lunedì 2 aprile 2012

In dicembre a Milano era caldo / Ma che caldo che caldo faceva...

Di Pinelli ne ho già parlato, e anche più volte, in questo blog.
Vengo da un ambiente di sinistra per cui non poteva mancare la figura dell'anarchico suicidato nel mio bagaglio di memoria culturale.
Ho letto "Pinelli, una finestra sulla strage" della Cederna, ovviamente, ed ho visto a teatro "Morte accidentale di un anarchico" di Fo.
Accostandomi alla Cederna, avevo poi letto anche qua e là su internet vari articoli e notizie riguardanti Calabresi convincendomi che anche lui fosse stato essenzialmente vittima degli Anni di Piombo.
Sulla scorta di tutto ciò, sabato sono andata a vedere "Romanzo di una Strage" di Giordana, film sulla strage di Piazza Fontana.
La prima cosa che ho fatto entrata in sala, è stato controllare l'età media degli spettatori. La maggioranza era nella fascia degli "anta", ma per fortuna, poco prima dell'inizio, una squadra di ragazzini e qualche mio coetaneo, si è accomodato nelle prime file.
Premessa doverosa: "I cento passi" e "La meglio gioventù" sono fra i miei film preferiti e di Gifuni, lo sapete, sono proprio innamorata.
Mi sono recata dunque al cinema animata da un certo pregiudizio positivo sulla fiducia, lievemente adombrato solo da una serie di critiche che avevo sommariamente letto sul film nei giorni precedenti l'uscita.
Nei successivi 130 minuti si dipana la storia d'Italia e della mia Milano ad un ritmo piuttosto serrato.
Nella fila dietro di noi, un appartenente alla generazione in questione, evidentemente, non si risparmia in sbuffate e commenti.
Il film termina e si torna a casa.
Cinematograficamente parlando "Romanzo di una strage"  non è fatto male. Certo, qualche piccola ingenuità la ravviso nell'utilizzo delle luci un po' didascalico (i cattivi illuminati dal basso, le ombre minacciose dei "neri"...), ma in generale gli attori convincono (bravo come sempre Favino/Pinelli, piacevolissima sorpresa Mastrandrea/Calabresi, meraviglioso Gifuni/Moro) e la narrazione prosegue spedita e mai noiosa.
Si percepisce che molto girato è stato accantonato però e questo è un limite di Giordana a mio avviso, che non riesce bene a spiegarsi sino in fondo.
Mi sono domandata poi se la visione di un tale film potesse essere utile a chi, come il ragazzino allampanato sui 16 anni che mi sedeva accanto, probabilmente ben poco sapeva della vicenda.
Credo che la risposta sia sì, con una postilla importante: dovrebbe essere spunto e stimolo per informarsi e documentarsi.
La parte più riuscita infatti, della pellicola, è il modo in cui il regista vuole mostrarci le vittime di quel periodo e di quell'episodio. Vittime che sono i morti del 12 dicembre, l'anarchico Pinelli ed il commissario Calabresi, certo, ma anche la folla muta e ferita che viene mostrata nelle immagini di repertorio durante i funerali in piazza Duomo e che ci rappresenta ancora tutti, come umanità e come italiani.
Nella parte invece dove indaga ipotesi e cerca di svelare misteri più o meno noti ormai, "Romanzo di una strage" perde mordente e convince meno. Ed è proprio lì che dovrebbe iniziare il lavoro di ricerca di ciascuno di noi.
In definitiva insomma, un film che consiglio di vedere, e di far vedere, ma che va preso con le pinze e osservato col dovuto senso critico.

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