mercoledì 10 settembre 2008

9° giorno

A Santander pioviggina. Il cielo è grigio, l'aria umida e fredda.
Indosso la mia maglietta rossa con stampato "Honda VTR" ed il nome sul retro.
Cerco di convincermi che andrà bene, ma io ODIO la pioggia.
Carichiamo la moto e indossiamo subito l'attrezzatura antipioggia. Ciò mi indispone ancora di più, tanto più che, incastrata nei vari strati di indumenti da moto, le mie mutande pensano bene di infilarsi fra le chiappe e non muoversi più: una sensazione quanto meno sgradevole.
Parto insomma, come avrete arguito, un po' col piede sbagliato.
Dobbiamo raggiungere l'altopiano dove si trova Burgos e so già che non faremo l'autostrada, ma la Nacional. In realtà anche questa tipologia di strada è tenuta abbastanza bene e non è affatto impervia, ma è comunque una strada a scorrimento più lento e con qualche curva il che si traduce in maggiore stanchezza per me.
Come se non bastasse, quando iniziamo a salire verso i 1000 metri dell'altopiano, ci ritroviamo immersi in un'atmosfera da periferia milanese con nebbia fitta e pioggerella del menga che rende ancora più difficoltosa la visione della strada.
Luca guida piano, attento, e persino io sento la moto più pesante a quella velocità.
Superiamo due ciclisti (pazzi) che stringono i denti nella foschia densa intorno: fa anche abbastanza freddo.
Il paesaggio è molto particolare: ci sono dei muretti a secco bassi che mi ricordano, non so perchè l'Irlanda, e paesi fantasma in cui non si incontra un'anima.
Finalmente la nebbia si dirada ed ricominciamo a scendere un po' sino a rivedere il sole. Intorno abbiamo una pianura sconfinata ed un cielo infinito sopra la testa. Ci fermiamo per una brevissima sessione fotografica. Si vede in lontananza un lago spazzato dal vento, conla superficie appena increspata da piccole onde di schiuma bianca. Le solite mucche pascolano placide e io tento di mettermi a posto la biancheria intima. Uno spettacolo penoso.
Ripartiamo quasi subito: il mio malumore è piuttosto evidente e sono già un po' stanca, ma cerco di non rompere troppo le scatole a Luca.
La strada è ancora un saliscendi dritto e brullo; intorno incontriamo continuamente i giganteschi "mulini" per la raccolta dell'energia eolica.
Iniziano finalmente le curve, piccoli canyon aridi, depressioni del terreno che prima vediamo dall'alto e in cui poi ci troviamo immersi. Passiamo attraverso paesini dimenticati dal mondo.
Arriviamo a Burgos intorno alle 15:30 dopo 5h di strada. Sono affamata, stanca e con le palle che girano ad elica.
Troviamo un posto dove pranzare, ma alla fine della fiera tocco cibo solo alle quattro: ero ormai isterica!
Luca fa del suo meglio, mantiene la calma anche quando ringhio e quasi mordo, ma sono proprio "oltre".
Arriviamo in hotel che sono quasi le 17 e vorrei solo ronfare. Luca mi concede un'ora di pausa e poi ci ributtiamo in sella per andare a visitare la cattedrale "..che se no non ce la facciamo a vederla, è un peccato!..". Lo ammetto: ho istinti omicidi nei suoi riguardi.
La cittadina è deliziosa, ma io sono in coma. La cattedrale è sì aperta sino alle 19:30, ma consentono l'ingresso solo entro le 18:30, ergo: siamo fregati.
Giriamo un po' per la splendida piazzetta e ci godiamo l'esterno della chiesa veramente stupendo. Ammetto d'essere troppo stanca per capire anche solo dove sono e dopo quattro passi nei dintroni, decidiamo che Luca avrebbe digiunato (era stanco e non stava benissimo) e io avrei recuperato un panino da consumare in albergo.
Detto fatto, siamo corsi in camera e penso di essere crollata intorno alle nove..mi apre quasi di ricordare ancora la luce del sole fuori dalle finestre!
Ecco, il nono giorno l'ho un po' odiato. Ora come ora, comodamente seduta alla mia scrivania, posso dire che la vacanza in moto è comunque molto bella e non escludo certo di rifarla, ma ammetto anche di aver un po' tirato la corda ed essermi buttata in qualcosa che forse è troppo per me. Quando viaggio sulla due ruote mi metto sempre in gioco: paura, stanchezza, dolore alla schiena e a muscoli che ignoravo di avere..superare tutto ciò mi fa stare bene.
Ma in qualche modo non mi appartiene ed una violenza che faccio a me stessa, me ne rendo conto. Forse non ho ancora trovato la giusta via di mezzo...
- TO BE CONTINUED -





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