Ciò che amo del teatro è che fa riflettere.
Anche quando uno spettacolo non mi è piaciuto, mi trovo a domandarmi come mai, cosa non abbia funzionato, ed inevitabilmente faccio un'analisi di quanto ho appena visto.
Ieri sera siamo andati a vedere "La Cimice" di Majakovskij. Premetto che non conosco l'opera dell'autore russo e non avevo che una vaga memoria di alcune sue poesie lette alle medie, per cui ho affrontato la visione dello spettacolo in modo assai incosciente.
Da quel che ho letto in merito, la regista, Serena Sinigaglia, ha adattato il testo in modo abbastanza didascalico affinchè fosse fruibile e comprensibile da tutti.
Quest'intento, senz'altro apprezzabile, non ha fatto altro però che appesantire uno spettacolo già in sè chiassoso e caotico, con dialoghi ora vuoti, scarni e poco incisivi, ora pomposi, retorici e politicizzati in un intreccio di parole senza legami, gettate quasi un po' lì a caso.
Paolo Rossi è tutt'altro che "straordinario" come annunciano sul sito del Piccolo: è il solito Paolo Rossi, senz'infamia nè gloria e dalla parlata un po'strascicata.
Majakovskij voleva dare un messaggio preciso: non c'è scampo. L'ideale comunista è destinato a fallire, l'ideale borghese fa schifo ed ha fallito. Incapace di realizzare gli assoluti cui tendeva, il poeta si è sparato un colpo al cuore, come uno dei pochi personaggi femminili de La Cimice che, sia nel passato che nel futuro, non trova altra via d'uscita.
Soluzione non c'è, "la barca dell'amore/si è spezzata contro il quotidiano" e qualcuno deve pagare. Le ultime battute del parassita proletario/borghese rivolte agli spettatori, opportunamente illuminati dalle luci di sala, risultano prive della forza necessaria per scuotere le coscienze: ci siamo tutti arresi al quieto vivere, al consumismo, ma non ci sentiamo in colpa.
Qui sta il vero fallimento di questo spettacolo: dove avrebbe dovuto colpire con forza, risulta inefficacie e debole.
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1 commento:
Potrei scrivere un sacco e una sporta sul teatro e sul mio rapporto peculiare con esso... Tanto che adesso non riesco neanche più ad andarci, figuriamoci... Però, certo su quello che hai scritto ti do ragione: ogni opera teatrale manda un messaggio. La rappresentazione può piacere o meno, ma il messaggio resta. E la rappresentazione è efficace se il messaggio passa.
Amore, odio... tutto va bene, tranne che l'indifferenza.
P.S.= Ti ho citata sul mio blog, oggi... ^__^
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