mercoledì 23 novembre 2011

Grand Canyon

A Ferragosto, di buon mattino, ci dirigiamo verso Los Angeles, dove molliamo la macchina e, con anticipo mostruoso, restiamo in attesa del volo che ci condurrà a Las Vegas.
Atterriamo nella Sin City che sono ormai le otto di sera passate e, fra un controllo e l'altro ed il ritiro dell'auto raggiungiamo il nostro hotel dopo un'ora e mezza. Troviamo anche parecchia coda al check in e alla fine entriamo, stravolti, nella nostra stanza, alle 22 suonate. Io ho lo stomaco a pezzi causa volo un po' difficoltoso e, anche se vorremmo andare almeno ad assistere al famoso spettacolo delle fontane del Bellagio desistiamo, soprattutto visto il mio stato penoso. Luca probabilmente avrebbe anche la forza e la voglia di mangiare qualcosa e fare un giretto, ma io crollo inesorabilmente.
Devo dire, tra l'altro, che mi dispiace non aver visto Las Vegas: nonostante i pregiudizi che avevo, che mi portavano ad immaginarmi un parco di divertimenti fuori misura senza grande attrattiva, una volta lì mi sarebbe piaciuto invece capire meglio anche questa realtà, girarla un po' ed immergimici. 
Purtroppo è andata così. Il mattino dopo siamo subito in partenza verso il Grand Canyon: ci aspettano più di 400 Km in mezzo a terre pressoché desertiche..
Bye bye Vegas!


Visualizzazione ingrandita della mappa

Dopo alcune ore in macchina raggiungiamo il Grand Canyon. Abbiamo la sistemazione direttamente nel Parco e quindi, acquistato il pass e la cartina dal Ranger, entriamo. Tutto è perfettamente organizzato. Un sistema di navette collega i vari punti panoramici in modo che non si debba per forza usare l'auto. Vista la concentrazione turistica questa è davvero un'ottima idea che però non sfruttiamo al massimo devo dire e, soprattutto la prima sera, questo comporterà non pochi problemi di posteggio.
Comunque, buttati i nostri bagagli in camera, raggiungiamo subito uno dei ristoranti interni dove ci consegnano un ingombrante cicalino che ci avvertirà quando si libererà il nostro tavolo. Mentre aspettiamo facciamo un giro nel negozio di souvenir finché non comincia a vibrarmi la tasca: si va a mangiare! ^_^
Certo che 'sti americani son proprio efficienti!
Riempito lo stomaco iniziamo a passeggiare lungo il rim. Lo spettacolo è impressionante.


Verso sera vorremmo goderci il tramonto, ma non c'è verso di trovare posteggio, così luca rimane a girare mentre io mi fiondo giù per cercare di fare qualche foto

L'unica cosa che rovina un po' l'atmosfera sono i troppi turisti chiassosi..praticamente tutti italiani. Resto particolarmente mal impressionata da alcuni ragazzini, sui 13 anni, che, davanti a cotanto spettacolo, non staccano gli occhi dai loro videogiochi e, anzi, apostrofano sbuffando le rispettive madri per sapere quando sarebbero andati al ristorante. Li avrei strozzati.
Nel frattempo il freghino è sparito. Mi fermo in un punto e lo cerco con lo sguardo, ma non lo trovo e in più i cellulari non prendono qui. Mi dirigo nuovamente al posteggio: nulla.
Comincio a preoccuparmi un po', ma poi per fortuna eccolo!!
Torniamo verso il canyon per gustarcelo un po' da soli, ma ormai i colori si fanno tenui ed è ora di andare a prepararsi per la cena..
Ho prenotato, su consiglio della nostra guida, nell'unico "vero" ristorante che c'è nel giro di miglia e miglia, El Tovar. Fermiamo il tavolo per le 21 e un po' scioccamente chiedo il posto accanto alle finestre, da dove si gode una vista su tutto il canyon. L'addetta ovviamente mi fa notare che tutto quello che potrei vedere, a quell'orario, sarebbe solo il mio riflesso. Uhm..giusto.
Devo dire che il posto è un pochino pesante nell'arredamento, ma il pollo al marsala mi commuove e decidiamo di replicare anche per la sera seguente!
Rincasando, nel buio della notte, ci troviamo davanti ad un bestione enorme: un cervo che ci fissa qualche secondo prima di riprendere, indisturbato, il suo cammino. Che meraviglia!
La mattina del 17 agosto prendiamo una solenne decisione: vista la mia pigrizia e, soprattutto, il mio ginocchio acciaccato, percorreremo "solo" il margine del canyon, senza scendere al suo interno. Anche così, ragazzi, ce n'è di strada da fare!!


Il Grand Canyon comunque è uno spettacolo che toglie il fiato e ti fa sentire piccola quanto un granello di polvere.
Ai suoi margini capisci quanto la Terra sia antica, quanto l’Uomo abbia dimenticato le sue regole, i suoi ritmi, ed il rispetto per tutto ciò che esiste da prima che nascessero le prime cellule viventi.
Qui tutto è sconfinato, arduo, bellissimo.
Una Natura che non lascia scampo agli occhi, che allarga il cuore come un fiume in piena.
I tramonti sono sinfonie, il volo dei corvi e delle aquile fanno tremare il cuore.

Dall’altro lato del rim (la “sponda” opposta) vedevo nuvole di sabbia alzarsi senza posa la sera.
La forza degli elementi qui fa quasi paura.
Davvero un’esperienza che non si può esprimere a parole.


Il Grand Canyon rimane nel cuore soprattutto di mio marito che, in tutta quella natura selvaggia, si sentiva proprio a suo agio. In affetti è un luogo dove capisci quanto siano sballati i nostri ritmi e limitati i nostri orizzonti quotidiani...
Ultima notte qui, domani ci aspetta Page, col suo Lake Powell e, soprattutto, l'Antelope Canyon.
To be continued...

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