mercoledì 25 marzo 2009

Grazie Debora

Guarda caso è stata una donna a parlare. Sarò un po' "di parte", ma secondo me ci vogliono dei coglioni metaforici che gli uomini spesso non hanno per prender posizione.
Debora Serrachiani, avvocato udinese, non ha risparmiato nessuno.
nel suo discorso, il 21 marzo, ha espresso le perplessità e i dubbi di chi “nonostante tutto” continua a credere nel progetto del Partito Democratico.
"Nel corso del suo intervento, durante il quale - come ha detto lei stessa - “ne aveva per tutti”, la Serracchiani ha ribadito al segretario Dario Franceschini un concetto fondamentale che risponde a molte critiche rivolte al suo partito: “La diversità è la ricchezza del nostro partito, ma io chiedo al nostro partito di imparare a votare, di imparare ad assumere decisioni, se è necessario anche solo a maggioranza, se è necessario anche lasciando a casa qualcuno.” (da Liquida)
Ora, per chi volesse vedersi l'intervento lo trovate qui.
Per gli altri ecco una trascrizione dei punti salienti toccati dalla Serrachiani ed ampiamente condivisi da chi scrive questo blog:

(...) Io mi permetto, anche per non essere ripetitiva, di dire al mio segretario alcune cose che secondo me forse lui avrebbe dovuto e deve sottolineare con maggiore fermezza.(...)Io credo che il problema di questo partito non sia stato Walter Veltroni, io credo che sia mancata la leadership intesa come il mezzo per una linea politica di sintesi, una linea politica che pur nella più ampia discussione nella più approfondita mediazione che è necessaria in un partito grande come il nostro però, alla fine, deve arrivare alla sintesi e la sintesi è mancata. La verità. E quindi io chiedo al segretario di dirci convintamente che questo cambiamento che noi abbiamo avvertito da quando ha dato le dimissioni Walter Veltroni non è la paura perché abbiamo toccato il fondo ma è una strategia, abbiamo cambiato strategia, abbiamo una linea politica di sintesi, questo io chiedo al mio segretario. Questo chiedo, perché siamo apparsi come un partito lontano dalla realtà, dalle cose reali, non siamo stati capaci ciascuno di parlare oltre il proprio elettorato.Mai una parola chiara, mai una linea netta e soprattutto mai una linea unica. E’ per questo motivo che i nostri elettori, io dico per disperazione e per assenza di alternativa, hanno votato e votano Di Pietro che è a capo di un partito fai da te, personale e personalista, che con il centro sinistra non ha nulla a che vedere e il problema non è stato quello di averlo scelto come nostro alleato, ma è stato quello di avergli fatto fare da solo l’opposizione su temi che ci appartengono, come il conflitto di interessi e la questione morale. Io l’ho detto più volte a Udine: la differenza tra noi e l’Italia dei Valori sta nel fatto che noi parliamo in tanti e iniziamo sempre i nostri discorsi con "Io", loro aprono i discorsi solo in due modi: "Berlusconi ha detto", "L’Italia dei Valori dice".La differenza è enorme si vede! La diversità è la ricchezza del nostro partito, ma io chiedo al nostro partito di imparare a votare, di imparare ad assumere decisioni, se è necessario anche solo a maggioranza, se è necessario anche lasciando a casa qualcuno. Io dico che dobbiamo imparare a parlare unitariamente da PD, è giusto il dissenso, è giusta la scelta di coscienza, ma la libertà di coscienza non deve essere il paravento dietro il quale nascondersi quando non siamo uniti. E dobbiamo smetterla di pensare che il nostro problema sia soltanto come comunichiamo ai giornali perché non è così, ci mettiamo molto del nostro. Faccio un esempio su un argomento come quello del testamento biologico: è giusta la libertà di coscienza, ma quando c’è una posizione prevalente all’interno del partito democratico questa deve avere il giusto riconoscimento, perchè altrimenti si finisce con il parlare solo della posizione di dissenso e non di tutte le altre, si finisce con il guardare l’astensione e non la compattezza del gruppo, quindi trovo, segretario glielo dico veramente con grande semplicità, trovo che sia un errore assoluto quello