Viviamo nell'era della globalizzazione da un bel po'.
Spesso sospiriamo "com'è piccolo il mondo!".
Eppure non abbiamo capito ancora il valore delle CONNESSIONI, non riusciamo a vedere la ragnatela fitta che collega ogni essere umano all'altro.
Non ci preoccupiamo delle CONSEGUENZE, le sottovalutiamo in una perenne sforzo alla soddisfazione presente.
I risultati elettorali sono ben più di una partita in cui contano solo i risultati: chi vince, chi perde, chi viene e chi va.
I risultati elettorali sono una nostra radiografia, una fotografia spaventosa che mostra il volto dell'Italia.
Tanti si sono astenuti. Una delle ragioni addotte dai giornali è stata "c'è la crisi, gli italiani sono stanchi, c'è la disaffezione alla politica, ci si sente lontani dalle beghe dei potenti...". Se così fosse gli italiani dimostrano di aver scordato che il sistema è un ingranaggio complesso con connessioni tentacolari che coinvolgono ogni cittadino. Dimenticano che la politica è parte del sistema, anzi, ne muove molti fili.
Sconcertata assisto all'ascesa di un partito che alimenta l'odio per il diverso, che alimenta il distacco sociale, che inneggia al chiudersi in sè stessi, a proteggere i propri privilegi a qualsiasi costo umano e sociale.
L'Italia che non vorrei mi fissa dai dati elettorali. L'Italia disillusa, l'Italia egoista, l'Italia rabbiosa, l'Italia spaventata che sceglie chi urla forte.
E tutto mi appare sempre più buio, senza speranza. Non si crede in nulla, non si vuol più sentir parlare di ideali.
La vita è un'altra cosa - mi dice qualcuno - la vita ti insegna a pensare solo a pararti le spalle, a portare a casa quanto più puoi, appena puoi, a farti furbo e a metterla nel culo agli altri prima che gli altri la mettano nel culo a te (perdonate il francesismo).
E giù a darmi delle sognatrice, dell'utopista. E allora vi dico che io non lo accetto, rigetto l'ideale dell'interesse personale, non accetto la politica della prevaricazione e del razzismo. Non accetto di smettere di indignarmi e farmi venire il fegato grosso, non accetto chi mi accusa d'essere una sempliciotta idealista: mille volte meglio avere un ideale che abbassare gli occhi e fissare il proprio orticello cinto dal filo spinato.
Non sono fatta per la politica, non potrei mai impegnarmi in tal senso, non ho abbastanza pelo sullo stomaco, nè, come dico spesso, sufficiente cultura e memoria storica.
Ma questo posso farlo: non arrendermi alla deriva. Nel mio piccolo, certo..ma è tutto quello che ho.
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