lunedì 3 novembre 2008

Romanticismo

Avevo 12 anni quando ho capito cos'era il colpo di fulmine. Me ne stavo sulla spiaggia davanti alla Colonia dove ci avevano mandati i miei, e scavavo forsennata la sabbia per l'ennesimo gioco in cui eravamo coinvolti, quando ho alzato gli occhi e ne ho incrociati un paio d'un azzurro indescrivibile.
D'un tratto mi sono resa conto che ero sporca di sabbia sin nei capelli ed ho anche tirato in dentro la pancia. Colpo di fulmine.
Ovviamente lui si è subito preso la scuffia per la Barbara, una mia compagna alta, magra e dai lunghissimi capelli biondi. Io ero sì alta e bionda, ma grassoccia e con un caschetto improponibile: un maiale con la parrucca insomma. Fatto sta che qualche sera dopo scatta il pigiama party e la eli si fa tirare su i capelli in un modo che lei si credeva strafiga e pensa che quella sera, magari, lui la noterà. Mi porto anche dietro il mio orsacchiotto: è un pigiama party del resto ed io ho solo 12 anni!
Iniziano i balli lenti. Lui si alza e viene verso di noi. Ma non guarda me..eh no: fissa Barbara.
Dopo un primo ballo e dopo aver visto rotolare via pezzetti del mio cuore, infranti sulla pista, al suono di "Unchained Melody" (che per ma allora era solo "la-canzone-di-ghost"), la eli si alza, abbraccia forte il suo orsotto, si mette in mezzo alla pista e comincia a ballare ad occhi chiusi.
Lo so: patetica. E nel mentre che ascoltavo la musica e facevo la mia figura da cicciona inconsolabile, mi sono ripromessa che avrei ballato la stessa canzone con l'uomo che avrei sposato. Stringevo forte il peluche al petto e mi immaginavo la scena con lui che si avvicina e, guancia contro guancia, scivola al mio fianco, mi stringe e balla insieme a me.
14 anni dopo mi muovo nella penombra di un locale già affolatissimo per la notte di Halloween. Mentre guadagnamo a fatica il nostro tavolo parte la canzone. Dietro di me Luca. Si avvicina e iniziamo a ballare, stretti nella bolgia, incuranti dei camerieri. Ho il cuore che batte a mille e le lacrime che premono sul fondo degli occhi.
Stavolta è reale, non è immaginazione e, da soli, ci stringiamo in quella che per me è già una promessa.

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