lunedì 24 settembre 2012

del mio week end fra cinema e clochard

Oggi, sarà il tempo, sto un po' in gnagnera.
Qualche brutta notizia, persone a me care che stanno lottando con la sofferenza, persone cui mi sono affezionata e che passano momenti bui. Ho avuto un week end un po' altalenante, chiusa in casa perchè quando marito lavora a casa io, a meno che non ci sia davvero uno stimolo forte, non me la sento di uscire, perchè sentire la sua presenza comunque mi fa piacere, anche se odio vederlo curvo sulla scrivania per ore ed ore, vicino e lontanissimo.
Sabato sera ci siamo concessi un cinema, "E' stato il figlio" di Daniele Ciprì. Ovviamente conoscevo di fama il binomio Ciprì/Maresco, ma a parte qualche occasionale visione di Cinico Tv, non mi sono mai più di tanto informata su di loro. Così sono andata al cinema attratta dal trailer e dalla presenza di un attore che adoro, Toni Servillo. Il film ha qualche bella intuizione, qualche immagine ad effetto, ma in definitiva soffre di una sceneggiatura che non prende mai il volo, che non coinvolge nè convince sino in fondo.



Ambientato in una Sicilia abbruttita dove i miserabili campano a stento sulle loro stesse tragedie, il film presenta un'umanità che rasenta il cliché, senza però rendersi del tutto inverosimile. La narrazione a flashback non basta a celare il piccolo colpo di scena finale, che si prevede parecchi minuti prima, e gli avvenimenti risultano un po' slegati fra loro, perdendo il pathos necessario per immedesimarsi nelle tribolazioni della famiglia Ciraulo.
Di contro la fotografia, dello stesso Ciprì, fa il suo bel lavoro e le ambientazioni sono talmente azzeccate che la sensazione di trovarsi lì, in quel teatrino degradato, è quasi tattile.

Insomma film che abbaia ma non morde, che resta un piccolo racconto (i suoi natali romanzati sono, a mio avviso, evidenti) di un microcosmo in cui nessun valore ha senso e la mera sopravvivenza è l'unico imperativo esistenziale.

Ieri sera invece siamo andati a dare una mano alla "cena sotto le stelle" che la neonata associazione di cui vi parlavo qualche post fa ha organizzato qui a Milano.
Ci siamo presentati con pasta e caffè ed abbiamo passato un'oretta a mezza a distribuire cibo e successivamente indumenti e coperte, ai senza tetto che si erano assiepati in piazza. Una fila ordinata di persone sfila davanti ai nostri occhi mentre serviamo loro il caffè ed i succhi di frutta.
Ci sono tante persone, sia volontari che clochard, sotto la beffarda scultura di Cattelan e tutto si svolge in tranquillità e, quasi, convivialità.


Io sono arrivata piuttosto arrabbiata, lo ammetto. Luca ha lavorato ininterrottamente sabato e domenica, non sono riuscita a mangiarmi la mia canonica pizza del week end, e come sempre temo che uscire la sera e fare tardi mi porti alla temutissima insonnia.
Sono anche un po' ferita: l'idea che, dopo ore di silenzio casalingo, marito abbia preferito portare la pasta ai clochard, piuttosto che stare un po' con me, mi manda ai matti.
Suona un po' egoistico, lo so, ma passiamo talmente poco tempo assieme che questa decisione mi faceva star male. Anche perchè, cosa potevo dirgli?? "No, tu dai bisognosi non ci va perchè io voglio svenire dal sonno sul divano con te"?! Mmm, no, pessima figura! Così mi sono limitata alla collaudata tattica femminile: piantare un bel muso lungo sino ai piedi e ringhiare inferocita ogni 3 secondi.
Poi per fortuna cambia qualcosa quando siamo lì: FACCIAMO qualcosa. In modo del tutto naturale e spontaneo prendiamo il posto di due volontari all' "angolo bar" e cominciamo a riempire i bicchierini di caffè caldo. E allora mi sento utile e l'incazzatura si scioglie come neve al sole. E sento la stanchezza nelle gambe, e capisco che probabilmente l'insonnia stasera non si farà viva.
Mio marito è un uomo speciale, un uomo generoso ed iperattivo, che sono due qualità che latitano un po' in me e non posso fare altro che scusarmi pubblicamente con lui, dirgli che sicuramente potrà ricapitare e che dovrà armarsi di santa pazienza, ma dirgli anche che lo amo da morire e lo ringrazio perchè cerca sempre di pungolarmi.  

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