di aver indicato come capogruppo alla commissione sanità del senato chi non è portatore della posizione prevalente. Lo dico! No, siccome... scusate... siccome ne ho una per tutti, dico anche che non si può decidere di dialogare con un partito ... all’opposizione, alla vigilia della presentazione degli emendamenti al DDL Calabrò, frutto di un’ulteriore mediazione come sono stati definiti, che hanno il plauso entusiasta di quel leader e il giorno dopo pensare che non ci siano illazioni sul giornale: è assurdo!!! È folle!!! Cosi come trovo che sia intollerabile che il partito dia il mandato all’allora vice segretario per chiudere la trattativa sullo sbarramento alle europee e che poi vi siano critiche sulla scelta il giorno dopo sul giornale sull’assunto che non si hanno incarichi di partito e quindi si può dire quello che si vuole perché si è iscritti al PD. La verità è che, in questi pochi mesi di vita del partitodemocratico, almeno io ho avuto la netta impressione che l’appartenenza al nuovo partito fosse sentita molto di più dalla base che dai dirigenti. Noi dobbiamo superare i protagonisti e i personalismi ed avere una nostra politica che sia nuova e se necessario rinnovata. Abbiamo bisogno di una nuova generazione politica che non è solo una questione anagrafica ma è una questione di mentalità una mentalità che non sia ancorata alla difesa dell’identità ma votata alla costruzione convinta del partito democratico. Una mentalità che è difficile riscontrare, io lo credo, in quelli che per anni hanno vissuto come ad opposte fazioni e che non è detto che esista in coloro che indichiamo come dirigenti solo perché sono giovani o perché sono figli di. Non basta, non basta, ci illudiamo se crediamo che il cambiamento avvenga spontaneamente, noi dobbiamo conquistarlo. (…) e visto che mi state ascoltando adesso io voglio dirvi questo: che noi non ci possiamo riconoscere in un Paese che crede che la sicurezza si possa realizzare affidandola a dei politicizzati che si mettono a fare gli sceriffi, noi non possiamo riconoscerci in chi pensa che gli immigrati siano i criminali. Noi non possiamo riconoscerci in un Paese che non investe nella scuola nell’università e nella ricerca. Noi non ci possiamo riconoscere in un Paese che pensa di superare la crisi economica solo prendendola più allegramente. Noi non ci possiamo riconoscere in un Paese che pensa che i propri lavoratori siano dei fannulloni e che i medici debbano denunciare i propri assistiti. E noi non ci possiamo riconoscere in un Paese che non si preoccupa di quei bambini che rischiano di essere bambini non esistenti, bambini che non potranno essere registrati. Io quel paese non lo voglio. Noi non ci dobbiamo riconoscere in questi. E noi, dico segretario, non ci possiamo riconoscere in un Paese che non tassa i più ricchi solo perché pensa che siano troppo pochi! E dico, segretario, che non ci riconosceremo in un partito che non capisca quanto sia importante tornare a parlare agli italiani con una voce sola. Questo noi lo pretendiamo!!! Noi a Udine abbiamo fatto 7 circoli, abbiamo la fortuna di essere al governo della città perché abbiamo vinto le elezioni, raro, rarissimo caso!!! Io sono segretario di un partito vivace, generoso, che si è dimostrato veramente lucido, compatto e generoso nell’accogliere Eluana Englaro. Devo dire però che a livelli superiori non abbiamo avuto la stessa accortezza e necessità di silenzio. Noi abbiamo tenuto, il comune di Udine, la linea del silenzio, proprio per evitare che qualcuno si potesse sentire al di fuori del nostro partito. Esponenti a livello superiore hanno ritenuto che questo non fosse opportuno e solo per avere il trafiletto sul giornale, un giornale di provincia, che leggeranno che solo poche persone, io, mia nonna, mia zia, solo per fare quello fosse necessario dire io ci credo perché, perché devo pensare che uno ha diritto di morire o di vivere come meglio crede. No, non hai quel diritto! Te lo dice la Costituzione quello che devi fare. Fermati li! (...)

STANDING OVATION

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