giovedì 27 settembre 2012

La mia situazione psicofisica













Prima o poi anche il lavoro darà tregua e risorgerò, non temete...

lunedì 24 settembre 2012

del mio week end fra cinema e clochard

Oggi, sarà il tempo, sto un po' in gnagnera.
Qualche brutta notizia, persone a me care che stanno lottando con la sofferenza, persone cui mi sono affezionata e che passano momenti bui. Ho avuto un week end un po' altalenante, chiusa in casa perchè quando marito lavora a casa io, a meno che non ci sia davvero uno stimolo forte, non me la sento di uscire, perchè sentire la sua presenza comunque mi fa piacere, anche se odio vederlo curvo sulla scrivania per ore ed ore, vicino e lontanissimo.
Sabato sera ci siamo concessi un cinema, "E' stato il figlio" di Daniele Ciprì. Ovviamente conoscevo di fama il binomio Ciprì/Maresco, ma a parte qualche occasionale visione di Cinico Tv, non mi sono mai più di tanto informata su di loro. Così sono andata al cinema attratta dal trailer e dalla presenza di un attore che adoro, Toni Servillo. Il film ha qualche bella intuizione, qualche immagine ad effetto, ma in definitiva soffre di una sceneggiatura che non prende mai il volo, che non coinvolge nè convince sino in fondo.



Ambientato in una Sicilia abbruttita dove i miserabili campano a stento sulle loro stesse tragedie, il film presenta un'umanità che rasenta il cliché, senza però rendersi del tutto inverosimile. La narrazione a flashback non basta a celare il piccolo colpo di scena finale, che si prevede parecchi minuti prima, e gli avvenimenti risultano un po' slegati fra loro, perdendo il pathos necessario per immedesimarsi nelle tribolazioni della famiglia Ciraulo.
Di contro la fotografia, dello stesso Ciprì, fa il suo bel lavoro e le ambientazioni sono talmente azzeccate che la sensazione di trovarsi lì, in quel teatrino degradato, è quasi tattile.

Insomma film che abbaia ma non morde, che resta un piccolo racconto (i suoi natali romanzati sono, a mio avviso, evidenti) di un microcosmo in cui nessun valore ha senso e la mera sopravvivenza è l'unico imperativo esistenziale.

Ieri sera invece siamo andati a dare una mano alla "cena sotto le stelle" che la neonata associazione di cui vi parlavo qualche post fa ha organizzato qui a Milano.
Ci siamo presentati con pasta e caffè ed abbiamo passato un'oretta a mezza a distribuire cibo e successivamente indumenti e coperte, ai senza tetto che si erano assiepati in piazza. Una fila ordinata di persone sfila davanti ai nostri occhi mentre serviamo loro il caffè ed i succhi di frutta.
Ci sono tante persone, sia volontari che clochard, sotto la beffarda scultura di Cattelan e tutto si svolge in tranquillità e, quasi, convivialità.


Io sono arrivata piuttosto arrabbiata, lo ammetto. Luca ha lavorato ininterrottamente sabato e domenica, non sono riuscita a mangiarmi la mia canonica pizza del week end, e come sempre temo che uscire la sera e fare tardi mi porti alla temutissima insonnia.
Sono anche un po' ferita: l'idea che, dopo ore di silenzio casalingo, marito abbia preferito portare la pasta ai clochard, piuttosto che stare un po' con me, mi manda ai matti.
Suona un po' egoistico, lo so, ma passiamo talmente poco tempo assieme che questa decisione mi faceva star male. Anche perchè, cosa potevo dirgli?? "No, tu dai bisognosi non ci va perchè io voglio svenire dal sonno sul divano con te"?! Mmm, no, pessima figura! Così mi sono limitata alla collaudata tattica femminile: piantare un bel muso lungo sino ai piedi e ringhiare inferocita ogni 3 secondi.
Poi per fortuna cambia qualcosa quando siamo lì: FACCIAMO qualcosa. In modo del tutto naturale e spontaneo prendiamo il posto di due volontari all' "angolo bar" e cominciamo a riempire i bicchierini di caffè caldo. E allora mi sento utile e l'incazzatura si scioglie come neve al sole. E sento la stanchezza nelle gambe, e capisco che probabilmente l'insonnia stasera non si farà viva.
Mio marito è un uomo speciale, un uomo generoso ed iperattivo, che sono due qualità che latitano un po' in me e non posso fare altro che scusarmi pubblicamente con lui, dirgli che sicuramente potrà ricapitare e che dovrà armarsi di santa pazienza, ma dirgli anche che lo amo da morire e lo ringrazio perchè cerca sempre di pungolarmi.  

