mercoledì 9 novembre 2011

Alcatraz

Ci incontriamo con Simona e Danilo sul presto: abbiamo preso i biglietti via internet, ma sappiamo che dobbiamo essere puntuali.
Ho scelto il primo turno di visita per un motivo preciso: godermi l'isola deserta il più a lungo possibile, mentre ancora non ci sono troppi turisti. Devo dire che credo sia stata la scelta migliore perchè mano a mano che i traghetti attraccavano e riversavano il loro contenuto umano sull'isola si perdeva un po' della suggestione del luogo.
Alcatraz è ovviamente tristemente famosa per il penitenziario di massima sicurezza rimasto attivo sino al 1963.
Illustri detenuti hanno soggiornato fra queste mura, il più note credo sia proprio Al Capone.
Anche molti film sono stati ambientati sulla "Roccia" ("The Rock") ed è in effetti parte del nostro immaginario a stelle e strisce, ma credetemi, camminare fra quelle celle, fa tutto un altro effetto.
Il traghetto ci mette poco più di 10 minuti a raggiungere le sponde. Tutto è sospeso e spettrale.

Prendiamo la nostra audioguida in italiano, fatta davvero bene, e cominciamo la visita.
Ciascuno di noi gira da solo, coi suoi ritmi, in un silenzio rispettoso.
Dove si ritiravano le divise da carcerato
Il campo per l'ora d'aria
Le celle d'isolamento
Interno di una delle celle
Colpiscono molto alcuni particolari, come i ferri da maglia poggiati su un tavolino, in una delle celle: uno dei passatempi dei carcerati che stride molto con l'idea che si ha di questi uomini.
Si susseguono i racconti dei tentativi più celebri di fuga. Una delle storie più tremende riguarda la Battaglia del 1946, durante la quale la prigione fu messa a ferro e fuoco ed addirittura intervenne la Marina con l'impiego di granate all'interno della struttura i cui segni sono ancora ben visibili in alcuni punti.
La cosa più tremenda per i detenuti pare poi fosse la vicinanza alla città: durante la notte di capodanno spesso il vento della baia portava i suoni della festa sino all'isola, torturando i reclusi.
Il giro di tutto il penitenziario dura quasi due ore e ci ritroviamo tutti nella sala mensa, ultima parte della visita, dove ancora campeggia l'ultimo menù del '63.
Facciamo poi un giretto nel negozio di souvenir e dopo un po' mi accorgo di una signora, ignorata da tutti, seduta ad un tavolo al centro della seconda stanza: è la nipote di Al Capone che sta pubblicizzando il libro da lei scritto sul celebre zio...
Una volta fatti gli acquisti del caso, riprendiamo uno dei traghetti che fanno la spola sino alla città e decidiamo di passare il resto della giornata assieme.
To be Continued

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