lunedì 8 febbraio 2010

Segni di civiltà repressa

 
Giulio Cavalli è giovane, ha solo 5 anni più di me, e fa l'attore/scrittore/regista.
E' in scena a Milano con un testo di Dario Fo, "L'apocalisse rimandata, ovvero benvenuta catastrofe".
Da tempo Giulio vive sotto scorta, in seguito alle minacce ricevute dopo il suo spettacolo "Do ut des", e purtroppo, proprio ieri, davanti al teatro in cui va in scena il nuovo spettacolo, sono stati rinvenuti 23 proiettili subito collegati all'impegno civile dell'attore.
Le repliche sono state sospese al momento e si spera potranno riprendere quanto prima.
Come per Saviano, mi fa sempre impressione sentire questo genere di minacce rivole a dei letterati/artisti che non hanno cariche politiche, nè sono legati alle forze dell'ordine, ma "semplicemente", cercano di risvegliare le coscienze attraverso l'arte e la letteratura.
Il loro impegno nasce da un'urgenza personale, non da un incarico ricevuto, nè da un preciso impegno lavorativo. Loro cercano il contatto col pubblico e, quindi con l'Uomo, col singolo.
Non parlano per slogan, ma cercano di spiegare, di narrare, di far conoscere.
Una sorta di meieutica moderna insomma, seppur di tutt'altro stampo, ovviamente.
Spero che lo spettacolo riprenda presto, spero che questi atti vili non vadano a segno.
A Giulio va tutta la mia ammirazione.

"Come dice Don Luigi Ciotti “l’etica libera la bellezza”. Finchè sfideremo le criminalità organizzate (anche) con l’arma bianca della cultura sveleremo la deriva culturale che a loro appartiene e scalfiremo la loro credibilità."
Da un' intervista a Giulio Cavalli

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