venerdì 21 settembre 2012

Ecco, fra le mie passioni rientra a pieno titolo il Maestro Miyazaki.
Avete mai visto "Il mio vicino Totoro"? Se non sapete di che parlo correte a recuperarlo perchè è semplicemente splendido.
Chi è Totoro? Lui:

E' il simbolo anche della casa di produzione di Miyazaki, lo Studio Ghibli. Ma perchè vi parlo di Totoro? Perchè sono riuscita ad aggiudicarmi questa piccola chicca:



La ragazza che ha creato il portafoto è un piccolo mostro di bravura e fra le tante sue creazioni non potevo non scegliere proprio questa, ma vale la pena esplorare tutto il suo Magico Mondo di Ploppi!
Perchè, giusto per farvi capire, è capace di tirarti fuori cosine simili:





Beh, io la trovo S T R A O R D I N A R I A. Quando mi sono imbattuta nelle sue creazioni non credevo ai miei occhi: la cura per i dettagli e la manualità che dimostra nel modellare soprattutto i volti e le espressioni quindi dei personaggi sono uniche.
Non vedo l'ora di ricevere il portafoto, ma intanto, andate a conoscerla su FB!

mercoledì 19 settembre 2012

piselli & tonno: laEli in cucina!

Lo so, ha dell'incredibile, eppure è successo: ho cucinato e stavolta ho usato i fornelli!


Trattasi di piselli con tonno e salsa di pomodoro. La parte più tragica è stato il soffritto perchè io ho il TERRORE dell'olio che schizza (è una delle principali ragioni per cui non cucino MAI), per cui ammetto che a fine cottura c'erano piselli e sugo ovunque, ma alla fine sia io che Marito eravamo assai soddisfatti!
Ricordate i precedenti tentativi? Le zucchine con la robiola e le tagliatelle?
Bene, nella mia personale battaglia coi fornelli qui siamo decisamente saliti di grado perchè l'olio che sfrigola è una delle fobie che tento di superare da sempre, per cui sono orgogliona di me!
Più o meno una volta all'anno do tregua al povero Luca e gli cucino qualcosa. Mi rendo conto sia poca cosa, ma a mio discapito posso dire che il fatto che mi faccia schifo quasi tutto mi rende difficoltoso cucinare perchè non assaggio praticamente nulla. Non vi dico le zucchine infatti: preparate totalmente ad occhio&croce (metodologia parente del famoso "q.b." culinario) perchè non mi piacciono per niente.
Beh, in ogni caso posso dirvi che questi piselli col tonno erano buonissimi e sicuramente li riproporrò! ^_^ 




martedì 18 settembre 2012

Zena

Genova è così, non c'è nulla da fare: strade saliescendi, mare che corre e montagna che stringe. E' odore di porto e di vicoli, è sole che acceca all'improvviso, nelle ombre lunghe delle strade strette.
Amo incondizionatamente questa città, e l'ho già detto, lo so, ma non solo mi ricorda la mia infanzia, le mie estati liguri, ma anche la compagnia chiassosa del mare, l'accento tipico coi suoi retaggi del dialetto.
Siamo scesi per un week end mordi e fuggi a trovare gli amici di sempre.
Abbiamo portato Luca su a Righi, da dove si domina Zena, da dove si percepiscono tutte le anime di questa città.
















