giovedì 10 gennaio 2008

La sottile linea rossa



La malattia clinica, la p a z z i a, il diverso, ciò che viene rifiutato, ciò di cui si ha paura, il buio, uno sguardo vacuo...sono tutte cose che da qualche anno mi affascinano.Non che sia sempre stato così, essendo io la regina della norma e del lecito limite invalicabile.
Poi si cambia perchè la vita ti sporca e si sporca.
Chi conosce Artaud? Io no. Non posso dire di aver letto molto di lui e la mia memoria a capienza ridotta non aiuta. Però.
Però ho visto i suoi occhi, occhi d'animale in gabbia, occhi un attimo prima lucidi, teneri ed un attimo dopo folli tanto che paiono urlare.
Ho visto i suoi disegni, ho avvicinato il naso alle teche contenenti i suoi scritti sino ad appannare il vetro, cercando i segni della malattia, da brava aspirante grafologa.
Poi tutto implode in quella devastante trasformazione fisica subita con l'elettroshock ed il suo corpo - quel corpo posta a centro della sua teoria teatrale - si rinsecchisce, si perde. E muore.
Muore con una scarpa in mano.

Ieri sera, all'Arsenale, l'ennesimo splendido spettacolo. 4 donne dominano la scena e diventano, a coppie, specchio della mente di due geni, Artaud e Van Gogh, e della società muro che giudica ed etichetta.
La contestazione è antica: chi è il pazzo? Chi può dare un nome alla sua condizione?
Lasciando da parte le solite accuse alla psichiatria, i soliti luoghi comuni, ciò che mi resta è la sensazione di una sorta di dialogo a posteriori fra due anime gemelle.
Artaud SA Van Gogh, percepisce in lui una grandezza così semplice nel modo più genuino, come se fluisse dalla stessa mente del pittore, come se i suoi quadri gli parlassero.
Van Gogh, il suicidato dalla società. E così probabilmente si sentiva anche Antonin e il suo saggio è così lucido e profondo che non puoi non pensare che il pazzo non sia chi non riesce ad ascoltare le sue parole, chi non riesce ad intuirne la potenza.
Tutti siamo intrappolati in una rete di giudizi e pregiudizi, di nomi e categorie, di paure e conformismi. Ma dimentichiamo troppo spesso che noi tutti, come diceva Gandhi, non vediamo le cose come SONO, ma vediamo le cose come SIAMO, e la realtà è un assoluto relativo..

..e la pazzia è la sottile linea rossa che non vediamo finchè non ci disturba.

1 commento:

Anonimo ha detto...

io sono convinto che alla fine siamo un pò tutti pazzi,anche perchè vorrei capire cosa significhi essere "normale",secondo quali canoni dovremmo scegliere cosa è normale e cosa no...
per quanto riguarda la situazione cui facevo riferimento nel mio post c'è da dire che anche qui stanno impazzendo un pò tutti,ma il problema è talmente vasto e talmente atavico che non è per nulla facile (può sembrare paradossale) trovare ora una soluzione
ci vorrebbero competenze e professionalità,spero che almeno questo in futuro non ci sia negato...
ti auguro comunque un buon anno anche a te, ricco,possibilmente,di emozioni

ciao
Marcello

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