia di notte è splendida. Sarebbe bello visitarla, ma siamo stremati.
Ci addormentiamo guardando Rai Uno..finalmente un po' di italiano, dopo 2 settimane!
L'indomani ci aspetta una tappa impegnativa, ma è l'ultima: possiamo farcela!
19/08/09
Faccio sfoggio del mio francese col concierge: mi piace un mondo! Passo anche qualche minuto a sfogliare Le Monde e mi sento davvero fiera di me stessa. Per così poco? Sì, perchè quella maledetta lingua non l'ho vinta a scuola, ma qui, sul campo, me la cavo senza problemi. Una bella soddisfazione!
Partiamo e so che è l'ultimo viaggio, l'ultimo sforzo.
E' una giornata splendida, non c'è il solito vento maledetto, il mare che intravediamo è di un azzurro da togliere il fiato.
Mancano 450 Km che sommati a quelli di ieri fanno..beh, fanno una eli ed un luca davvero OLTRE il concetto di stanchezza.
Non ho molto da segnalare. Passato il confine Luca accelera un po' ed il viaggio per me si faun pochino più impegnativo, ma stringo i denti: ormai, lo ammetto senza falsa modestia, sono una mezza motociclista anch'io e so che posso farcela.
E ce la facciamo infatti. Arriviamo a casa dei miei, in Liguria, nel pomeriggio inoltrato. Siamo stanchi, maleodoranti ma felici.
Il viaggio è finito. Per ora non c'è un - TO BE CONTINUED -
Per ora.









venerdì 19 settembre 2008

13° giorno

Luca si alza presto e parte alla ricerca del gommista mentre io cerco di riaddormentarmi senza successo. Guardo un po' di tele, ma poi decido di fare quattro passi per il quartiere. Ovviamente non c'è nulla nel raggio di chilometri e gli spagnoli si mostrano sin troppo interessati al mio passaggio, per cui preferisco tornare presto in zona ed aspettare luca nel parchetto davanti all'hotel. Intanto chiamo Laura e mi faccio raccontare l'estate monegliese: la Liguria mi manca, lo ammetto e mi mancano i miei amici, con cui ho condiviso tutte le estati della mia vita.
Luca torna mediamente cotto: c'è un solo gommista che potrebbe essere aperto il lunedì seguente. Decidiamo di tentare la fortuna, passare la giornata in giro e l'indomani, domenica, andare a Figueres come da piano di viaggio, ma in treno anzichè in moto. Alla peggio ci toccherà prendere una costosissima cabina su una delle Grandi Navi Veloci che partono dal porto alla volta di Genova. Il pensiero di farmi 18h di traversata marittima non solo non mi piace, ma mi terrorizza proprio. Non c'è molto da fare comunque e quindi partiamo alla scoperta della città.
Quasta volta sono io a dirigere il giro, a decidere dove andare, per cui, cartina della metro alla mano, scelgo, come prima meta, Passaig de Gracia con le sue case, Batllò e Milà, che nel 2003 non avevo potuto vedere.Il vialone è ampio, arioso, davvero bello. Ai lati si affollano i negozi che a Milano sono relegati negli angusti spazi di via Montenapoleone. Sia io che Luca sbirciamo qua e là con facce stanche ma curiose.Casa Milà, che secondo la mia guida di 5 anni prima è l'unica visitabile, ha già una coda infinita davanti all'ingresso. Ci sediamo su una panchina per decidere se affrontare o meno la prova: ci basta uno sguardo per capire che non ne abbiamo la forza. Scatto qualche foto all'esterno, anche se so che la vera meraviglia sta sul tetto, e poi ripartiamo.
Casa Batllò ha un che di modesto, pare volersi mimetizzare fra gli altri palazzi. Alta, dalle forme sinuose e dalla facciata che ricorda le squame di un pesce: difficile passare inosservata.Incredibile ma vero, è aperta al pubblico da pochissimo; la coda è molto contenuta infatti e stavolta ci buttiamo.Gaudì era un Genio. La casa non solo è esteticamente bellissima nella sua particolarità, ma è anche e soprattutto estremamente funzionale. Ogni soluzione ideata dal grande architetto è volta a sfruttare al meglio la luce naturale e le correnti d'aria esterne. E' come se l'abitazione fosse un immenso essere vivente, un organismo meraviglioso capace di stupire sempre.
I lucernai illuminano le stanze, sistemi di aereazione tanto semplici quanto efficaci portano il fresco in tutta la casa. Le linee sono prevalentemente curve, tutto è armonioso, perfetto.
Giriamo a bocca aperta per più di un'ora fra le varie stanze fin sul tetto, passando per l'innovativo solaio dove, a differenza delle case dell'epoca, circolano aria e luce in abbondanza, cosa che favoriva l'asciugatura dei panni ed impediva il ristagnare di odori molesti.Ci dirigiamo poi nuovamente verso la metropolitana per spostarci verso la Sagrada Familia, più che altro alla ricerca di cibo, dato che la cattedrale era già stata una discreta delusione per me e non ho intenzione di spendere altri soldi per visitarla.
La parte terminata da Gaudì è estremamente affascinante, ma il nuovo cantiere lascia molto perplessi. La chiesa ha un che di finto e non esiste un vero e proprio filo conduttore, l'armonia di fondo è persa in un progetto forse troppo ambizioso che poteva essere portato a termine solo dal suo eccentrico e geniale creatore.
Mangiamo ad un chioschetto e ci riposiamo un po'. Per fortuna mi tiene in piedi l'entusiasmo per Barcellona, sennò sarei già stravaccata su una panchina, incapace di muovermi.
E' la volta di Montjuic. La prima volta ci ero arrivata facendo un pezzo col Transboreador Aereo e poi gambe in spalla su per la collina. Stavolta prendo subito la funicolare che porta in cima al Castello, nonostante la mia ben nota avversione per l'altezza.

