giovedì 21 ottobre 2010

Il segreto dei suoi occhi

Io amo il noir. Non lo cerco, ma quando lo incontro mi piace smodatamente.
Adoro "L.A. Confidential" (film), ho molto amato "Dalia Nera" (libro) e ho apprezzato "Minority Report" (di nuovo film) non per gli effetti speciali, ma per la sua trama più pura: noir.
Tempo fa, dopo aver letto il romanzo di Ellroy di cui sopra, avevo tentato anche "I miei luoghi oscuri", ma non ce l'avevo fatta: l'autore parlava dell'omicidio della madre con un distacco agghiacciante. Catartico per lui, ma troppo crudele per me come lettrice.
La trama del film che abbiamo visto ieri sera non è tanto diversa e rientra nel filone del noir, mescolando, ovviamente, un po' di melodramma e un pizzico di denuncia sociale.
"Il segreto dei suoi occhi" è un film argentino che, guarda caso, ha vinto anche l'Oscar. Non che questo dica granchè in merito all'opera: si sa che gli Academy Awards sono più premi "di facciata" che altro.
Ma questo è un BEL film.
Parla di molte cose, amore, ossessione, giustizia, e ne parla BENE, con una scrittura solida, una regia classica che talvolta vira ad un virtuosismo appena accenanto (la scena iniziale), assolutamente non compiuciuto o compiacente.

Un omicidio con un colpevole reo confesso rimesso in libertà.
Un marito in cerca di Giustizia. E no, non si parla di un relitto umano distrutto dal dolore ed armato di tutto punto che fa strage di cattivi a destra e a manca. Si parla di un uomo che cerca un equilibrio attraverso l'applicazione della giustizia, ma una giustizia umana, "giusta", appunto.
Non la pena di morte, ma il pagare il prezzo delle proprie colpe.
Questa la ricerca del marito cui hanno stuprato ed ucciso la moglie.
Poi c'è la ricerca del protagonista, un funzionario del tribunale che insegue lo stesso assassino, ne è ossessionato, ma non sino a dimenticare sè stesso come nel romanzo di Ellroy.
Perchè la ricerca di SENSO che intraprende passa attraverso questo omicidio solo per utilizzarlo come MEZZO per ammettere altri tormenti: un amore inespresso ad esempio, una vita, suo malgrado, in esilio.
E allora si passa anche qui attraverso la scrittura, attraverso la stesura di un romanzo.
Ma narrare non basta: dopo 25 anni bisogna mettere la parola Fine alla vicenda.

Un film insolito nel senso che non ci sorprende con colpi di scena, ma racconta delle vite, ce le mostra, muovendosi fra flashback continui, e ci accompagna sino al finale, aperto e risolituvo insieme.
E con la fine arriva l'inizio.
Attori credibili e di grande spessore, intensi ed umanissimi e scene di semplice, insostenibile, tensione. Come la rabbia repressa che non può esplodere, ma cova tizzoni ardenti sotto la superficie.
Un film che consiglio, insomma, di recuperare in videoteca!

1 commento:

Veggie ha detto...

Non è proprio il mio genere, però da come ne scrivi mi hai incuriosita... potrei darci un'occhiata...

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