mercoledì 15 luglio 2009

Memorandum

Nell'interrogatorio quotidiano, che mi pongo quando la mattina cerco notizie nella rete, sulla mia responsabilità civile, sul mio contributo alla lotta contro ciò che avvelena il Mondo (e sono moltissime cose), mi trovo spesso ad imbattermi in personaggi forti che hanno segnato la storia, ma che non vengono mai studiati a scuola.
C'è un buco nero, dopo la seconda guerra mondiale, nella memoria di moltissimi ragazzi.La Storia noiosa, la Storia sconosciuta del secondo Novecento, quella dietro l'angolo che il poco tempo dedicato alla materia, nasconde sotto una polvere spessa.
Un avvocato civilista, esperto in liquidazioni coatte amministrative, scriveva in una lettera alla moglie:

"(...) Ricordi i giorni dell'Umi (Unione Monarchica Italiana (n.d.r.) , le speranze mai realizzate di far politica per il paese e non per i partiti: ebbene, a quarant'anni, di colpo, ho fatto politica e in nome dello Stato e non per un partito."

Fare politica non in nome di un partito, ma per lo Stato, per la Popolazione. Fare politica attraverso il proprio lavoro ed il proprio impegno.
L'avvocato in questione era Giorgio Ambrosoli. E' stato ucciso da un killer venuto apposta dall'America che, prima di sparargli, si è scusato."Mi scusi, signor Ambrosoli".
"(...) Ambrosoli (...) era stato nominato commissario liquidatore della Banca Privata, controllata da Michele Sindona, della quale nel 1974 era stata dichiarata l'insolvenza, e cioè il fallimento.
Sindona, fino ad allora, era il più potente banchiere privato italiano e il massimo esponente della così detta “finanza cattolica”.
Ambrosoli, giovane professionista (era nato a Milano il 17 ottobre 1933), di convinzione monarchica e liberale, impegnato a fare cultura più che politica, aveva il compito di ricostruire i motivi del fallimento e di recuperare il denaro distratto da Sindona.
Nella lettera testamento del 25 febbraio 1975 indirizzata alla moglie Annalori, che la troverà dopo la morte del marito fra le sue carte, Ambrosoli scrive di essersi trovato così, di colpo, a “fare politica per conto dello Stato e non di un partito”; ad impedire che ricadessero sui cittadini le passività delle banche di Sindona.
Quando il suo lavoro cominciò a dare frutti, e venne acquisita alla liquidazione la holding estera che controllava l’impero societario di Sindona, iniziarono le intimidazioni, che divennero continue; le voci anonime che telefonicamente minacciavano Ambrosoli parlavano di dettagli conosciuti soltanto da chi aveva con lui stretti rapporti proprio riguardo alla liquidazione della banca.
Procedevano intanto anche le manovre politiche a protezione di Sindona; per indurre la giustizia americana a non estradare il banchiere personaggi di rilievo, tra cui il Procuratore Generale della Corte d’Appello di Roma, sottoscrissero “affidavit” a sostegno dell’imputato, affermando che era vittima di una persecuzione politica pilotata dalla sinistra.
Amborosoli però non si piegò. Sulla paura prevalse il rispetto della propria libertà, libertà di essere coerente con se stesso, di non farsi condizionare da altri, di assolvere nell’interesse di tutti il proprio mandato.
Poichè Sindona era fallito anche in America, e i magistrati di New York si trasferirono in Italia per saperne di più sui suoi metodi, sulle sue malefatte italiane. Assunsero, per giorni la lunga testimonianza di Ambrosoli, che metteva a nudo le responsabilità di Sindona.
Ambrosoli venne ucciso la notte precedente alla sottoscrizione formale delle sue dichiarazioni.

(...) Come mai esiste una convinzione così diffusa e radicata secondo la quale c'è sì la regola. ma la vita è comunque un'altra cosa rispetto alla regola?"
(Da Archivio900, Gherardo Colombo, 24/02/2006)
Soprattutto l'ultima, amara, considerazione di Colombo colpisce.
A pochi giorni dal ricordo di un altro eroe, pensavo fosse importante ricordare anche l'Avv. Ambrosoli, perchè di modelli simili bisogenerebbe parlare molto di più. Sicuramente più di Michael Jackson e della sua morte, più degli ex "Gieffini", più dell'ultimo calciatore acquistato e dei suoi amori estivi.
Vi ricordo anche che, in occasione di questo anniversario, il fratello di Paolo, Salvatore Borsellino, ha organizzato la manifestazione "Agenda Rossa":
"(...) Palermo, il 18 e il 19 luglio, sarà letteralmente invasa da persone pacifiche armate di pericolosissime agende rosse.
Rosse come il sangue che ancora macchia quei palazzi, rosse come il cuore grande delle famiglie della scorta di Paolo, rosse come non diventarono mai le guance di chi quell'agenda l'asportò illegittimamente, ripulì la borsa e poi la rimise a posto. Rosse come l'agenda rossa. Pagine che potevano far crollare la prima, la seconda e la terza repubblica. E che ora giacciono in qualche caveau come arma di ricatto puntata alla testa di chissà chi. Salvatore Borsellino ha chiesto all'Italia di stargli accanto quando presidierà Via D'Amelio per ricordare Paolo assieme ai suoi giovani, ai tanti siciliani e non che sono cresciuti ispirandosi al giudice buono. (...)"
Per chi volesse, sono previste manifestazioni anche qui a Milano, sempre Domenica 19 luglio 2009 dalle 16 alle 19 in via Dante, e a Venezia con una manifestazione/corteo organizzata dall'associazione GrilliVenezia in collaborazione con i meetup del Veneto.
Un presidio anche a Lecco, dalle ore 16.00, in Piazza XX Settembre.

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