lunedì 11 febbraio 2008

Into teh Wild

Ora, a ripensarci a mente fredda, forse mi piace ancora di più.
Sean Penn ha scelto uno spirito a sè affine, un ragazzo che più che un moralista dagli alti ideali, è un purista dell'etica sociale, un uomo in fieri che tenta di andare all'essenza del vivere.
Come lui ho sempre pensato che la verità, se mai esiste un assoluto che risponda a tale nome, vada ricercata nella semplicità estrema. A volte mi sono convinta che si potesse ritrovare solo nella matematica e nelle sue forme, in un linguaggio che non si travesta di parole vuote.
Alla fine però La Verità non è di questo mondo, ma tutti siamo chiamati a confrontarci con la vita caleidoscopica ed i suoi frammenti di verità. A ciascuno il suo insomma, che è conquista di un pezzo di assoluto attraverso l'esperienza.
Il film ci porta sulla strada con Alex Supertramp alter ego creato solo ed esclusivamente per assolvere il compito della ricerca; nel finale infatti l'identità verrà riprestinata, pace fatta con l'io dimenticato, che non è più un "io sociale", ma identificazione umana del protagonista, espressa anche attraverso il proprio nome.
Penn è bravissimo nel creare un felice equilibrio fra una tecnica di ripresa più classica e quella più movimentata e sperimentale, al limite del videoclip, tanto in voga ultimamente. Nonostante la seconda fila (posizione che al cinema crea qualche problema, ammettiamolo) riesce comunque a non creare quel senso di nausea tipico della camera a mano tanto caro, pare, ai registi contemporanei.
Un film BELLo, la conquista di una scheggia di assoluto in quell'unica frase tanto dolorosamente conquistata: La felicità non è reale se non condivisa. Perchè le parole acquistano forza e senso grazie all'esperienza e solo la vita ci insegna il linguaggio ed il vero nome da attribuire a cose e pensieri.

Nessun commento:

Related Posts with Thumbnails