Domenica siamo andati a Boccadasse invece, capolinea di Corso Italia, borgo marinaro che è Genova e non lo sembra e che ti accogli con scalinate ripide, una spiaggetta affollata e tanti vicoli caratteristici.










































Il mare è sempre lì, non riesci ad ignorarlo e ti riempi il cuore di gioia, gli occhi di luce.






















































Poi sì, ci sono loro, gli amici, quelli che conosci letteralmente da tutta la vita e quelli che "li ho conosciuti dopo però" e quel "dopo" sono ormai quasi 10 anni.
Tutti insieme, tutti così diversi eppure legati da tanti ricordi, tante uscite, risate, discussioni...tanta vita.
Ci siamo noi milanesotti e ci sono i zeneizi doc e tutti insieme siamo proprio un gran bel gruppo.

















Guest star il nuovo arrivato, ovviamente, il mio nipotino che non vi mostravo da un po'.
































E' stato un week end bellissimo, intenso, gioioso. Ci si vede poco, ma è sempre una festa ed io mi ritengo davvero fortunata ad avere questa famiglia allargata in questa città bellissima, accanto al mare che ho imparato ad amare.

venerdì 7 settembre 2012

LaEli's Vogue Fashion Night Out

Insomma, è andata così: ieri c'era la Vogue Fashion Night Out, una roba di cui mi sfugge il senso, ma che ha permesso a migliaia di invasati di affollare le vie centrali di Milano.
Corso Vittorio Emanuele e limitrofi erano impraticabili e ci muovevamo a stento tagliando il fiume umano che si pigiava nei negozi aperti sino a tardi, stordendosi al ritmo di Dj set sparati a volumi indecenti.
C'era parecchia gnocca in giro, mi fanno notare i compagni d'avventura, ed è vero, ma gnocca tutta uguale: tacco 12, abito asimmetrico (quest'anno va proprio di moda) e drink o birretta in mano.
I ragazzi? Jeans, maglietta nera o bianca attillata con scollo a V da eterosessuale indeciso che pensa d'esser fashion.
In questo marasma di gente eccoci qui, io e marito assieme ad altri volontari, impegnati a distribuire generi di conforto ai senza tetto.
Divisi in due gruppi, si battono le vie solitamente sonnacchiose del centro in cerca dei clochard abituali a cui consegnare focacce, brioche e magari un succo alla pesca. Alcuni hanno fatto anche richieste specifiche, come occhiali o pile, ad altri si portano anche vestiti.
Ma la notte è in mano alla Milanodabere e si fatica a trovarli.
Qualcuno osserva il passaggio della gente - della gnocca- seduta su un marciapiede, confuso assieme ai ragazzini con birra in mano che gremiscono ogni spazio libero.
In questa bolgia infernale mi colpisce in particolare un clochard che incrociamo poco dopo la Hoepli: dorme rannicchiato per terra, con le mani giunte a mò di cuscino sotto la testa. Appoggiati al suo fianco, come riposti su un comodino dopo la lettura di un libro, giacciono i suoi occhiali. La folla continua a fluire, chiassosa, a pochi metri, lui dorme, forse sogna. Ci avviciniamo per lasciargli il suo sacchettino, per la colazione di domattina magari, e mi accorgo che, con la coda dell'occhio, la gente ci osserva, assumendo a tratti un'espressione un po' schifata. Ci tengono d'occhio e si domando che ci facciamo lì.
Siamo una nota stonata.
Ne abbiamo incontrati pochi e quasi tutti avevano già mangiato qualcosa. Ma merendina e succo vanno alla grande!
Scopro che ci sono molte persone che si occupano dei senza tetto a Milano, ma manca un riferimento istituzione forte che le organizzi. Così, come ieri sera, capita che alcuni giorni passino anche 2 o 3 associazioni diverse, mentre altri non c'è nessuno.
Camminiamo per un'ora e mezza, due e io ho ormai il ginocchio in pappa. Abbiamo ancora un bel po' di roba: andrà in congelatore, pronta per la prossima uscita.
E' solo a fine serata che capisco che uno dei volontari con cui ho condiviso la passeggiata è anch'esso un senza tetto: non l'avrei mai detto.
Il mondo in cui vivono queste persone ai margini, che incontriamo per strada stando ben attenti a non incrociarne lo sguardo, è un cosmo complesso e variegato fatto di avvocati caduti in miseria, di alcolizzati, di persone cui, banalmente, tutto è andato storto. Molto storto.
E capisco che l'abisso che percepisco solitamente camminandogli accanto è in realtà poca cosa, è un passo minimo, è la perdita arbitraria di un equilibrio tutt'altro che granitico.
Io non so se riuscirò a prendere questo impegno in modo continuativo, più che altro perchè il tempo che passo con mio marito è già così esiguo che sottrarne dell'altro, pur per una nobile causa, non so se sia una mossa tanto intelligente. Di sicuro so che cercheremo di tenerci in contatto con l'associazione e dare il nostro contributo in qualche modo. Erano anni che non mi davo al volontariato e soprattutto farlo ieri sera, in quel modo, e nel mezzo di un'altra Milano, mi ha riempito il cuore.

