venerdì 22 maggio 2009

Definendo

Stamattina mi sono vista l'intervento di uno dei miei autori preferiti, Erri De Luca, a Che Tempo che Fa. Si tratta di un video di circa 15 minuti con tema l'immigrazione e vi consiglio caldamente di guardarlo poichè, più che la paura ed il rifiuto, credo vadano propagandate anche la compassione e l'amore.
Trovo poi che De Luca sia veramente un narratore carismatico ed umile al contempo, uomo in bilico fra il suo essere non credente e la curiosità che alimenta nei riguardi delle sacre scritture.
Leggevo, tempo fa, una trascrizione di un dibattito tenuto in Rai forse nel '98, non ricordo con precisione, fra lui ed alcuni studenti su ragione e religione.
Ciò che mi colpì fu la sua distinzione fra ateo e non credente: chi è ateo esclude Dio anche dalla vita degli altri, chi non crede riconosce il dono della fede nei credenti, ma non lo vive in prima persona.
Riconoscendosi in quest'ultima categoria credo che dia ulteriore prova della sua umiltà ed amore per il prossimo.
Non ho mai parlato, in questa sede, di fede. Ho attaccato alcune dichiarazioni del Papa, è vero, ma non ho mai cercato di spiegare il mio rapporto con la religione.
Ratzi scriveva, nel '77:
"La Chiesa sta diventando per molti l'ostacolo principale alla Fede.
Non riescono più a vedere in Essa altro che l'ambizione umana del potere."
E condivido appieno questa sua affermazione.
Come De Luca sono una non credente ma in attesa di illuminazione. Riconosco un mistero in molte cose che sfugge alla Ragione e riconosco il dono della fede che in almeno un'occasione mi ha sfiorata, eppure non riesco a viverla.
La materia religiosa in Italia è spinosa. Il potere della Chiesa attira le antipatie di molti, il parlare di Dio mette a disagio spesso e soprattutto i più giovani, divisi sovente fra una fede indottrinata ed un aperto rifiuto.
Alla mia veneranda età ho imparato la tolleranza e mi sono un po' rassegnata, forse, alla mia condizione. Cerco di rimanere aperta a tutte le possibilità, ascolto, mi confronto, ma riconosco di non avere la "grazia" della fede.
Discorso a parte per la Chiesa in quanto istituzione ed il suo Boss...lì proprio la mia chiusura è quasi totale!

Stasera tenteremo di far girare le cellule grigie andando ad un reading con ospiti, fra gli altri, Serra e Ammaniti. Buon week end a tutti!

1 commento:

Veggie ha detto...

E' difficile parlare di religione. E' difficile perchè, in questo caso, tutto si basa su illazioni, su speculazoini, su fede, senza però poi poter avere una risposta definitiva e univoca alla domanda sull'esistenza/non esistenza di una divinità. Perchè qui c'è qualcosa che manca. Manca il contenitore di certezze dove molti navigano e sopravvivono. Io non mi sono mai sentita contenuta da nessuno e da nessuna cosa, ogni pensiero - soprattutto quelli in ambito religioso - l’ho messo in discussione, l’ho ribaltato, l’ho disintegrato e capovolto, facendo sì che mai nulla mi rassicurasse. Faccio karate ed ho un compagno di squadra che è credente. Io, da atea, ho tentato di demolire la sua idea di dio un milione di volte, ma la sua risposta è stata: "Ma io lo so che forse non c’è, però per me deve esserci altrimenti crolla un pezzo del mio mondo e non saprei che pesci prendere." Una frase così mi lascia senza fiato: la consapevolezza che il proprio mondo è costruito su basi soggettive mi ha sempre portata a non darmi credito, come mi volto vedo che c’è chi ama gongolarsi nel suo mondo e stare con gli occhi aperti unicamente su ciò che conferma quel personale universo… Sento dire “ho tutto”. Percepisco dietro questa frase (e questo mi manda in bestia) “ho tutto giusto”. E io magari dico “non ho niente, e il niente è sbagliato”. Però… però. C’è un però. Antropocentrismo, direi. o che non credo. Io che mi definisco "atea". Io sono presuntuosa. Tanto presuntuosa, forse quasi più di chi dice “ho tutto giusto”. Sono presuntuosa perché mi sento di gridare a questa entità con un occhio solo e milioni di volti (che chiamo “gli altri”) che sono un branco di illusi, che sono loro i pazzi, che io riesco a riflettere razionalmente sull'irrazionale e a sfatare ogni possibile credenza... Però, in fin dei conti, invidio la loro fede, la loro capacità di aggraparti a qualcosa, come a un legno anche in mezzo alla tempesta... Forse loro hanno visto qualcosa che la mia retina non codifica...

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