venerdì 25 marzo 2011

E naufragar m'è amaro in questo mare...

Ieri si cercava di discutere in pausa pranzo dell'impoverimento lessicale cui siamo soggetti.
Il problema della nostra bistrattata lingua in realtà è duplice. Da una parte non sappiamo più usare determinati termini che quindi decadono, dall'altra anche la stessa grafia (difficile, nell'era digitale, parlare di calligrafia) sta subendo vere e proprie mutazioni genetiche nel nome della contrazione ad oltranza.
Io stessa spesso e volentieri utilizzo i tanto vituperati "xkè", "xciò", "C 6?" etc etc..
Il mio boss difendeva questa nuova condizione della parola scritta in nome di una maggiore velocità di digitazione. Io stessa pensavo a come molte altre lingue abbiano subìto destino simile negli ultimi anni, basti pensare alle impronunciabili contrazioni dell'inglese, ma'am al posto di madam ad esempio, o anche le semplificazioni dell'American English, da centre a center e via dicendo.
La lingua è un magma vivo ed in continua evoluzione, si sa, e credo che, tutto sommato, questi cambiamenti sarebbero anche accettabili se non fossero ascrivibili ad un'atrofia più ampia della nostra capacità espressiva.
Insomma, la grafia è un sintomo di qualcosa di più ampio, profondo e preoccupante.
Non sappiamo più dedicare tempo alla parola e, quindi, alla costruzione del discorso.
I ragazzi non conoscono che pochi termini, quasi sempre gli stessi, e perdono anche il gusto dell'espressione ricercata, della varietà lessicale che il nostro patrimonio linguistico si porta appresso.
Ieri con la mia collega ci siamo "interrogate" su alcuni termini che avevamo appena trovato nei libri che stiamo leggendo: non ne sapevamo mezzo.
Certo, abigeato (furto del bestiame) e inane (inutile), non sono propriamente termini d'uso comune, ma in ogni caso, ora che li conosco, IO mi sento arricchita in qualche modo poiché ho ampliato la mia capacità di comprensione del mondo. Perché la realtà noi la controlliamo attraverso le parole: per poter gestire un oggetto dobbiamo dargli un nome e per poter comunicare dobbiamo utilizzare un linguaggio consono e condiviso.
Più termini acquisiamo più saremo in grado di esprimere le sfumature del nostro pensiero e di comunciarlo correttamente.
Oggi stiamo perdendo tutto questo. I ragazzi non conoscono che quattro parole in croce, spesso scritte anche scorrettamente. Io stessa, che sin da piccola amavo distinguermi scegliendo accuratamente termini desueti o comunque ricercati (sì, sono una snob irriducibile dalle elementari), mi rendo conto di non riuscire più a sforzarmi in tal senso ed appiattisco il mio linguaggio ogni giorno di più.
Manca, anche il confronto, la discussione faccia a faccia. Da sempre trovo più facile esprimermi per iscritto: ho tempo per PONDERARE le parole, per inanellare i pensieri, metterli in fila e costruire il discorso. Ora poi, col computer è tutto più semplice: niente più bianchetto e le dita corrono veloci sui tasti.
Eppure bisognerebbe imparare di nuovo due cose: leggere - perché solo così si possono imparare nuovi termini, nuove forme espressive e nuovi costrutti,  - e dibattere, discorrere, esporre le proprie idee, ciò che si è imparato e ciò che si è elaborato di conseguenza.
Chi più lo fa? Siamo invasi da opiniosti che esprimono il loro punto di vista in virtù di competenze che non hanno e basta.
Il discorso è antico del resto: non vogliamo più faticare. Le idee ci servono già apparecchiate su un piatto d'argento, lo studio è qualcosa di noioso e dipinto come ormai non necessario alle nostre future carriere.
Così naufraghiamo in un mare di imput che non sappiamo decifrare e parole storpiate, sempre le stesse, che non ci permettono di esprimerci al meglio.
Siamo pronti a pagare questo caro prezzo?

1 commento:

Veggie ha detto...

Il cambiamento della lingua è sinonimo del cambiamento della società... Quando ero piccola, i libri erano "importanti", e alla cultura veniva ascritto un gran valore... I valori, per l'appunto, erano diversi... oggi tutto si basa molto più sulla TV, e la parola scritta ha perso progressivamente la sua importanza... si scrive come si parla, e soprattutto come si sente parlare in TV... Leggere è diventato un optional, la scuola non è più la chiave di una promozione sociale, ma un qualcosa che bisogna pare "per forza", perchè c'è l'obbligo...
Sicuramente, sotto certi punti di vista, il progresso e tutte le evoluzioni che porta con sè sono pure positive... ma non bisognerebbe dimenticare certi valori del passato che sono pure imortanti, e che andrebbero portati sempre con noi, per quando avanti si possa andare...

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