In realtà non è che si sfiorino chissà quali vette, ma il dondolìo della cabina mi dà comunque qualche pensiero e non vedo l'ora di giungere in cima.
Adoro Montjuic: da questo colle e dal suo castello, si domina tutta la città.Luca è molto stanco e si concede una mezz'oretta di riposo sdraiato sulla panchina.Io mi godo il vento ed il sole, guardo Barcellona e mi sento a casa.Passo una mano fra i capelli di Luca pensando a quanto sono felice, a quanto, esattamente lì ed in quel momento, tutto sia perfetto.A fianco a noi ci sono 2 ragazzi americani che discutono della salute del pianeta. Penso abbiano intorno ai 20 anni e sono così indignati! Mi piace ascoltarli, ascoltare la loro rabbia, i loro ragionamenti, le loro idee: mi danno speranza. E poi faccio pure esercizio d'inglese così! ;-)
Riprendiamo il cammino per rientrare in albergo e decidiamo già di non allontanarci troppo la sera: siamo cotti. Per cena ci infiliamo in un locale che fa le pizze non molto distante dall'hotel: siamo in pochi dentro e si sta bene. Andiamo a dormire presto dato che l'indomani ci tocca mollare Tia in stazione e prendere il treno verso Figueres.
Prima di addormentarmi penso 3 cose:
1) è la mia ultima notte a Barcellona, la città che adoro e questo mi spiace
2) è la mia ultima notte nell'hotel Travessera e questa è cosa buona e giusta
3) domani sarò a Figueres, la cità di Dalì e non vedo l'ora...
- TO BE CONTINUED -






mercoledì 17 settembre 2008

12° giorno

Ci lasciamo Huesca alle spalle con la nostra gomma sempre più quadrata e ci mettiamo
in marcia verso Barcellona.Sono preoccupata per il pneumatico, ma non riesco a non pensare che sto tornando nella mia città estera preferita.

Flashback Capodanno 2003:
Io, 'Gnuccia, il Gregario, il Baluba Capo e Rolly approdiamo a Barcellona. Seguono 4 giorni di delirio, sempre con un tasso alcolico spaventoso nel sangue, sempre in giro la notte, persi nel porto, a vagare sulla spiaggia, nei vicoli. Ci cacciano da una discoteca, ci ubriachiamo sulla Barceloneta, mi ritrovo sdraiata per terra, la notte dell'Ultimo, a ballare non ricordo cosa. Disperati tentativi di riconquistare Teo, leggero skazzo con la Ste, città meravigliosa da visitare.. Parc Guell, la Sagrada, Montjuic, il Parco della Ciutadella..Ricordo tutto. Ricordo che avevo 21 anni e mi sentivo VIVA.Allo scoccare della mezzanotte correvo verso Plaça Catalunya senza paure nè buoni propositi, senza zavorre di alcun tipo: correvo verso un futuro incerto, da sola.
Felice. Questa era stata Barcellona per me.

