giovedì 30 ottobre 2008

BLASTED

Qual'è il nesso fra uno stupro in una camera d'albergo e l'immane massacro della Guerra?
L'uno è il seme, l'altro il frutto.

Sarah Kane a 23 anni ha scritto Blasted, un testo provocatorio, intenso, tremendo, forse eccessivo, eppure crudelmente verosimile.
Dentro c'è tutto: stupro, sodomìa, masturbazione, cannibalismo..tutto l'orrore umano. Sono entrata a teatro ben consapevole di ciò avrei visto rappresentato, ma è stato ugualmente un pugno allo stomaco.
L'azione si apre su uno scenario reale, ma presto tutto degenera, si perdono i riferimenti spazio-temporali e la violenza smodata, insensata, diventa la protagonista assoluta in una rappresentazione lontana dall'autocompiacimento e di una lucidità disarmante.
Abituati come siamo alle immagini proposte dai telegiornali, grazie alla Kane ci troviamo a fare i conti con sentimenti scomodi e dolorosi, con uno sdegno che forse abbiamo perso. Il corpo degli attori, la loro presenza, non ci danno tregua, ci costringono a guardare e a sentire, non solo a vedere. Chi assiste a Blasted è più di un semplice spettatore: è chiamato in causa dalla sua coscienza che comanda una nuova consapevolezza.
La pièce si chiude con un'unica parola, ripetuta in un'eco irreale: "grazie". E' una speranza appesa ad un filo, è una goccia in un mare in perenne tempesta. Eppure c'è, ha un voce forte e sicura ed è semplice come un sorriso, come una stretta di mano. E' una parola che non chiede nulla, che non pretende, ne offre chissà che, ma che porta alla luce ciò che di buono esiste nell'uomo.Al termine di un lungo viaggio neglli istinti più bassi, la Kane trova la speranza. Sembra poca cosa, eppure ha una forza incredibile, basterebbe crederci.

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