Milano è sprofondata nell'autunno grigio che la caratterizza.
Asfalto lucido di una pioggerellina triste e fine accompagna i passi dei primi studenti a scuola.
La metro ed i tram sono di nuovo pieni di cartelle e sguardi assonnati.
Guardo con invidia l'abbronzatura di una ragazzina trendy con borsetta-ultima-moda e mi domando se davvero lì dentro ha nascosto i libri di testo.
Ricordo i miei zaini Invicta un po' infantili, iper colorati e dalla doppia tasca. La parte estendibile avrebbe dovuto essere un optional, ma i soli libri di italiano e storia occupavano tutto il primo scomparto.
Arrivata in quarta (mi pare) mi sono convertita al più modaiolo finto alternativo East Pack che conteneva un quarto dei libri, ma era molto più fico.
Oggi le ragazze - ok, non quelle alternative, lo ammetto - girano con la borsetta e dentro secondo me trovano spazio trucchi e cellulari più che quaderni e libri di testo.
Nel week end sono stata al Milano Film Festival, come preventivato.
Venerdì siamo andati all'inaugurazione con lo spassosissimo Futoko, film giapponese con protagonista d'innegabile ed innata simpatia, il pescatore Manzo: un vero gioiellino che ci ha fatti ridere sino alle lacrime. Un po' di Kitano si respirava fra le righe, ma l'abbiamo trovato originale e molto godibile.
Sabato invece mi son sciroppata 5 corti, due dei quali molto carini: l'italiano "Luigi Indelicato" e lo spagnolo "Como conocì a tu padre". Il primo coglie, nella disperazione sommesa e quotidiana, sempre più angosciata ed angosciante, il dramma della mafia siciliana, il secondo è la storia di un incontro tenero ed impacciato, a prima vista disastroso, ma che si apre ad una felice prospettiva futura che lascia il sorriso sulle labbra.
Infine ieri sera "Unmade Beds" dell'argentino Dos Santos, alla presenza del regista stesso.
Un film davvero BELLO, una sceneggiatura attenta e ben scritta, ma soprattutto una colonna sonora, perdonate l'espressione, coi controcazzi.
Il film è stato girato a Londra, in un sottobosco giovane e vivo fatto di club, sbornie, incontri, appartamenti occupati (gli squat) e storie intrecciate; il regista coglie gli sguardi, i turbamenti, di due ragazzi stranieri (madrileno e francesina) ognuno in cerca di qualcosa (uno del padre, una del balsamano per il cuore) che si incrociano paralleli, si parlano una sola notte e trovano la propria strada. Un film che va dritto al cuore, che conquista con la sua musica innovativa di gruppi scoperti nei vari club londinesi, realtà emergenti ma sconosciute, gente in gamba, davvero.
Vi rimando al link della tracklist: se avete tempo date un occhio ai vari myspace dei gruppi riportati qui perchè per la maggior parte ne vale decisamente la pena!
Come sempre il MiFF mi lascia un senso strano addosso. da un lato l'energia creativa giovane (organizzatori e volontari sono tutti al massimo trentenni), un bel senso di condivisione, ma anche uno strascico di tristezza.
Per me, nel 2005, quando iniziai a frequentarlo, significava questo: uno spazio mio di solitudine che non potevo condividere con nessuno, che mi arricchiva, ma che vivevo, anche nella notte, sempre sola, magari con una birra in mano, in mezzo alla folla straniante, sul sagrato del teatro.
Quella sensazione non mi ha più abbandonata nel corso delle varie edizioni, anche oggi, ed un po' mi fa soffrire di una malinconia inspiegabile.
Ad ogni modo, milanesi in asc..ehm..lettura: fatreci un salto!
Vedere un regista salire sul palco fra uno scroscio di applausi con la sua fotocamera in mano che si giustifica con un "non vi spiace se vi riprendo? E' per mia mamma..così ci crede che siete venuti a vedere il mio film"..beh, non ha prezzo! ;-)
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