venerdì 9 settembre 2011

Super8

La scena iniziale è perfetta. Una veglia funebre, poche pennellate in un interno affranto, scambi di battute in climi differenti. L'esterno è negli occhi del protagonista, sospesi, ancora incapaci di elaborare quanto accaduto: il bambino che non è più un bambino osserva, e noi con lui, e ci accompagna dentro la sua vita, nell'attimo più doloroso.
Poi il film diventa quello che mi aspettavo, commistione fra I Goonies ed E.T., e appaga sia i nostalgici degli anni '80, sia, immagino, le nuove generazioni più smaliziate con qualche strizzata d'occhio alla fantascienza un po' horror, senza mai però crederci sino in fondo (un limite? non credo: è un film che devono poter vedere anche i ragazzini senza per forza dimostrare di volere a tutti i costi sguazzare nel sangue o nello splatter).
La storia non è certamente fra le più innovative (Spielberg docet), ma il racconto regge bene, tanto da perdonare a J.J. Abrams anche piccole cadute nello scontato un po' melodrammatico.
Il punto è che il creatore di Lost sa come rendere un racconto cinematografico scorrevole e avvincente anche quando ti accorgi che la storia non si discosta poi molto da quelle che già conosci, che altri hanno già raccontato. Una sorta di Raymond Queneau del cinema. 
Il gruppo di piccoli attori, per lo più sconosciuti tranne la Fanning, convince sino in fondo ed il rapporto fra il protagonista ed il suo migliore amico riporta, pur non arrivando a tale profondità, alle dinamiche di Stand by Me.
Insomma, un film che consiglio assolutamente, soprattutto se avete 30 anni o giù di lì e avete amato tutti i film che ho citato!

2 commenti:

Signor Ponza ha detto...

Ma fa paura? No perché io sono una femminuccia da questo punto di vista.
A proposito di Queneau, ho sul comodino i suoi esercizi di stile da iniziare a leggere. :)

Veggie ha detto...

Bentornata, Ely!
Anch'io ho apprezzato tantissimo questo film, tra l'altro...

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