mercoledì 16 maggio 2012

Arrivo leggera in Cascina. Ho lavorato tanto ieri, inchiodata al pc dalle 8 alle 17.40 senza alzarmi mai, nemmeno per la pausa pranzo. La videoconferenza è andata bene, sono contenta di me stessa: lavoro con tempi strettissimi, ma ce la faccio e tengo duro. Mi stanco, ma vedo i  miei sforzi ripagati, anche solo da un "brava" della cliente, da un "grazie". E' poco? non lo so, diciamo che comunque mi basta.
Arrivo alla Cascina con un quarto d'ora d'anticipo e c'è un capannello di persone riunite già all'ingresso. Mi allungo verso il centro catalizzatore dall'attenzione e lo vedo.

Sta seduto e firma autografi, sorridendo fra i solchi delle rughe. Un viso da pescatore, mi viene da pensare, un viso dalle mille espressioni, fermate per sempre sul suo volto, e due occhi azzurri sinceri e curiosi.

Mi guardo attorno per individuare il banchetto dove vendono il suo nuovo libro. Erri non ha scritto solo bei libri, alcuni mi hanno un po' delusa e gli contesto sempre una certa brevità, ma incontrare la sua scrittura vale sempre la pena: il suo stile, una prosa poetica in cui mi ritrovo, è inconfondibile e segue la cadenza della sua voce, della musicalità napoletana.
Compro "Il torto del soldato" ad occhi chiusi e mi metto in coda. Tre persone davanti a me.
Mi batte un po' il cuore, il cervello cerca una frase da dirgli. Come un'adolescente davanti al suo cantante preferito ecco che sono davanti ai suoi occhi. Prende il libro fra le mani, con un sorriso a 65 denti scandisco un "Sono Elisa!". Lui sorride e mentre scrive il mio nome mi scappa un "le verrà un crampo, oggi, a forza di firmare libri!"
Mi guarda di sottecchi e mi dice che è abituato: scrive sempre a mano i suoi romanzi.
Mi stringe la mano, gli sussurro che è è stato un vero piacere incontrarlo, mi risponde un cordiale "grazie per essere venuta".
Ha la mano ferma, indugia un attimo in più di me nella stretta, che invece sono abituata a stringer forte, ma sgusciare subito via, anche questo sintomo della mia timidezza.
Sfilo a fianco, apro il libro

Sono contenta. Come quando, anni fa, me ne sono andata ad un'altra conferenza, ospite un'accoppiata davvero insolita ma stimolante: Michael Cimino e Jostein Gaarder.
Anche in quell'occasione l'emozione di stringere la mano e dire due parole a Gaarder mi aveva colpita.
Guadagno un posto in equilibrio su una struttura in legno, nella corte Nord della Cascina.
C'è un sacco di gente, c'è il sole ed un po' di vento. Mi sento viva e leggera.


Erri inizia a parlare e non smette più, è un fiume in piena. Parla del suo amore per l'ebraico antico e la lingua Yiddish, del suo essere non credente eppure dedicarsi alla lettura delle sacre scritture ogni mattina.
Racconta di com'è nato questo libro e risponde alle nostre domanda.
Ogni tanto gli scappa qualche espressione dialettale.


Una signora gli chiede se la sua scrittura è più sanguigna o più poetica e lui risponde, cosa che mi sorprende, che non vede nulla di poetico nel suo stile, ma che scrive sempre più con la pancia, dopo aver provato determinate emozioni o aver ascoltato certe storie.
Alle 19.30, dopo un'oretta buona, saluta tutti e subito si fa sotto un nugolo di persone che gli chiedono l'autografo. Scompare fra teste di ogni età.
Gironzolo per la cascina in attesa di Luca, passeggiando nella bottega di prodotti a chilometro zero, guardando affamata delle fragole giganti dall'aspetto particolarmente gustoso.
Il sole sta tramontando mentre rincasiamo.
E sono felice.

1 commento:

Veggie ha detto...

Dev'essere molto bello poter avere a che fare a presa diretta con uno scrittore... Sarebbe anche più bello se venissero concessi dei momenti in cui poter parlare a tu per tu con lo scrittore... E' incredibile come da una persona "come tante" possano sorgere delle parole, dei libri che ti prendono così tanto...

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