lunedì 23 gennaio 2012

E ora dove andiamo?

Si può parlare di conflitto (che non sia necessariamente "guerra", ma anche la più piccola scintilla di dissidio ed odio) in molti modi. La regista libanese Nadine Labaki sceglie di sfruttare vari registri, dalla commedia, al musical, sino al dramma, per raccontare una storia di donne, di madri, di creature pacificatrici, e di un odio maschile insensato e devastante.
Come Almodovar, la Labaki ama le sue attrici (lei stessa recita nel ruolo di Amale, la proprietaria del bar del paesino), le ama in quanto donne, tutte splendide, tutte forti e piene di risorse, animate da una forza personale che trova radici profonde nel gruppo, nella femminilità potente e condivisa. 
Un paesino sperduto circondato da mine dove da anni le due comunità, cristiana e musulmana, convivono in una pace un po' tesa, ma comunque solida. La guerra è ad un passo, ma le donne cercano di tenere gli uomini sulla "retta via", stanche delle troppe lacrime.
Ma l'equilibrio è precario: atti anonimi di vandalismo nei luoghi sacri riaccendono un odio mai davvero sopito ed assolutamente insensato.
Si arriva alla tragedia, ovviamente, che è quanto più inutile ed insulsa perchè esterna al microcosmo, ma penetra al suo interno e rischia d'essere l'ultima miccia.
Ma le donne, dal dolore antico, sanno trovare la via, sanno trarre forza dalla disperazione e, senza spargimento di sangue, rovesciare la situazione.
"E ora dove andiamo" è un film imperfetto nel suo ritmo altalenante, eppure con una grande forza che è specchio dell'idea di femmineo dell'autrice. 
Nella grande tragicommedia che è l'esistere, solo le donne sanno trovare il coraggio di cambiare in nome della Vita: non di un ideale, di una religione o di un principio, ma in nome della sacralità dell'esistenza.






Eravamo in una decina in sala ieri: andate a vederlo prima che venga tolto dai cinema e rimanga dimenticato...

1 commento:

Veggie ha detto...

Credo proprio che seguirò il tuo consiglio... cinema, aspettami!!!!!!!

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