mercoledì 13 gennaio 2010

Come eravamo

Qualche giorno fa mi sono capitate fra le mani vecchie foto di un viaggio fatto un po' di anni fa nella mia Genova.
Sono 27 anni che passo le mie vacanze in Liguria ed ho amici di quelle parti per cui mi sento sempre un po' a casa fra i caruggi stretti e l'odore di mare.
Quell'anno ero scesa nel capoluogo ligure per un incontro con gli autori, poeti e scrittori, di un forum di scrittura che frequentavo.
Erano state scelte due mie poesie e dovevo partecipare al reading di gruppo.
Non ho mai viaggiato molto da sola, ero giusto andata a Roma a conoscere un altro amico di forum qualche tempo prima, ma Zena è un'altra faccenda.
Alloggiavo in un alberghetto fatiscente al secondo piano di un condominio, insieme ad altri amici del forum. Nella mia stanza il televisore era piazzato sopra l'armadio altissimo, in una posizione che quasi ne impediva la visione; il bagno era separato dal letto da una parete montata lì provvisoriamente in un secondo momento e per entrare nella doccia (cosa che ho evitato) bisognava scavalcare il water e letteralmente arrampicarsi sull piatto doccia.
Il letto era scomodo e c'erano macchie di umidità alle pareti.

Dalla finestra si vedeva la stazione e la via sottostante. Non c'era nulla di affascinante.
Ma mi sentivo VIVA.
Ho sistemato la mia valigia in un angolo, mi sono sdraiata sul letto ed ho acceso una sigaretta spalancando la finestra assaporando uno di quei rari momenti in cui ti senti davvero presente e avverti distintamente i minuti che scorrono ed il tuo esserci, il tuo esistere, lì ed in quel momento preciso.

Avevo poi raggiunto gli altri, ci eravamo accordati sul reading e sulla cena della sera.
Ero la più giovane, avevo circa 22 anni, gli altri erano tutti intorno ai 40 se non di più, ma mi sentivo bene, fra persone che mi stimavano, che apprezzavano una parte molto importante e intima di me, quella che esprimevo e rivelavo attraverso le mie poesie.
Il pomeriggio invece l'avevo passato insieme agli amici di una vita: due amiche con cui girare per la città e bere una cioccolata calda, ed in seguito altri due amici, due pazzi scatenati con cui abbiamo preso l'aperitivo e che sono poi venuti a sentirmi recitare i miei componimenti.
Ricordo che mentre declamavo una delle due poesie scelte uno dei due ragazzi, tornando dal bagno di corsa, per non perdermi, era inciampato rumorosamente nella chitarra di uno dei miei compagni di forum, appoggiata sul fondo della stanza.
Un po' mi era scappato da ridere, ma per fortuna ho mantenuto la concentrazione.
Poi c'era stata la cena, gli elogi di chi mi aveva sempre e solo letta ed immaginata; ci sono state le parole di persone che stimavo tantissimo, da un punto di vista artistico, e che mi hanno ricoperta di complimenti, che quasi non credevano alla mia età anagrafica.
Sono sempre stata giudicata "troppo profonda" e un po' vecchia dentro dai coetanei per cui ricevere attenzioni di questo tipo mi riempiva d'orgoglio e gioia: mi sentivo capita.
Dopo la cena sono andata con le mie amiche in un locale ed infine mi sono trovata a camminare con loro per una città addormentata e bellissima, col mare nero pece sullo sfondo e mille stelle in cielo, lucidate dal vento.
La mattina seguente ho nuovamente aperto la finestra e mi sono concessa la sigaretta del mattino, cosa che a casa non ho mai fatto.
Ero felice.
Lontana dai problemi che avevo, lontana dalla mia famiglia che, all'epoca, era per me un rifugio dalle aspettative troppo alte, inconciliabili con ciò che ero diventata.
Ero Elisa, senza costrizioni, senza imposizioni, pura e semplice.
Tendo a dimenticare un po' chi sono ultimamente. E' la vita che ti prende nel suo circolo, che ti chiede di agire e non pensare troppo.
Ma mi mancano quei momenti di solitudine, quegli attimi in cui trovavo il coraggio di osservarmi da lontano, di vivermi ed esplorare i miei limiti e le mie fobie.
Credo sia normale comunque e non ne faccio una tragedia.
In ogni caso è bello, di tanto in tanto, rispolverare quei ricordi.

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