Arriviamo all'Hotel Travessera relativamente presto nel pomeriggio. Ho già parlato di questo ORRENDO albergo e non aggiungerò altro. Luca mi lascia in stanza e parte alla ricerca di un gommista aperto o che possa aprire l'indomani, dato che è Ferragosto. Io boccheggio un po' sul letto, infastidita dalla camera, ma felice d'essere lì.
Quando rientra ci riassettiamo e partiamo verso del Parc Guell che dista circa un quarto d'ora a piedi dall'hotel.A differenza di 5 anni prima, visitiamo anche le due villette poste di fronte alla
famosa scalinata col lucertolone simbolo del parco.
E' tutto familiare per me, gironzolo cercando le parti che potrei aver saltato durante la mia prima visita e cerco di evitare i ricordi dolorosi di un'amicizia persa.
Luca è abbastanza stanco ed io non voglio stare troppo tempo in giro dato che abbiamo anche tutto il giorno seguente, per cui ci limitiamo ad una passeggiata sulla rambla sino ad arrivare al mare, nei pressi del Maremagnum.
C'è veramente TANTA gente: non siamo quasi più abituati! Persino a Huesca, dove c'era l'intero paese in festa, c'era meno ressa! Ci fermiamo a mangiare sulla rambla e dopo 4 bicchieri di sangria inizio a straparlare. Sono davvero contenta però. Conosco Barcellona, conosco i suoi angoli, le strade che non farò con Luca. E' come se fossi depositaria di altri segreti, come se sapessi, in ogni istante, che c'è DI PIù.
Torniamo in hotel presto e alle dieci siamo già a letto. Segue una nottata da incubo con l'aria condizionata rumorosissima ed inefficacie, gli autobus che passano continuamente sotto la nostra finestra e le urla e gli schiamazzi sino alle 4 di mattina.
Per "fortuna" la mattina dopo posso riposare un po' mentre Luca, povero tato, va ancora alla disperata ricerca del gommista.
- TO BE CONTINUED -

martedì 16 settembre 2008

Italo luna storta Evangelisti

Leggo "Madre" come sempre un po' intimorita, ma cercando di dar corpo alla mia poesia.
Sono in piedi davanti a persone che stimo, scrittori, poeti.
In prima fila Italo Evangelisti, un uomo di carattere, un uomo che ama le parole, un poeta che odia le poesie "del mare, del sole e dei gabbiani che volano".
Quando torno a sedermi lui si volta e mi dice solo "Brava".
Solo dopo scoprirò che mi aveva lodata anche durante la mia lettura.
Questo amo dello scambio di poesie/idee/parole con chi scrive: ti capita d'essere apprezzata da persone che stimi e questo ti fa crescere, aumenta la tua consapevolezza, la tua voglia di migliorarti.
Italo Evangelisti era un poeta esuberante, pieno d'energia, un uomo che declamava le sue poesie con una forza inconsueta, con passione e coinvolgimento.
Italo Evangelisti, l'avrete capito, non c'è più. Un incidente stradale pochi giorni fa.
Volevo continuare il resoconto del mio viaggio spagnolo, ma oggi mi fermo a rendere omaggio ad una persona che stimavo, ad un Poeta poco conosciuto eppure tanto dotato.
Va a far compagnia ad Alessandro e Marino, altri straordinari poeti, cui rivolgo spesso il pensiero, cui domando scusa se non scrivo più, se non sono stata capace (almeno sino ad oggi) di fare un passo avanti.

