lunedì 3 dicembre 2012

La creatività e le gabbie necessarie

Ho sempre amato scrivere. Sin dalle elementari il giorno del Tema era per me una gran festa.
Qualsiasi argomento andava bene, anche il temuto "tema libero": il foglio bianco era come una prateria in cui correre libera, scovare parole, inanellarle, come le ghirlande di margherite che si facevano da piccoli.
Ho sempre ottenuto voti molto alti, alcuni temi sono stati letti in classe, praticamente in ogni ciclo di studi che ho seguito.
E' un dono, lo so, ma l'ho sempre adorato e mi ha anche definita, nel corso del tempo.
Nonostante ciò, però, ammetto una certa insofferenza per la grammatica, materia in cui, con sommo stupore delle mie insegnanti, collezionavo deludenti insufficienze, e i temutissimi schemi dei temi, che andavano pianificati prima di passare alla stesura. Per me erano gabbie inaccettabili entro cui rinchiudere la mia creatività.
Ovviamente questa spiegazione, davanti ad un 5 in analisi grammaticale, non ha mai convinto i miei genitori, ma questa è un'altra storia.
Di recente ho riscoperto un altro mezzo di comunicazione però: la fotografia.
Inizialmente il mio soggetto preferito era...proprio la sottoscritta!





























Amavo (ed amo) i contrasti forti, la luce delle finestre aperte. Decine di scatti un po' autoreferenziali, ma più per timidezza che per vanità vera e propria.
L'anno scorso la svolta: passare da una compatta ad una mirrorless ad ottiche intercambiabili.
Ne ero spaventata perchè sapevo di non avere le basi tecniche.
Ho seguito un corso intensivo di un paio di giorni, ho scoperto nuovi programmi di post produzione e con un po' di pazienza e molti tutorial on line ne ho cavato qualcosa di buono.

































Non solo il mio amato bianco e nero, ma anche i colori dei passanti, ciò che poteva incuriosirmi.

















Poi sì, ci sono le persone, quando non sanno d'essere fotografate, quando io posso immortalarle da lontano, rubando l'attimo...

















Quest'amore per la fotografia lo condivido con mio padre e mio fratello, ma, a differenza loro, esattamente come mi capitava per i temi, io non riesco a farmi entrare in testa la tecnica.
Valori del diaframma, tempi di scatto, lunghezze focali...mi rimbalzano in testa dei numeri che creano solo una confusione infinita.
Una cara amica, che solitamente odia essere immortalata, mi ha chiesto il favore di farle qualche scatto quando inizierà a vedersi la sua panciotta da quasi mamma.
Per me è stato un vero onore, ovviamente, ma è subito scattato anche il dramma: sarò in grado??!
Amo scattare a destra e manca, il più delle volte su 50 foto almeno una decina carine le tiro fuori, ma da qui a sentirmi abbastanza sicura per fare un vero e proprio "servizio" ce ne passa!
Le gabbie della tecnica però in questo caso sono fondamentali, lo so. Le regole del gioco, se si vuole davvero fotografare con criterio vanno conosciute.
Ho ancora tempo e non sarebbe la prima volta che ci provo, ma ho molta paura di fallire ed il senso di inadeguatezza cresce.
So di avere un buon occhio, ma questa è solo la base da cui partire e bisogna lavorare sodo, soprattutto in questi tempi in cui tutti si dicono fotografi.
La creatività è una scintilla, ma l'impegno e la dedizione sono un'altra storia. Magari se avessi più tempo...chissà! Anche se temo che la mia mente refrattaria ai numeri, non sia proprio portata per applicarsi sino in fondo.

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