Sembra più piccola della sua età. Porta i capelli tirati dietro le orecchie ed ha gli occhi un po' lucidi. E' visibilmente nervosa.
Un enorme dizionario Garzanti le pesa fra le braccia: una maturanda insomma.
Estrae il cellulare, chiama un'amica. Non risponde col canonico "Pronto", ma con un conciso "Eh!", come se le parole le si fossero seccate in gola.
"Dove sei? Già in calsse??! Ma...sono l'ultima????? Ok ok. Arrivo."
Guarda impaziente le porte della metro chiuse sull'oscurità del tunnel.
La osservo nel riflesso del vetro, chiude gli occhi, li strizza.
Finalmente arriviamo alla stazione, le porte si aprono, scendo e mi dirigo sulle scale mobili. Accanto a me passa correndo la ragazzina e sussuro "in bocca al lupo".
Ripesco un articolo dell'8 Giugno di un giornale tedesco.
"Cosa ci sarebbe di così scandaloso nelle immagini della residenza estiva di Berlusconi in Sardegna? Nessuno che abbia avuto l’occasione di osservare questo uomo d’affari e personaggio politico, anche solo da lontano, può avere dubbi sul fatto che, nel tempo libero, ami trattarsi bene anche dal punto di vista erotico.
Che anche il suo gusto non abbia nulla di speciale è sempre emerso piuttosto chiaramente da tutti gli aspetti della sua vita. Disinvoltura, apprezzamento per le battute esplicite, la costante infrazione delle regole della decenza borghese, una certa sguaiata grossolanità: tutto questo non è mancato a Berlusconi nel corso degli anni.
Tutto questo è sempre stato connaturato alla natura del suo comportamento pubblico, che è costituito da senso pratico e desublimazione caratteriale - Berlusconi è l’incarnazione stessa della demagogia, senza il benché minimo timore di una volgare invadenza, tanto che, ad ogni piè sospinto, ripete la tiritera: “non vi impicciate degli affari miei”.
A chi ha tutti i soldi del mondo, il mondo non costa nulla - questo è il suo motto. Il contrasto rispetto alla precedente casta di politici della Repubblica italiana - spenti nel vestire, rigidi nell’aspetto, abbottonati nel parlare - era ed è intenzionale.
Questa desublimazione si è sempre espressa in ben altri aspetti oltre a quello erotico, anzi: questo è l’aspetto meno interessante, nella sua rozza volgarità. Più ricche di conseguenze politiche sono state la sua personale sete di vendetta e la pretesa ostentata di non separare gli interessi privati da quelli pubblici.
Nel paese che ha scoperto la ragion di stato* come concetto e come codice comportamentale, la figura di Berlusconi rappresenta una notevole regressione culturale. Di contro, si rileva la vasta attitudine morale e la raffinata forza distintiva che sono tipici del machiavellismo; nel Nord Europa si è abituati da secoli a guardare al machiavellismo come alla quintessenza dell’immoralità.
Il trattato di Machiavelli “Il Principe” fu scritto per una generazione di potenti abituati all’idea che per loro non esistessero voglie che non potessero essere soddisfatte - così il sobrio prosatore fiorentino intendeva l’obiezione del classicismo in contrapposizione al manierismo dominante nelle sfrenate corti italiane. La morale di Machiavelli consisteva nel limitare l’immoralità alle sole esigenze dettate dalla ragion di stato.
Alla fine del ventesimo secolo questa opposizione è riemersa sotto forma di una volgare farsa: dopo che Giulio Andreotti ha governato secondo il motto “comandare è meglio che fottere” [in italiano nel testo] e “il potere logora chi non ce l’ha”, il suo successore Berlusconi minaccia di ribaltare l’ordine gerarchico: il potere dovrebbe servire soprattutto ad assicurare quella ricchezza esagerata che garantisce, non da ultimo, di fottere indisturbati. La politica di Berlusconi non ha mai lasciato intendere di avere altri obiettivi diversi da quello di assicurare al suo impero economico le condizioni necessarie per prosperare.
La vergogna dell’Italia di oggi consiste nel fatto che a questo non politico è stato legalmente concesso di salire al potere per tre volte. Che in questo modo la più antica nazione culturale dell’Europa dopo l’antichità si presenti al mondo sempre in modo ridicolo, fa parte dei danni collaterali trascurati di un sistema che da lungo tempo vive una crisi costituzionale.
Davanti alle immagini di ragazze in bikini invece si possono solo scrollare le spalle"
Von Gustav Seibt lunedì 8 giugno 2009 (QUI l'intero articolo tradotto)
*La Teoria della ragion di Stato è una teoria filosofica e politica secondo la quale ogni azione dello Stato, se necessaria per il bene dello Stato stesso, è legittima, indipendentemente dalla sua moralità.
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1 commento:
Quoto in pieno il quotidiano tedesco!!
Del resto, cosa ci si può aspettare da un politico che è una tale populista? Mi vergogno solo per questo di essere italiana...
P.S.= E' passato un bel po', in realt, ma ricordo l'esame di Stato come se fosse ieri... E mi vien da pensare che si stava davvero meglio quando si stava peggio...
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