giovedì 8 novembre 2007

Tempi Moderni

Facevo due calcoli sulla mia giornata tipo: 9 ore di ufficio (se va bene) + 2 ore di spostamenti coi mezzi pubblici. Sto fuori casa dalle 7 alle 19:30.
Il lavoro insomma si succhia l'80% o più del mio tempo giornaliero.
Già questo ha dell'assurdo, ma tant'è, bisogna pur campare, no?
Ciò che davvero mi sconcerta è come lo stress sia diventato la nuova malattia del secolo.
Mio nonno si alzava alle 4:30 del mattino e stava nei campi , d'estate, anche sino alle 20. Si spaccava la schiena, eppure la sera era calmo e tranquillo. Il lavoro faceva parte integrante della sua vita, lo circondava letteralmente, eppure non lo schiacciava.
La natura impone ritmi duri, ma a livello umano.
Le macchine, le tempistiche frenetiche della produzione, ci hanno incatenati in situazioni al limite che ci succhiano linfa vitale.
Riesco ancora, per il lavoro che faccio, a staccare la spina a casa, ma vedo troppa gente cui voglio bene letteralmente distruggersi per il lavoro. Mia mamma qualche tempo fa restava in uffico sino alle nove e tornava a casa completamente annientata.
Mi domando se ha senso tutto ciò, se non esistano alternative, altri equilibri, altre scelte.
Qual è la linea di confine prima della patologia?

Sì: giornate dure in ufficio...ma si resiste!

1 commento:

Gio ha detto...

Oltre a dedicare quasi completamente la propria giornata al lavoro, ci sentiamo anche in dovere di ringraziare per la possibilità di lavorare che ci viene data e non diciamo quasi mai no quando c'è da fare una mezzoretta extra...

Il lavoro è diventato quantificato e mercificato come ogni altra materia prima...

Tristezza, entri in studio che c'è buio e esci che è tornato il buio...

Per fortuna esistono i lampioni e i week end!

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