martedì 9 marzo 2010

Qualcosa bisogna pur dire

Ho evitato, volutamente, qualsivoglia commento su quanto sta accadendo per due motivi: anzitutto volevo vedere un po' come andava a finire e poi volevo dare spazio alle reazioni delle varie parti politiche, osservarne il comportamento.
Da tempo lamento un problema di fondo in Italia, o meglio, negli italiani, che va a trovare la sua massima espressione nella rappresentanza politica: il vuoto pneumatico dietro ogni gesto ed affermazione.
Le idee e gli ideali che dovrebbero stare dietro ogni intento ed azione sono stati sostituiti dall'interesse e da una forma di superficialità gridata senza alcuna sostanza.
Generazioni che hanno conosciuto solo il diktat del consumismo, che non hanno sofferto davvero la fame e la privazione estrema, si ritrovano a vivere senza entusiasmo, senza una meta precisa che non sia l'accumulo e la sicurezza di poter mantenere quel che si ha.
Il valore della cultura è tramontato e conta l'apparire al posto dell'essere e, soprattutto, dell'esserci, in un preciso momento storico.
Il pasticciaccio brutto delle liste è nulla al confronto del pasticciaccio brutto del Dl approvato, nottetempo, dal nostro Presidente della Repubblica.
Come Giovanni, anche io ero convinta che fosse quanto meno non-equo escludere parte dell'elettorato dalla possibilità di votare il suo rappresentante, ma quel che è stato fatto, la scappatoia, molto italiota, trovata è uno dei momenti più bassi della nostra storia recente.
Illuminante l'intervista a Roberta De Monticelli, una dei più importanti filosofi italiani, sul City di oggi:

(...) quando si parla di Diritto, la forma è sostanza. Dire il contrario è, in linea concettuale, ammettere che sia legittima qualsiasi azione che sembri buona a chi ne ha la forza.
(...) il potere senza regole porta necessariamente ad abusi - anche se chi lo esercita è in buona fede.


Perché?

Nessuno di noi ha una conoscenza assoluta di ciò che è bene e ciò che è male. Per questo gli esseri umani hanno escogitato un sistema di procedure, “le regole formali”: servono a fissare i limiti in cui gli interessi di una parte sono affermati senza abusi sugli altri. Le procedure garantiscono la neutralità della legge, evitano l’arbitrio. Impediscono per esempio che la competizione elettorale diventi rissa.
(...) Molti nell’opposizione si aspettavano che il Pdl spiegasse: “Abbiamo fatto un errore, aiutateci a far votare milioni di elettori, ne va della democrazia”. Invece non è successo.


(...) Se l’avessero riconosciuto, sarebbe stato tutto diverso. Invece non c’è stata fiducia nella verità, né dibattito delle idee - anche per l’applicazione arbitraria della legge sulla par condicio, con l’oscuramento, addirittura, dei talk show, cioè della forma televisiva dei dibattiti di idee.
La giustificazione del governo è che la maggioranza degli italiani è d’accordo con il Pdl.

Ma questo non basta: lo sapevano già gli antichi greci. La morte di Socrate è stata la protesta della filosofia contro questo idea di “governo del popolo” senza tutela delle minoranze - che è dittatura. Se 100 persone su 100 decidono di uccidere tutti quelli che hanno gli occhi azzurri, la decisione è a maggioranza, ma non certo giusta, e neppure “democratica”.

Insomma, il consenso non basta a garantire la democrazia.

Sì, ad esempio, il nazismo è arrivato al potere sulla base di una pretesa maggioranza assoluta - con l’aiuto, poi, di qualche aggiustamento costituzionale fatto da Carl Schmitt"

Quello che mi colpisce è proprio quest'arroganza, questo non ammettere MAI l'errore e quando si incappa in qualche impedimento (che solitamente ha il nome di Giustizia o Costituzione) si abbatte come un carroarmato, senza riguardo per niente e per nessuno, col sorriso stampato in viso, al grido de "la maggioranza degli italiani è con noi!".
E l'Italia dov'è? E' nel Popolo Viola, è nella rivolta delle carriole a L'Aquila, nei rigurgiti di dignità e nel bisogno di concretezza.
E' nella testa di chi cerca di pensare, di chi si informa in modo analitico e facendo collegamenti, confrontando, non smettendo mai di cercare.
L'Italia che sogno è ben diversa da questa manica di furbetti, di prepotenti dalla voce grossa che pensano solo ad accumulare più potere vaneggiando di amore ed odio, come se il mondo e la politica si muovessero su un dualismo quanto meno riduttivo e secondo categorie di pensiero che nulla hanno a che fare col Governo e la Res Publica.
Come finirà la faccenda non è poi così rilevante, a me importa però vedere lo sdegno riempire le piazze, importa sentire che la situazione sta diventando VERAMENTE insostenibile ed inaccettabile.
Perchè gli italiani NON SONO l'italiano medio, perchè la mediocrità non è la risposta, nè la spinta del cambiamento, ed io credo e spero che qualcosa stia cambiando sul serio.

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