giovedì 16 aprile 2009

Abuso di libertà

Non sono una grande sostenitrice di Santoro, francamente non mi sta molto simpatico e non vedo quasi mai la sua trasmissione anche perchè il più delle volte mi provocherebbe un'ulcera perforata probabilmente. Ascolto l'incipit di Travaglio, che già mi leggo ogni mattina, e poi cambio spesso canale.
Giovedì scorso non ho ascoltato nemmeno il buon Marco: trovavo la trasmissione fuori luogo per la mia sensibilità. Non mi sentivo pronta ad ascoltare le accuse, le indagini ed i servizi sulle responsabilità di quest'immane tragedia. Così, come faccio davanti a Bruno Vespa, al Grande Fratello o al TG di Fede, ho semplicemente cambiato canale.

Perchè è mio diritto poter SCEGLIERE anche solo cosa vedere in televisione. Perchè penso che io debba poter ascoltare o meno le voci di tutti.
"Abuso di libertà" è una definizione orribile in campo giornalistico.
La libertà di stampa dove non arriva alla calunnia è una delle basi del giornalismo.
"(...) la libertà di parola nasce nel '700 per poter parlare male di chi stava al potere. Per parlarne bene, infatti, c'erano già i cortigiani. C'erano allora e ci sono ancora." (Travaglio)
Parlar male di qualcuno se questo qualcuno ha fatto male, e ci sono le prove e gli si dà diritto di replica, è un dirittto sacrosanto di chi fa buon giornalismo.
Già quando ho appreso del terremoto, in questo post, riportavo le parole di una ragazza dell'Aquila che denunciava il fatto che da mesi il territorio era soggetto a scosse che preoccupavano la popolazione.
Giusto dunque capire come mai non si era DAVVERO pronti ad affrontare ciò che è successo e come mai ciò sia potuto accadere.
Ma ancora più importante trovo riportare la lettera di questa studentessa che penso non abbia bisogno di commenti:

