lunedì 14 gennaio 2008

" (...)
Così i bambini giocano
a non ridere per primi
guardandosi negli occhi
e alcuni sono così bravi
che diventano tristi per la vita intera"
(M. Mari)

Vorrei una poesia del corpo a volte, che rimescoli il sangue, mi prenda per i capelli e mi strattoni forte sino a farmi ballare il cervello dentro la scatola cranica.
Vorrei che la tristezza non fosse che uno stato innaturale da rigettare e non quel mantello stranamente caldo e familare con cui a volte amiamo coprirci per nasconderci al presente delle
nostre responsabilità.
L'imperativo di vivere che mi prende alla gola e mi affama di gioia mi spinge a credere sempre in qualcosa che verrà.
Fiduciosa attesa che mi premia, a volte, con la speranza.

E' la tua carne a dirmi chi sono, è il tuo amore la coperta che mi copre ora. Perchè la poesia, la leggo nei tuoi occhi ed è viva ed è vera..parole che si creano nuove, dal nulla, per me, spazio colmo di Noi.

Stamattina mi è mancato il suo abbraccio, il suo calore che mi ridà forma e vita, la mattina, che mi traghetta dal mondo dei sogni, dolcemente, nella realtà.

1 commento:

Anonimo ha detto...

buon anno eli!!
con questo nuovo blog mi dimentico sempre di venire a salutarti e a leggerti. ed è un vero peccato!!!
via di casa... un grande sogno!

besos a presto!
*fra*

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