elisa

lunedì 15 settembre 2008

tempo relativo

Un week end che mi è parso infinito.
Venerdì sera rimpatriata delle medie: mi ritrovo a parlare di mutui, convivenze e lavoro con ragazzi/e con cui al massimo parlavo di compiti e professori. Siamo passati da "lo sai con chi sta filando tizia?" a "lo sai quanto figli ha caio?".
Sono rimasta spesso zitta, in bilico fra il voler raccontare la mia vita e l'assoluta mancanza di curiosità circa i particolari delle vite degli altri; non per egocentrismo, ma perchè al di là del sapere che stanno bene, non mi interessava nulla di più, lo trovavo senza senso.
Queste rimpatriate sono strane: non siamo lì per tornare a formare un gruppo, per riallacciare amicizie morte e sepolte; basterebbe incontrarsi per strada, aggiornarsi velocemente sulle ultime novità e perdersi ancora.
Sabato invece giornata di depressione e solitudine totale. La mattina, dopo aver convulsamente riordinato e lavato la casa mi sono decisa ad andare al Milano Film festival. La prima volta che vi ho partecipato, due anni fa, l'avevo fatto per sopravvivere, per buttarmi fuori di casa, per emanciparmi dal bisogno di fare sempre le cose con qualcuno. Ero andata, da sola, mi ero immersa nell'atmosfera del festival, nei film. Mi ero seduta sui gradini del Piccolo a bere una birra in compagnia di sconosciuti, parlando, fiduciosa con tutti, desiderosa di un contatto umano qualsiasi.
Quest'anno sono andata sola, pur non essendolo più, ma sentendomi nello stesso modo di due anni fa. I corti che ho visto erano molto carini, soprattutto "Socket" e "La maison en petits cubes", e come sempre mi è piaciuto sentirmi spettatrice privilegiata di film che difficilmente potrò mai rivedere. Il loro essere così effimeri è un valore aggiunto che adoro.
Ho poi vagato un po' per il centro, frastornata dal mal di testa e col cuore gonfio, bisognosa di andare e non pensare. Avevo fame, ma non volevo mangiare. Mi sentivo sola, ma la folla mi infastidiva.
Ho incontrato un compagno delle superiori: la moglie è incinta e lui è felicissimo. Lo chiameranno Luca e gli faccio tanti auguri.
Mi infilo da Promod, compro qualcosa che mi sta pure bene. Sono quasi le due: devo mangiare qualcosa. Spizzico è pieno, McDonald non mi piace. Opto per la libreria e mi compro una raccolta di Buzzati; con lo sconto la pago solo 2 neuro e 50.
Sta per scadere il biglietto della metro: torno a casa, sono quasi le tre e non ho ancora mangiato.
Come da copione passo all'Unes e mi prendo qualcosa di precotto da riscaldare nel micronde. Mangio in silenzio, la tele di sottofondo, danno "Laguna Blu".
La testa mi scoppia, decido di dormire. Mi risveglio alle sei e mezza e respiro piano, penso che ho ancora un'ora da passare sola, poi finalmente riavrò il mio Luca.
Faccio il bagno, ma non mi sento meglio, ho ancora le lacrime che premono sul fondo degli occhi.
Mi sforzo di restare impassibile, ma sono triste e non riesco a non piangere.
Triste per cosa? Perchè?
A dirla tutta non ho una risposta. Capita.
La sera andiamo ad una festa di paese e mangio il panino con la salamella. Si balla il liscio, ma non sono abbastanza ubriaca. La sera mi addormento e penso che voglio archiviare questa giornata, troppo simile a quelle che ho vissuto per tre anni, troppo piena di un vuoto incolmabile e denso.
Domenica va meglio, forse sabato sentivo semplicemente il tempo.
Il mio tempo Passato.

