giovedì 31 gennaio 2013

Parigi - Giorno 7

La nostra avventura parigina sta per terminare purtroppo.
Dopo aver dovuto rinunciare alla mostra di Hopper per la quale mi ero aggiudicata i biglietti a Novembre senza riuscire invece a comprarli per Gennaio, mi sono concessa il biglietto per una personale dedicata ad Elliott Erwitt.
Per chi non lo conoscesse è uno dei fotografi più famosi dell'agenzia Magnum capace di cogliere l'attimo, ma anche l'ironia della vita.
Per spiegare a Luca chi fosse cercavo d'evocare nella sua mente queste foto, famosissima:


Ma non c'era verso! Tutto sommato però forse è stato meglio così, perchè ha potuto scoprire un artista sensibile e divertente, conoscendolo in tutte le sue sfumature.
La mostra si tiene all' Elephante Paname, spazio espositivo ristrutturato di recente ed estremamente affascinante. Ho acquistato i biglietti a Milano per cui entriamo direttamente nella piccola hall dove sono esposte una decina di foto di Erwitt più una piccola personale, coloratissima, di un fotografo di cui, ahimè, mi sfugge il nome.
All'inizio sono un po' delusa: mi pare davvero una raccolta misera, ma la maschera all'ingresso ci appiccica un bollino verde sulle giacche e ci spiega che possiamo poi continuare la visita ai piani superiori.
Ammetto che il mio francese zoppicante non mi lascia intendere se a questi piani troveremo ancora foto di Erwitt o altro, ma intanto cominciamo il nostro giro.
Siamo pochissimi ed abbiamo tutto il tempo di gustarci ogni scatto.
Il bianco e nero del fotografo è sempre incisivo.

"L'occhio curioso" - Immagine presa qui

Immagine presa qui

Questa prima sala espone foto famose e abbastanza "serie", sicuramente di grande impatto emotivo.
Saliamo poi al primo piano, evitando di prendere il particolarissimo ascensore posto all'interno del centro.

Ascensore all'interno dell' Elephante Paname

Ai piani superiori troviamo molti scatti noti di Erwitt, per un totale di 80 stampe, una più bella dell'altra.
Purtroppo non si possono fare foto, ma al termine della visita non posso evitare di comprarmi il costosissimo libro-antologia del fotografo.

Immagine presa qui

Immagine presa qui

Immagine presa qui

Immagine presa qui

Incredibile la potenza espressiva dei suoi scatti, sia di quelli più ironici che di quelli più drammatici.
Usciamo dall'Elephante Paname sazi e contenti.
Per il pomeriggio, dato che abbiamo il treno alle 19.58, abbiamo previsto solo una tranquilla passeggiata lungo gli Champs Élysées e così decidiamo di farci un giretto anche in Place Vendôme e nei Jardins des Tuileries, al termine dei quali trova posto una gigantesca ruota panoramica ed una giostra d'altri tempi.


Notando il movimento oscillatorio delle cabine decidiamo di rinunciare al giro sulla ruota e continuiamo la passeggiata sui Campi Elisi ingombri di bancarelle natalizie.
A metà percorso incontriamo il Grand Palais ed il Petit Palais ed il magnifico ponte Alexandre.


























Pranziamo in un localino scovato in una vietta laterale, molto intimo e accogliente, il Cafè Victoria: scelta azzeccatissima.



Il conto non è dei meno cari, ma le quantità sono generose ed il rapporto qualità/prezzo decisamente ottimo.
Ci scaldiamo ben bene in attesa di riprendere la via di casa. La mia idea è quella infatti di trotterellare tranquillamente di nuovo sino ai Jardins des Tuileries, andare al super vicino all'appartamento a comprare una baguette ed un po' d'affettato per il viaggio ed attendere l'ora della partenza al calduccio.
Ci avviamo dunque sulla strada del ritorno, passando sotto l'arco di Trionfo e curiosando in alcuni negozi lungo il viale.


Mentre passeggiamo ci imbattiamo anche in una sposa freddolosa, bellissima...

Decido una piccola deviazione per visitare la chiesa della Madeleine, che non è esattamente fra le più belle, ma fa una certa impressione per l'imponenza che la contraddistingue.



E' mentre siamo seduti all'interno della chiesa che Marito si impunta: vuol vedere la Tour Eiffel.
Io sono una persona MOLTO organizzata: se mi cambi le carte in tavola all'ultimo tendo a sclerare, soprattutto se sono stanca. E lo ero. Parecchio.
Così l'innocente richiesta di Luca mi ha fatto un tantino girare le palle. Ma tant'è...vuoi non accontentare l'ammmmore della tua vita? La luce dei tuoi occhi??
E così usciamo a passo spedito e cerchiamo di capire che metropolitana prendere.
Devo dire che la deviazione mi mette di malumore, ma mi permette anche alcuni scatti metropolitani che, tutto sommato, mi piacciono molto...


Arriviamo sotto la Torre e come al solito non mi dice granché.
Scattiamo un paio di foto di rito e via, anche questa è fatta!


Spesa veloce e...sorpresa! Nell'appartamento c'è la signora delle pulizie che doveva venire solo la mattina seguente. Ha già riordinato la cucina e non osiamo sporcarla nuovamente così impacchettiamo semplicemente quel che abbiamo preso per cena e dopo aver atteso un'oretta seduti sul letto per non disturbare la ragazza, decidiamo di dirigerci in stazione.
La vacanza è terminata, questa volta in treno ci assegnano il wagon lit, ma nonostante ciò passo tutto il viaggio sveglia, incapace di sedare il mal di stomaco e mangiucchiando qualche grissino e basta.
Luca russa sonoramente. Il nostro vicino di vagone pure.
Per fortuna fuori dal finestrino si dipana un paesaggio fiabesco addormentato sotto la volta stellata e la Cintura di Orione.
Arrivo a Milano dopo 9 ore di veglia ininterrotta, alle 5 e mezza del mattino, un tantino sfatta.
Individuiamo un taxi, ma la scelta si rivela azzardata: il tassista, un tipetto mal in arnese, mi fa accomodare dietro con le valige perchè nel suo portabagagli non c'è posto (!!) e passa quasi tutti gli incroci col semaforo rosso.
Aggrappati alle maniglie della macchina io e Luca, seduta accanto, ci diamo un tono, snocciolando mentalmente un rosario.
Guadagnata casa, rientriamo finalmente nella nostra tana, dove regna ancora il caos post-natalizio, ma c'è il caldo buono del nostro lettuccio, dove finalmente mi coglie il sonno dei giusti.

FINE

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