lunedì 3 settembre 2012

The dark knight rises



Si conclude la trilogia di Nolan sull'uomo pipistrello con un film lungo più di 2 ore, piuttosto fracassone, ma indubbiamente di ottima fattura.
Partiamo da ciò che non ho amato: Marion Cotillard e la sua Miranda Tate, un personaggio che appare in poche inquadrature, non fa tempo a caratterizzarsi e diventa - forse per una vaga somiglianza con la compianta Rachel? - il nuovo grande amore di Bruce Wayne. Quando fra i due scoppia la passione si resta un pochino perplessi e la smania di Batman di salvare, prima di tutto e tutti, la damigella in pericolo, non è particolarmente giustificata se non, forse, dal bisogno di rivalsa sul passato doloroso e la perdita dell'amata, sacrificata in nome di un ideale alt(r)o.
Rimane un personaggio evanescente e scialbo, a mio parere, cui non si da il dovuto spazio affinchè il suo sviluppo nell'economia della trama sia coerente e credibile.
Ed è un peccato, visto il ruolo delle donne in quest'ultimo capitolo.
Già più convincente la catwoman della Hathaway, ladra in cerca di redenzione, convinta di doverla e poterla trovare prima all'esterno di sè, infine consapevole che il cambiamento è una questione molto più intima e profonda.
Ci sono già tutti i personaggi iconici, ma Nolan non affibbia etichette: Catwoman è la donna gatto, ma ancora non lo è, in un rimando sornione al nostro immaginario consolidato senza bisogno di inutili didascalie.
Il cattivo di turno, Bane, non poteva essere all'altezza dell'ormai mitico Jocker di Ledger, ma non delude nel corpo a corpo.
Non c'è molta logica nel suo agire a livello personale, ma solo nel momento in cui lo si ricollega al tema portante della trilogia, ossia la corruzione di Gotham, se ne intuisce il senso e la continuità.
Come già nei piani di Ra's al Ghul in Batman Begins, la città è condannata alla corruzione ed infine alla distruzione.
Ciò che mi ha fatta innamorare di Batman, da non estimatrice dei film sui supereroi, è proprio questa sua disperazione di fondo, una sorta di pessimismo cosmico che ha caratterizzato, in sostanza, anche il mondo della Marvel post 11 Settembre.
A livello tecnico nulla da dire: Nolan è un regista che adoro per la sua capacità di gestire trame contorte o di durata biblica (164 minuti quest'ultimo film), senza sbavature, padroneggiando magistralmente montaggio e sonoro. Plauso anche per la scelta di non utilizzare l'odiato 3D tanto di moda che io trovo inutile e fastidioso nella maggior parte dei casi.
Ho visto "The dark knight rises" in lingua originale perchè sono convinta che il doppiaggio crei una barriera nella fruizione soprattutto di questo genere di film che, in inglese, guadagnano credibilità e fluidità.
In definitiva un film che non delude nè stanca e riesce a non lasciare nulla in sospeso. Spesso i blockbuster di tal sorta si risolvono in grandi spacconate, botti e lotte, qualche spiegone o momento drammatico (spesso involontariamente comico) e, soprattutto, un finale raffazzonato su senza capo nè coda: Nolan non delude neanche in questo e si dimostra ancora una volta, un regista attento ed intelligente.
Per gli appassionati del genere un titolo immancabile, per gli altri un action movie con un po' d'anima e cervello.
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