venerdì 12 settembre 2008

11° giorno

Ci svegliamo con un clima incerto. Il sole latita e non possiamo usare la moto: bisogna risparmiare la gomma per arrivare a Barcellona!
Luca il giorno prima ha fatto qualche tantativo per trovare un gommista, ma, ovviamente, siamo incappati nella settimana di festa di Huesca e sono tutti chiusi.
Dedichiamo la mattinata proprio alla cittadina che ci ospita: c'è poco da vedere in realtà, ma la chiesetta romanica e il Duomo sono molto belli, anzi, mi piacciono quasi più della Cattedrale di Burgos!
Il tempo intanto volge al brutto e iniziano a cade due gocce. Ci ripariamo in un bar dove mangiamo un panino mentre aspettiamo l'orario per il treno che ci porterà a Saragozza.
In realtà non ne ho NESSUNA voglia, ma Luca insiste: non possiamo perderci la città dell'Expo 2008! In treno mi addormento miseramente, sono davvero stanca.
A Saragozza c'è quasi il sole e fa decisamente più caldo.
Ci dirigiamo verso la Cattedrale e ci troviamo davanti a un edificio che ricorda molto i tetti assai più nordici incontrati a Vienna l'anno scorso. E' strano ritrovare le stesse tegole colorate in Spagna.
L'interno è maestoso, ricco, quasi opulento, ma tutto sommato ben equilibrato con gli spazi.
Troviamo anche uno splendido, seppur poco illuminato, affresco di Goya, artista che apprezzo molto.
Dopo una breve sosta per far riprendere la eli che si trascina stancamente e stoicamente dietro a luca, ci incamminiamo verso il Palazzo che ospita il Parlamento d'Aragona, il Castillo de la Aljafería. La strada non è proprio poca e abbiamo un breve ed intenso momento di scazzo, o meglio ancora, di sclero della sottoscritta.
Ricordo solo d'essermi sentita persino avvampare da quanto ero arrabbiata. Purtroppo la stanchezza mi porta a perdere le staffe per un niente. Luca come al solito incassa un po', si arrabbia docilmente e il tutto finisce lì.
Del resto ci vuole pazienza da entrambe le parti!
Il Castello è stupendo, soprattutto la parte araba.
Il giardino ospita alcuni alberi di arance e ci si perde nei disegni degli archi che lo incorniciano.
Alcune parti sono state ricostruite sulla base degli elementi rimasti intatti e si legano in modo quasi armonioso con questi ultimi.
Il Palazzo ha due anime: quella moresca e quella cristiana.
La seconda parte è ugualmente bella e riguarda le sale interne dove si incontrano soprattutto soffitti a cassettoni ricchi ed elaborati.
Decidiamo di avviarci verso la stazione a piedi dato che la strada da percorrere è inferiore a quella già percorsa (della serie: ce la posso fare) e ci imbattiamo in una serie di fontanelle e panchine dalle forme particolari, probabilmente poste in occasione dell'Expo che quest'anno ha per tema l'acqua. A dire la verità il tutto dà un po' l'impressione d'essere posto lì per caso e non in via definitiva, ma la zona è abbastanza isolata e, tutto sommato, queste piccole "cascatelle zen" la riqualificano non poco.
Sul treno del ritorno riesco a non dormire, ma la sera mi tocca cenare in hotel dato che non ho la forza di girare per cercare un posto dove si cucini qualcosa che mi vada a genio.
Alla fine della fiera mi devo accontentare di un (pessimo) melone e di un dolce chiamato "piramide di cioccolato" che..ma non fatemene parlare, potrei rimettermi a piangere!!!
La sera, come avrete capito, crollo subito a letto. Il mio pensiero positivo, con cui mi cullo prima di sprofondare nell'oblio (ossia dopo circa 4 secondi) è che domani sarò nella "mia" Barcellona, dopo 5 anni.
E non vedo l'or..ZZZZZZZZZZZZZZZZZZ...

- TO BE CONTINUED -


giovedì 11 settembre 2008

10° giorno

Mi sveglio un po' a fatica, ma abbastanza riposata. Nonostante fossimo esattamente di fronte alla ferrovia sono riuscita a crollare senza sentir passare nemmeno un treno.

