venerdì 7 settembre 2012

LaEli's Vogue Fashion Night Out

Insomma, è andata così: ieri c'era la Vogue Fashion Night Out, una roba di cui mi sfugge il senso, ma che ha permesso a migliaia di invasati di affollare le vie centrali di Milano.
Corso Vittorio Emanuele e limitrofi erano impraticabili e ci muovevamo a stento tagliando il fiume umano che si pigiava nei negozi aperti sino a tardi, stordendosi al ritmo di Dj set sparati a volumi indecenti.
C'era parecchia gnocca in giro, mi fanno notare i compagni d'avventura, ed è vero, ma gnocca tutta uguale: tacco 12, abito asimmetrico (quest'anno va proprio di moda) e drink o birretta in mano.
I ragazzi? Jeans, maglietta nera o bianca attillata con scollo a V da eterosessuale indeciso che pensa d'esser fashion.
In questo marasma di gente eccoci qui, io e marito assieme ad altri volontari, impegnati a distribuire generi di conforto ai senza tetto.
Divisi in due gruppi, si battono le vie solitamente sonnacchiose del centro in cerca dei clochard abituali a cui consegnare focacce, brioche e magari un succo alla pesca. Alcuni hanno fatto anche richieste specifiche, come occhiali o pile, ad altri si portano anche vestiti.
Ma la notte è in mano alla Milanodabere e si fatica a trovarli.
Qualcuno osserva il passaggio della gente - della gnocca- seduta su un marciapiede, confuso assieme ai ragazzini con birra in mano che gremiscono ogni spazio libero.
In questa bolgia infernale mi colpisce in particolare un clochard che incrociamo poco dopo la Hoepli: dorme rannicchiato per terra, con le mani giunte a mò di cuscino sotto la testa. Appoggiati al suo fianco, come riposti su un comodino dopo la lettura di un libro, giacciono i suoi occhiali. La folla continua a fluire, chiassosa, a pochi metri, lui dorme, forse sogna. Ci avviciniamo per lasciargli il suo sacchettino, per la colazione di domattina magari, e mi accorgo che, con la coda dell'occhio, la gente ci osserva, assumendo a tratti un'espressione un po' schifata. Ci tengono d'occhio e si domando che ci facciamo lì.
Siamo una nota stonata.
Ne abbiamo incontrati pochi e quasi tutti avevano già mangiato qualcosa. Ma merendina e succo vanno alla grande!
Scopro che ci sono molte persone che si occupano dei senza tetto a Milano, ma manca un riferimento istituzione forte che le organizzi. Così, come ieri sera, capita che alcuni giorni passino anche 2 o 3 associazioni diverse, mentre altri non c'è nessuno.
Camminiamo per un'ora e mezza, due e io ho ormai il ginocchio in pappa. Abbiamo ancora un bel po' di roba: andrà in congelatore, pronta per la prossima uscita.
E' solo a fine serata che capisco che uno dei volontari con cui ho condiviso la passeggiata è anch'esso un senza tetto: non l'avrei mai detto.
Il mondo in cui vivono queste persone ai margini, che incontriamo per strada stando ben attenti a non incrociarne lo sguardo, è un cosmo complesso e variegato fatto di avvocati caduti in miseria, di alcolizzati, di persone cui, banalmente, tutto è andato storto. Molto storto.
E capisco che l'abisso che percepisco solitamente camminandogli accanto è in realtà poca cosa, è un passo minimo, è la perdita arbitraria di un equilibrio tutt'altro che granitico.
Io non so se riuscirò a prendere questo impegno in modo continuativo, più che altro perchè il tempo che passo con mio marito è già così esiguo che sottrarne dell'altro, pur per una nobile causa, non so se sia una mossa tanto intelligente. Di sicuro so che cercheremo di tenerci in contatto con l'associazione e dare il nostro contributo in qualche modo. Erano anni che non mi davo al volontariato e soprattutto farlo ieri sera, in quel modo, e nel mezzo di un'altra Milano, mi ha riempito il cuore.

1 commento:

Veggie ha detto...

OMG, Vouge è una rivista che proprio tollero a fatica... E mi è venuto da sorridere quando hai parlato di invasate gnocche e fichetti vestiti tutti uguali... anche nella città vicino al paesino in cui abito, che è la città nella quale vado in giro più spesso proprio per comodita (sono poco più di 20 minuti di automobile di distanza), vedo sempre in giro una serie di cloni dei vestiti, son tutti uguali, fan quasi impressione... Io in confronto sembro veramente la ragazza di campagna, ogni tanto ricevo occhiate da "ma chi è quella, vestita così? Un'aliena??"... Eh, vabbè...
In quanto alla tua idea di fare volontariato, io la trovo lodevole... Vedi un po' come ti riesce di gestirti il tempo, certamente non togliere a quello che già ti serve... In fin dei conti non credo sia necessario che tu sia assolutamente assidua, è già bello che presti il tuo contributo anche solo un paio d'ora la settimana, insomma, quando puoi... la noblità del tuo gesto non varia in base alle ore che gli dedichi...

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