mercoledì 1 luglio 2009

Diritto all'oblìo

"Il generale Rafael Videla, capo della giunta militare che governò l’Argentina tra il 1976 e il 1981, amava ripetere che “la memoria è sovversiva”. Il senso della frase è che niente che possa nuocere al Potere va ricordato.
In un’ottica opposta, Roberto Scarpinato, magistrato antimafia della procura di Palermo, dice che “la memoria è come un indice puntato contro i crimini del Potere”.
Carolina Lussana, leghista, ha avanzato questa (pdf) proposta di legge:
“Onorevoli colleghi la presente proposta di legge è finalizzata a riconoscere ai cittadini, già sottoposti al processo penale, il cosiddetto diritto all’oblio, su Internet cioè la garanzia che decorso un certo lasso temporale le informazioni, immagini e i dati riguardanti i propri trascorsi giudiziari, non siano più direttamente attingibili da chiunque. Prima della nascita di Internet – qui si improvvisa storica – l’eco delle vicende giudiziarie di una persona imputata in un processo penale, finiva per esaurirsi in tempi accettabili - già, la gente si dimenticava, siamo il paese degli smemorati, siamo il paese dove i giornali invece di ricordare chi sono gli inquisiti che tornano etc., etc., stanno zitti, siamo il paese dove Dall'Urti viene intervistato come bibliofilo anziché come pregiudicato per false fatture, frode fiscale e condannato in primo grado per mafia, quindi quando non c’era Internet, era meraviglioso, bastava controllare la carta stampata o affidarsi alla smemoratezza della carta stampata, televisione sempre stata nelle mani dei partiti."
"(...) Il diritto all’oblio* non vale, secondo la Lussana, per i condannati all’ergastolo, per genocidio, per terrorismo internazionale, o per strage, per quelli possiamo ancora raccontarla… perché? Perché in Parlamento ancora gente che abbia commesso genocidi, atti di terrorismo internazionale o strage non ne abbiamo e quindi stanno tranquilli da quel punto… hanno escluso i pochi reati che non sono rappresentati in Parlamento in questo momento (...) è chi ha esercitato cariche pubbliche anche elettive, abbiamo diritto a sapere le condanne che hanno avuto, ma solo in caso di condanna per reati commessi nell’esercizio delle proprie funzioni, allorché sussista un meritevole interesse pubblico alla conoscenza dei fatti, si mettono dei limiti persino quando il funzionario pubblico ha commesso reati nell’esercizio delle sue funzioni, anche lì bisogna vedere se c’è o non c’è l’interesse pubblico, si apre cioè alla discrezionalità(...).
(...) Berlusconi non viene processato, da anni ormai, quasi mai per reati commessi nell’esercizio delle sue funzioni, anzi per quelli, tipo i voli di Stato, tipo il caso della Saintjust con l’accusa di avere mobbizzato l’ex marito dell’annunciatrice con cui lui aveva una relazione, tipo il caso Saccà dove lui era accusato di avere fatto mercimonio di posti e di ruoli a RAI fiction per sistemare le sue ragazze con l’allora direttore di RAI fiction, l’inchiesta sulla compravendita dei senatori, con l’accusa di avere tentato di corromperne alcuni perché passassero dal centro-sinistra al centro-destra, tutte queste indagini che configuravano un abuso dei suoi poteri nell’esercizio delle sue funzioni, sono state già archiviate e quindi i processi che rimangono, il processo Mills, il processo sui diritti Mediaset, sono tutti processi che riguardano Berlusconi come privato cittadino, come privato imprenditore, non come pubblico funzionario o incaricato di pubblico servizio. Sono i reati che sono coperti dal lodo Alfano, quelli estranei all’esercizio delle funzioni pubbliche, perché? Perché per l’esercizio delle funzioni di Premier il lodo Alfano non copre le 5 alte cariche dello Stato. Proprio per i reati che non sono commessi nell’esercizio delle funzioni pubbliche, c’è il diritto all’oblio e quindi i motori di ricerca, stando a quello che ci spiega la Lussana non potranno e neanche i siti, neanche i blog, più parlare dei processi e delle eventuali conclusioni delle indagini a carico di Berlusconi, dopo 3 anni dalla sentenza irrevocabile per la condanna per una contravvenzione, per un reato minore, dopo 5 anni dalla sentenza irrevocabile di condanna per un delitto, se la pena inflitta è inferiore ai 5 anni di reclusione, quindi il 95% delle pene in Italia è inferiore a 5 anni. Quindi praticamente dopo 5 anni dall’irrogazione di una pena inferiore ai 5 anni noi non potremo più leggere nulla non solo sui giornali, ma neanche su Internet e poi si va avanti con delle altre scadenze assolutamente più lunghe ma che riguardano reati di una gravità tale che non sono quelli comunemente commessi dalle classi dirigenti, non perché non siano gravi, ma perché di solito le pene con cui sono puniti sono molto basse. "
Marco travaglio
*"Molto sinteticamente, il diritto all’oblìo, creato da quella giurisprudenza degli anni ’70, attentissima ai diritti della persona, che lo collocò tra i diritti inviolabili di cui all’art. 2 Cost., è il diritto di ognuno a non vedere riproposti al pubblico fatti propri che in passato furono oggetto di cronaca. (...) Una tutela sacrosanta. Ma che, per ovvi motivi, riguarda il “cittadino X”, il tossicodipendente che per procurarsi la dose rapinò la bottega, o l’anonimo funzionario che si fece corrompere per coprire un abuso edilizio. Non certo il politico di lungo corso, quello il cui rapporto con la collettività perdura nel tempo e che sarà sempre attenzionato dall’opinione pubblica, anche per ciò che riguarda il passato."
Non ho molto da aggiungere di mio. Sono sempre stata convinta che la Storia sia una materia purtroppo ben poco conosciuta (e mi metto anch'io nel mazzo) e che la memoria storica fosse un importantissimo anticorpo (seppur assolutamente non sufficiente) per evitare di ripetere i medesimi errori, o quanto meno, riconoscere in tempo un certo, inevitabile, andamento delle cose. E penso anche che chi fa della cosa pubblica il suo mestiere debba essere pronto ad assumersi determinate responsabilità e a render conto della sua condotta con gli elettori.

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