La mattina vogliamo visitare l'interno di 'sta benedetta cattedrale di Burgos, poi potremo partire in direzione di Huesca.
Ci aspettano quasi 400 Km di marcia, ma decidiamo ugualmente di concederci prima la visita alla chiesa. Quando arriviamo davanti è ancora troppo presto, ma tempo 5 minuti e si è già creata una discreta coda.
Finalmente entriamo.
Delusione. Come fai a riempire di pesantissimi elementi barocchi una chiesa gotica???!
C'è oro un po' ovunque, statue di santi e madonne coloratissime che contrastano col candore delle volte.
L'unica cosa davvero bella è la cupola, ma per il resto giro distratta fra le colonne facendo due o tre foto svogliate alle poche cose degne di nota.
Per fortuna si recupera un po' col chiostro, ordinato e pulito, ma deturpato da alcune statue moderne in pose strane. Ce n'è una, ad esempio, appoggiata al pozzo medievale, intenta a parlare con un invisibile interlocutore che Luca si appresta subito ad incarnare facendosi immortalare al suo fianco. Guadagnamo in fretta l'uscita e torniamo in hotel per prepararci.
Luca mi fa notare la gomma posteriore: è praticamente quadrata! Il peso notevole sul retro (eli + bagali) e la strada quasi tutta dritta, l'hanno complematemente lisciata.
Siccome sono paranoica inizio a temere che il pneumatico non regga e mi faccio il viaggio un po' sulle spine.
La strada è drittissima e mano a mano che ci avviciniamo a Huesca i centri abitati si fanno più rari. Il territorio è brullo e il vento tira forte: luca deve tenere Tia quasi sempre un po' piegata per non sbandare. L'unico neo di questa strada (come di quasi tutte quelle percorse in Spagna) sono proprio le forti raffiche di vento: io stessa, nonostante il lungo rettilineo, devo rimanere appoggiata al serbatoio per stabilizzare un po' la moto.
Senza troppe difficoltà raggiungiamo il nostro hotel un po' sul tardi. Il posto sembra carino e scopriamo che ci sono fiumi di bancarelle a pochi passi da noi: è la festa di San Lorenzo e per una settimana la città si dà ai festeggiamenti.
Siamo soddisfatti e non troppo stanchi, così decidiamo di riposare un po' e poi fare quattro passi fra le bancarelle.
Ma qualcosa ci blocca: la malefica chiave elettronica non funziona!
Luca si incaponisce per 20 minuti buoni prima di riuscire a far sbloccare la porta! Eravamo un tantinello irritati.
A parte questo la camera è luminosa e abbastanza grande, ha persino un balconcino.
Dopo il giusto riposo decidiamo di fare una passeggiata e di cercare anche un posto dove cenare. Impresa, come sempre, assai ardua. Tutti gli abitanti di Huesca indossano qualcosa di verde, il colore tradizionale della festa, e prendono il solito aperitivo..nessuno mangia..inizio ad odiarli!!
I pochi ristoranti offrono menù principalmente a base di pesce/verdure o carne alta, tutte cose che sua Grazia la Eli non mangia. Mi rendo conto d'essere una discreta stracciamaroni, ma alla fine ci accontentiamo di una crepes salata..e io anche di quella dolce, avevo troppa fame!
Stanchi, ma felici (e dopo aver litigato 10 minuti con la porta) ce ne andiamo a letto.
- TO BE CONTINUED -

mercoledì 10 settembre 2008

9° giorno

A Santander pioviggina. Il cielo è grigio, l'aria umida e fredda.
Indosso la mia maglietta rossa con stampato "Honda VTR" ed il nome sul retro.
Cerco di convincermi che andrà bene, ma io ODIO la pioggia.
Carichiamo la moto e indossiamo subito l'attrezzatura antipioggia. Ciò mi indispone ancora di più, tanto più che, incastrata nei vari strati di indumenti da moto, le mie mutande pensano bene di infilarsi fra le chiappe e non muoversi più: una sensazione quanto meno sgradevole.
Parto insomma, come avrete arguito, un po' col piede sbagliato.
Dobbiamo raggiungere l'altopiano dove si trova Burgos e so già che non faremo l'autostrada, ma la Nacional. In realtà anche questa tipologia di strada è tenuta abbastanza bene e non è affatto impervia, ma è comunque una strada a scorrimento più lento e con qualche curva il che si traduce in maggiore stanchezza per me.
Come se non bastasse, quando iniziamo a salire verso i 1000 metri dell'altopiano, ci ritroviamo immersi in un'atmosfera da periferia milanese con nebbia fitta e pioggerella del menga che rende ancora più difficoltosa la visione della strada.
Luca guida piano, attento, e persino io sento la moto più pesante a quella velocità.
Superiamo due ciclisti (pazzi) che stringono i denti nella foschia densa intorno: fa anche abbastanza freddo.
Il paesaggio è molto particolare: ci sono dei muretti a secco bassi che mi ricordano, non so perchè l'Irlanda, e paesi fantasma in cui non si incontra un'anima.
Finalmente la nebbia si dirada ed ricominciamo a scendere un po' sino a rivedere il sole. Intorno abbiamo una pianura sconfinata ed un cielo infinito sopra la testa. Ci fermiamo per una brevissima sessione fotografica. Si vede in lontananza un lago spazzato dal vento, conla superficie appena increspata da piccole onde di schiuma bianca. Le solite mucche pascolano placide e io tento di mettermi a posto la biancheria intima. Uno spettacolo penoso.
Ripartiamo quasi subito: il mio malumore è piuttosto evidente e sono già un po' stanca, ma cerco di non rompere troppo le scatole a Luca.
La strada è ancora un saliscendi dritto e brullo; intorno incontriamo continuamente i giganteschi "mulini" per la raccolta dell'energia eolica.
Iniziano finalmente le curve, piccoli canyon aridi, depressioni del terreno che prima vediamo dall'alto e in cui poi ci troviamo immersi. Passiamo attraverso paesini dimenticati dal mondo.
Arriviamo a Burgos intorno alle 15:30 dopo 5h di strada. Sono affamata, stanca e con le palle che girano ad elica.
Troviamo un posto dove pranzare, ma alla fine della fiera tocco cibo solo alle quattro: ero ormai isterica!
Luca fa del suo meglio, mantiene la calma anche quando ringhio e quasi mordo, ma sono proprio "oltre".
Arriviamo in hotel che sono quasi le 17 e vorrei solo ronfare. Luca mi concede un'ora di pausa e poi ci ributtiamo in sella per andare a visitare la cattedrale "..che se no non ce la facciamo a vederla, è un peccato!..". Lo ammetto: ho istinti omicidi nei suoi riguardi.
La cittadina è deliziosa, ma io sono in coma. La cattedrale è sì aperta sino alle 19:30, ma consentono l'ingresso solo entro le 18:30, ergo: siamo fregati.
Giriamo un po' per la splendida piazzetta e ci godiamo l'esterno della chiesa veramente stupendo. Ammetto d'essere troppo stanca per capire anche solo dove sono e dopo quattro passi nei dintroni, decidiamo che Luca avrebbe digiunato (era stanco e non stava benissimo) e io avrei recuperato un panino da consumare in albergo.
Detto fatto, siamo corsi in camera e penso di essere crollata intorno alle nove..mi apre quasi di ricordare ancora la luce del sole fuori dalle finestre!
Ecco, il nono giorno l'ho un po' odiato. Ora come ora, comodamente seduta alla mia scrivania, posso dire che la vacanza in moto è comunque molto bella e non escludo certo di rifarla, ma ammetto anche di aver un po' tirato la corda ed essermi buttata in qualcosa che forse è troppo per me. Quando viaggio sulla due ruote mi metto sempre in gioco: paura, stanchezza, dolore alla schiena e a muscoli che ignoravo di avere..superare tutto ciò mi fa stare bene.
Ma in qualche modo non mi appartiene ed una violenza che faccio a me stessa, me ne rendo conto. Forse non ho ancora trovato la giusta via di mezzo...
- TO BE CONTINUED -





