Il mio contatore coi cuoricini, là in basso, è tarato su una data "ufficiale", ossia il 3 gennaio se non erro, il giorno in cui, di ritorno dal Portogallo, anzichè dirigermi a casa dei miei, sono andata dritta dritta nella nostra nuova casa.
In realtà mi sono trasferita "a singhiozzo" ben prima. Di preciso il 14 Dicembre. Non avevo ancora portato tutte le mie cose, ma già mi fermavo a dormire a casa di Luca.
E così è ormai un anno che convivo.
Quando mi fermo a pensarci un po' la cosa mi fa impressione. Nel giro di poco la mia vita à stata totalmente ribaltata. Brancolavo nel buio e mi sono ritrovata di nuovo nella luce accecante.
Ricordo che all'inizio tutto era difficile. E' strano, ma quando ti abitui al dolore non riesci a tollerare d'essere felice. Mi muovevo guardinga, non sapevo come gestire quesi sentimenti così dolci e puri, lontani dalla disperazione in cui mi ero rifugiata negli ultimi 3 o 4 anni.
Il dolore a volte diventa una seconda pelle e inizia a corrodere piano piano, si attacca come un parassita e non ci riconosciamo più.
Ho dovuto imparare di nuovo la serenità.
C'è chi mi diceva che convivendo avrei scoperto lati del suo carattere sgradevoli, che stando sempre a contatto mi sarei annoiata. Ovviamente è presto, ma l'entusiasmo dei primi giorni non è cambiato. Ancora, la sera, mi fermo ad ascoltare i passi di chi rincasa e riesco a riconoscere i suoi quasi sempre. Non faccio altro che aspettare il momento in cui ci accocoliamo sul divano, al calduccio e tutto mi pare morbido e caldo e mi sento subito tranquilla ed in pace col mondo.
E' un anno che convivo e quasi 2 che un uomo speciale mi rende felice.
Ho imparato di nuovo a sorridere e a mangiare di gusto. Ho imparato di nuovo il calore di un abbraccio.
Nella vita tutte le cose più difficili sono quasi sempre le più belle.
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