giovedì 17 gennaio 2013

Parigi - Giorno 3

Oggi la giornata prevede una visita che alcuni snobbano, ma che io non mi sono mai fatta mancare: la Cité des Sciences et de l'Industrie. Si tratta, nè più nè meno, di un gigantesco museo della scienza e della tecnica, iper interattivo in cui perdersi per ore a sperimentare e giocare con le leggi della fisica e non solo.
Arriviamo all'apertura e si vedono già intorno molte famiglie coi bambini. Anch'io, da piccola, amavo andare al Museo qui a Milano, soprattutto insieme al mio papà che ci spiegava tutte le varie leggi matematiche e fisiche mentre i modellini vari, come quello del mulino per spiegare l'energia idroelettrica, mi lasciavano incantata.
Con la card dei musei entriamo subito, ma c'è il problema della Géode, il cinema IMAX sferico, che non è invece compreso e per il quale chiedo 2 biglietti per lo spettacolo delle 12.30.
Fatto anche questo iniziamo ad esplorare le esposizioni permanenti, raccolte sotto il nome di Explora, incentrate su alcuni temi come le matematiche, l'immagine, i suoni, i giochi di luci, lo spazio, l'oceano, l'energia, l'automobile, le rocce e i vulcani, stelle e galassie ecc.
Ci sono ovunque pannelli esplicativi che ti invitano a sperimentare ogni teoria, a giocare con le leggi che regolano il mondo o a informarti su tematiche interessanti come le risorse energetiche e la loro gestione.
Luca è entusiasta e sono contenta di avercelo portato, nonostante sia una meta un po' insolita.
Arriva in un lampo l'orario dello spettacolo e ci spostiamo al piano inferiore per accedere alla Géode.


Mentre aspettiamo in coda, racconto a Luca delle mie precedenti esperienze in questo particolarissimo cinema che, grazie alla sua forma, permette una visione che in pratica abbraccia lo spettatore.



Queste ultime due immagini le ho prese da internet perchè, purtroppo, mentre raccontavo a Marito di quella scena in cui un elicottero sorvolava un fiordo e ti sembrava di precipitarvi dentro, ho buttato l'occhio sui biglietti e mi sono accorta che uno era correttamente stampato per lo spettacolo delle 12.30, l'altro per quello precedente delle 10.30!!
Dopo aver pensato per un attimo di provare a fare la gnorri, decido di informarmi e capire se sia un problema o meno, dato che i posti non sono numerati.
E' un problema: il biglietto dà accesso solo allo spettacolo delle 10.30 e non è nemmeno rimborsabile.
Ok, penso: siete veramente st***i, ne compro un altro. Mi metto al volo in fila in biglietteria, ma sullo schermo non danno più disponibilità per quello spettacolo e nemmeno per quello successivo delle 15.30.
Luca intanto mi ha raggiunta, mentre la gente inizia ad entrare in sala. Non so che fare, ma alla fine gli dico di andare comunque solo lui, tanto il film dura solo 40 minuti e posso anche sopravvivere.
Detto fatto: mi ritrovo sola, senza nulla da fare e, ammettiamolo, con una fame pazzesca che comincia a farsi sentire!


Ne approfitto per chiamare mia mamma, ma non stiamo molto al telefono perchè spenderei uno sproposito. Intanto ho tempo per pensare che se avessi avuto il mio nuovissimo iPhone avrei almeno potuto giocare ad Angry Birds!
Dopo 45 minuti Marito riapparmi e possiamo finalmente pranzare.
Sarà stata l'attesa, sarà stata la stanchezza, quando riprendiamo la visita della parte mancante del museo, sono davvero ko e intorno alle 16 finalmente ci spostiamo nuovamente verso il centro città perchè oggi è una giornata speciale per me: c'è una promessa da mantenere.
Nel 1999 avevo 16 anni, quasi 17, e avevo appena finito di leggere Notre-Dame-de-Paris del mio amato Hugo. Avete presente, no? La storia del gobbo Quasimodo? Se qualcuno sta pensando al cartone della Disney si fermi subito: parlo della vera storia, quella che finisce male, in un modo squisitamente pateticamente romantico. Come piace a me.
Insomma, c'è questo edifico, il Pantheon, al cui interno c'è una certa cripta, dove riposano grandi uomini del passato fra i quali, l'avrete capito, anche lui, Victor Hugo.
Nel 1999, in gita scolastica, accanto a quella di Zola, mi sono trovata di fronte alla tomba del mio mito. E sono scoppiata a piangere colta da una sorta di sindrome di Stendhal letteraria.
Lo so: un tantino esagerata, ma tant'è...
L'anno seguente, in visita con la famiglia alla capitale francese, sono tornata in questo luogo ed ammiccando al mio amico Vic gli feci una promesse: "non c'è due senza tre: ritornerò!"
12 anni dopo rimetto piede nel Pantheon ed il cuore batte forte.


Ci porgono subito un foglio sul quale, in varie lingue, è scritto di visitare per prima proprio la cripta perchè chiude presto.
Mi metto quasi a correre, senza nemmeno controllare se Luca mi segue.
E poi ci sono, leggo il suo nome sulla parete, mi faccio strada fra il capannello di persone che si è fermato davanti.

Sorrido sorniona e sussurro "eccomi! Te l'avevo detto che sarei tornata!". Sono contenta, ho mantenuto la mia promessa, ho omaggiato di nuovo un uomo che, attraverso i suo romanzi, continua a parlare al mio cuore ed alla mia anima. Un uomo che mi ha fatta commuovere e mi ha arricchita.
Mi allontano e seguo Luca più rilassata, mentre passiamo accanto ad altre sepolture illustri.
Quando usciamo ormai si sta facendo sera.

















Accanto al Pantheon c'è un'altra chiesa che vorrei visitare, Saint-Etienne-du-Mont.
Purtroppo è troppo buio per fare le foto agli interni di questa splendida costruzione. 
Ciò che colpisce è la splendida "tribuna (jubé) pensile di marmo bianco finemente scolpito da Biart Padre (attualmente unica a Parigi) che attraversa da parte a parte la navata e con due scale laterali in pietra traforata" (da Wikipedia). 
Tento qualche scatto, sia al jubé, che alla tomba di santa Genoveffa, ivi tumulata, ma i risultati sono scarsissimi purtroppo.


















Esausti, torniamo verso casa, ma decidiamo un'ultima passeggiata nella vicina Rue Montorgueil, famosa per i suoi negozi alimentari e dove io punto in particolare la storica pasticceria Stohrer.
Con un francese parecchio incerto, e temendo figure barbine, mi porto via da un negozietto su strada un vassoio di formaggi e 4 tortine dalla sopraccitata pasticceria.


I formaggi, con la golosa aggiunta del miele d'acacia, sono da Nirvana. Sbavo ancora al solo ricordo!
Veniamo ai dolci scelti invece: due tronchetti al pistacchio e ai marroni, una tortina al limone ed una all'arancio.

Per quanto mi riguarda, amara delusione. I tronchetti proprio non mi sono piaciuti, mentre la tortina al limone aveva un sapore chimico tremendo.
Buona invece quella all'arancio, ma in generale che peccato! In compenso Marito ha molto gradito e se li è pappati tutti e tre!
L'indomani ci attende una giornata assai impegnativa: Louvre e Île de la Cité...meglio andare a nanna presto.

CONTINUA...

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