martedì 9 settembre 2008

e se domani non esistesse?

Da "Il sole 24h" di oggi:
"A Ginevra è cominciato il conto alla rovescia per Lhc, il più grande acceleratore di particelle al mondo alla cui realizzazione hanno contribuito anche molte aziende italiane. Alle 9.30 di domani il primo fascio di protoni compirà un giro completo del gigantesco anello che corre per 27 Km nel sottosuolo, a 100 metri di profondità sul confine tra Francia e Svizzera. Un giro di rodaggio che è l'inizio di un'eccezionale avventura scientifica perché nei prossimi anni questa macchina, costata oltre 6 miliardi di euro, riprodurrà le condizioni iniziali presenti nell'Universo pochi attimi dopo il Big Bang. Lhc farà scontrare due fasci di protoni con energie fino a 7 volte superiori a quelle degli acceleratori utilizzati oggi per osservare le diverse particelle elementari che si formeranno da queste collisioni. Scopo dell'esperimento è cercare una nuova fisica oltre il «modello standard», l'attuale teoria delle particelle elementari coerente con la scoperta dei bosoni W e Z del Nobel Carlo Rubbia, che mostra però più di un problema nel descrivere la struttura dell'Universo."

Bene: domani alle 9:30 sapremo se questo famoso acceleratore farà collassare il mondo in un gigantesco buco nero.
Personalmente ho i miei dubbi che ciò possa accadere, ma il sospetto resta sempre.
Per cui oggi potrebbe essere il mio ultimo giorno sul pianeta Terra e, tutto sommato, mi ritrovo a pensare che il fatto di cessare d'esistere mi urterebbe un po'.
La cosa mi fa piacere, devo dire.