“15 aprile 2009
...Perché il silenzio è dei colpevoli...
Queste sono delle vittime innocenti. Vittime di farabutti che hanno speculato sull’edilizia.”
Ha detto così il padre di uno dei ragazzi vittime di questo terremoto.
Io ero lì, a L’Aquila. Dormivo tranquilla, un po’ perché in fondo con le piccole scosse eravamo abituati a convivere, un po’ perché casa mia era costruita secondo le norme antisismiche, casa mia era un palazzo nuovo.
Quella notte tanti altri ragazzi come me sono andati a dormire con la mia stessa tranquillità. La differenza tra me e loro è che io sono ancora viva. Loro no.
Io sono viva perché casa mia era davvero antisismica. E loro sono morti perché…. già, perché sono morti?
Perché edifici teoricamente nuovi si sono sbriciolati più velocemente di costruzioni risalenti al 1500 (o addirittura al 1200)? Io non credo, come qualcuno ha detto, che porsi domande di questo genere rappresenti una mancanza di rispetto nei confronti delle vittime.
Ricordo che, di prima mattina, una mia vicina di casa che possedeva un’auto si era recata alla questura lì vicino. Volevamo informarci se potevamo dare una mano ai soccorsi, sapevamo già che c’erano dei morti e ci sentivamo inutili a stare fuori dalle case, in pigiama, in balìa della paura. Questa ragazza, una volta entrata, si è trovata davanti un ufficiale che stava lì seduto a girarsi i pollici; questo signore le ha detto che per ora non si sapeva nulla, che quella sera, in un campo sportivo, si sarebbe tenuta una riunione aperta alla cittadinanza; lì si sarebbero coordinate le azioni di soccorso, chi voleva dare una mano avrebbe dato il nominativo e poi si sarebbe deciso chi doveva fare cosa…ma come?? Mesi di sciame sismico, e nessuno aveva pensato a stabilire un piano nel caso fosse successa una cosa simile?? Bisognava attendere la sera dopo il disastro???
Una ragazza che ha perso il fratello nel crollo della casa dello studente ieri ha detto “I nostri genitori ci mandavano qui a studiare…non a morire.” Non credo sia una mancanza di rispetto sottolineare che, come in tutte le catastrofi naturali, come nelle guerre, anche stavolta le prime vittime sono i poveri. I ragazzi che vivevano nella casa dello studente erano lì perché avevano vinto una borsa di studio. Erano lì perché erano delle persone meritevoli, non dei figli di papà viziati che stanno all’università per divertirsi. Le loro famiglie non erano in grado di mantenerli, perciò lo Stato avrebbe dovuto garantirgli il diritto allo studio.
Gli ha garantito il dovere alla morte.
Quel palazzo era del 1980. Ed era stato ristrutturato solo due anni fa. Eppure, l’intera parte posteriore è crollata. Ma non è una sorpresa per alcuni dei ragazzi, che giorni prima del crollo avevano segnalato la presenza di crepe nell’edificio, che durante le scosse dei giorni precedenti avevano più volte contattato i vigili del fuoco, ma non avevano ottenuto risposte, che lamentavano la totale assenza di scale d’emergenza.
Niente scale d’emergenza, in un edificio concepito per ospitare 150 persone… e se la tragedia non fosse successa in un periodo così vicino alle vacanze di pasqua? e se invece degli 80 studenti che vi si trovavano, l’edificio fosse stato pieno?
Uno dei soccorritori che scavava tra le macerie della casa dello studente, intervistato, ha esclamato con amarezza: “Ma quale cemento armato, questo, due colpi di pala e si sbriciola tutto!...”
Le parti più nuove dell’ospedale San Salvatore (le prime a crollare) sono state costruite da un’impresa nota come IMPREGILO, la stessa impresa responsabile dello scandalo della spazzatura a Napoli (che ci ha riempito d’orgoglio con il resto del mondo) e la stessa che, a quanto sembra, avrà affidati i lavori per il ponte sullo Stretto di Messina.
La più grande ditta produttrice di cemento armato in Italia è da mesi sotto sequestro, accusata di rapporti con la mafia e di truffa, ossia di rubare, impiegando pochissimo cemento e troppa ghiaia e altri materiali inerti negli edifici che costruiva.
Nelle intercettazioni si sentono i costruttori fare dialoghi del tipo:“Quanta sabbia vogliamo mettere oggi? E quanto pietrisco?” “Ma non potremmo fare le cose a norma almeno questo mese?” “No no, viene a costare troppo…”
E’ UNA MANCANZA DI RISPETTO DIRE CHE QUESTI SONO DEGLI ASSASSINI, CHE DEVONO MARCIRE IN GALERA, CHE BISOGNA FARE IN MODO CHE NESSUNO, MAI PIU’, PER IL RESTO DEI LORO GIORNI, GLI CONSENTA DI SVOLGERE IL LORO LAVORO?
Non credo neanche che abbia mancato di rispetto il giornalista che, durante la conferenza stampa, ha chiesto al nostro presidente del consiglio perché i soldi del “Piano Casa” non erano stati usati per rinforzare gli edifici già esistenti, invece di costruirne di nuovi.
“Non abbiamo la bacchetta magica… mica possiamo fare tutto antisismico….” È stata la risposta.
È vero, non hanno la bacchetta magica. Hanno sei miliardi di euro per costruire il ponte sullo Stretto di Messina. Un progetto che gli architetti più famosi del mondo hanno definito irrealizzabile
. Un’opera che non starà mai in piedi. Ma si sa, che gli architetti famosi sono tutti ex agenti del KGB.
E poi, già, il Piano Casa… ma in quanti sanno che il Piano Casa elimina il ruolo dei comuni nel controllo della stabilità degli edifici, ruolo delegato esclusivamente al proprietario e al progettista? E se il proprietario e il progettista decidono di andare al risparmio, chi gli impedirà di fare i loro porci comodi?
Ma si sa, l’Italia è un Paese dove si indaga, fino a che non si tocca uno importante… allora si cambia la legge.
Come dice il prof. di urbanistica Antonello Boatti, le norme antisimiche possono essere applicate anche per recuperare edifici antichi…le università se ne interessano da tempo. Ma naturalmente, queste tecnologie richiedono denaro, e in Italia i fondi alle università vengono tagliati.
A piangere ora siamo bravi tutti. Chi non piangerebbe alla vista di una madre che si dispera sulla bara del figlio? Chi non proverebbe rabbia? Purtroppo, l’Italia storicamente è un paese che batte i record per le indignazioni più brevi del pianeta. Pian piano, la gente ritornerà alle proprie vite, a lamentarsi del tempo e dell’inflazione…ma nelle famiglie che hanno perso un figlio, un fratello, un genitore, quel posto vuoto a tavola ci sarà per sempre, ogni giorno; quei sorrisi giovani e pieni di vita, gli abbracci e le carezze di quei ragazzi, saranno per sempre una mancanza lacerante nella vita di chi li ha amati.
E quel qualcuno (perché qualcuno c’è di sicuro) che ha la responsabilità di tutto questo, dovrà pagare per le vite che ha spezzato. E noi, studenti sopravvissuti, non dovremo avere pace finché questo non avverrà. Il nostro fiato sul collo sarà la loro tortura. Come dice Marco Travaglio, tante volte è stato detto “Mai più”, fino al terremoto successivo. Stavolta, nessuno deve dimenticare."
Noemi Alagia
Studentessa del secondo anno in Tecnica della Riabilitazione Psichiatrica, L’Aquila


Questa è l'unica voce che mi sento di dire possa contestare qualcosa ad Annozero ed alla sua inchiesta.
E poi c'è tutto il discorso sulla censura e su come sia inammissibile, a mio avviso pensare di imbavagliare tutte le voci fuori dal coro, tutti coloro che non ti mostrano solo le vacanze dei VIP o le ultime scenate al GF.
Io pretendo pluralità d'informazione. PRETENDO di poter sempre scegliere con la mia testa.
Come scrive Travaglio
"(...) il servizio pubblico è del pubblico, cioè dei telespettatori. Tra di essi vi sono milioni di persone che, pur essendo in minoranza nel Paese, hanno diritto di veder rappresentato il loro punto di vista. Annozero e Vauro hanno insomma il diritto di andare liberamente in onda esattamente come ha il diritto di andare in onda Bruno Vespa o Gianluigi Paragone."
Mi sono dilungata..e ne avrei ancora da dire, soprattutto sul ruolo del giornalista..magari un altro giorno.
Concludo con una frase di Voltaire che trovo assai calzante oltre che splendida:
"Non condivido la tua idea, ma darei la vita perché tu la possa esprimere"

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