lunedì 8 settembre 2008

7° e 8° giorno

10/08/08
Ci svegliamo piuttosto rilassati e dopo la colazione ci dirigiamo verso il Guggenheim.
Costeggiamo il fiume in direzione del Museo con tranquillità: abbiamo preso una carta speciale in albergo che dovrebbe farci saltare l'eventuale coda, quindi non abbiamo nessuna fretta.
C'è già un po' di gente in fila all'ingresso, ma nemmeno troppa: è ancora presto.
Siamo gentilmente invitati a lasciare lo zaino nel guardaroba e poi possiamo entrare. La struttura del museo è qualcosa di unico sia dall'esterno che dall'interno.
A dirla tutta è proprio il Museo stesso la vera attrattiva, molto più che le opere ivi esposte. La prima sala che visitiamo è in realtà una specie di enorme hangar dove l'artista Richard Serra ha posto la sua opera. Rimango un tantinello interdetta: si tratta di una serie di "sculture" di metallo alte svariati metri arrotolate su loro stesse in spirali ed onde. Quando inizio a camminarci dentro ed intorno però mi rendo conto che il buon Serra è riuscito nel suo intento: mi sento spaesata, mi gira un po' la testa: sto interagendo con l'opera.
Le altre esposizioni sono più contenute, ma comunque tutte particolare. A dirla tutta nessuna mi colpisce davvero, gioisco solo nell'incappare in un paio di Magritte, ma l'entusiasimo è piuttosto tiepido.
L'arte contemporanea a volte mi risulta quasi fastidiosa perchè non la comprendo. Alcuni storceranno il naso e mi diranno che sono io quella limitata, ma la verità è che penso che il termine "arte" sia un po' abusato ultimamente.
Ad ogni modo restiamo dentro due ore buone e quando usciamo mi concedo finalmente un'altra cruji: la adoro!!
Il pomeriggio ce la dormiamo vergognosamente e usciamo solo verso le sei per visitare la parte vecchia della città. Si sta benissimo, in giro non c'è nemmeno troppa gente e Bilbao è veramente piacevole da girare. Da vedere non c'è poi molto, anche la cattedrale non è un granchè, per cui andiamo a cercare un posto dove pranzare tranquilli e finiamo nella pizzeria del giorno prima dove mi sfogo di nuovo sui nachos con sommo gusto.
Decidiamo di passare un'ultima volta accanto al Museo e ci fermiamo ad ascoltare un trio jazz che suona nel chiosco accanto. Mi rilasso del tutto, in pace col mondo.
Sì, Bilbao mi è proprio piaciuta.


11/08/08
Da bilbao a Santander dovrebbe essere una relativa passeggiata: 100 Km più o meno. Dico "dovrebbe" perchè ho totalmente rimosso quella strada! So che siamo arrivati a Santander, ci siamo cambiati e ci siamo fiondati in spiaggia, al Sardinero.
Il tempo, ovviamente, non era dei migliori: sole ma un vento teso freddo e persistente. Ho tentato di sfoggiare il costume almeno una decina di volte, ma dovevo subito ricoprirmi in fretta per il freddo.
L'intrepido uomo che mi porto appresso invece ha deciso che avrebbe sfidato l'Atlantico e si è diretto a passo sicuro verso la riva.
Devo dire che la sua discesa in mare è stata piuttosto lunga e un po' comica, ma, onore al merito, alla fine si è buttato ed è rimasto dentro una decina di minuti. Quand'è uscito rabbrividivo solo a guardarlo!Dopo esserci un po' appisolati sulla sabbia in attesa che il buon freghino si asciugasse (penso abbia fatto di più il vento che il sole in questo senso), ci siamo diretti al ristorante dove, come al solito, non ho trovato nulla da mangiare salvo l'odiatissimo melone bianco.
Una curiosità: se ordianate una "mousse al limone" vi porteranno in realtà uno YOGURT al limone. Mi hanno fregata anche sul dolce, mannaggia!
Il pomeriggio lo trascorro ascoltando musica sulla spiaggia, canticchinado fra me e me e pregando in cinese affinchè il vento si plachi finalmente.
Ovviamente non so il cinese ed il vento ha imperversato tutto il pomeriggio.
La sera camminiamo un po' per la città: è molto carina, piena di vita e di locali. Ci infiliamo in uno di questi chiedendo timidamente se potevamo cenare dato che, come al solito, tutti si affollavano al bancone delle tapas e nessuno occupava invece i tavolini del ristorante. Mi butto su una pasta alla bolognese e mi ritrovo a dover trangugiare una pasta che sa solo di peperoni: terribile.
La sera crolliamo a letto: domani ci aspettano 180Km di strada Nacional: la tremenda e bellissima N-623.
Ma questa è un'altra storia..
- TO BE CONTINUED -
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