venerdì 27 marzo 2009

Il grido

Volevo parlarvi del Meneghino, il nuovo treno della metro milanese tanto osannato che però parte con le porte aperte, ma stamattina ciò che mi colpisce (e lo fa forte) è la notizia che il il testo del ddl Calabro' sul testamento biologico è stato approvato al Senato ed ora passa alla Camera.
Ne avevo già parlato e potete recuperarvi il testo intero del documento approvato qui, ma ci tengo a sottolineare ancora i seguenti punti:

ART. 1 (Tutela della vita e della salute)
1. La presente legge, tenendo conto dei principi di cui agli articoli 2. 13 e 32 della Costituzione:
a) riconosce e tutela la vita umana, quale diritto inviolabile ed indisponibile (ovvero: la tua vita NON è TUA!), garantito anche nella fase terminale dell'esistenza e nell'ipotesi in cui la persona non sia piu' in grado di intendere e di volere, fino alla morte accertata nei modi di legge
f) garantisce che in casi di pazienti in stato di fine vita o in condizione di morte prevista come imminente, il medico, debba astenersi da trattamenti straordinari non proporzionati, non efficaci o non tecnicamente adeguati rispetto alle condizioni cliniche del paziente o agli obiettivi di cura (è evidente che questo vuol dire tutto e niente e sta a discrezione del medico).

ART. 2 (consenso informato).
1. Salvo i casi previsti dalla legge, ogni trattamento sanitario e' attivato previo consenso informato esplicito ed attuale del paziente (ma se leggete gli altri commi capirete bene che tale consenso non vale in caso di anche solo momentanea incapacità di intendere e volere) prestato in modo libero e consapevole.
8. Qualora il soggetto sia minore o legalmente incapace o incapace di intendere e di volere e l'urgenza della situazione non consenta di acquisire il consenso informato cosi' come indicato nei commi precedenti, il medico agisce in scienza e coscienza, conformemente ai principi della deontologia medica nonche' della presente legge.
9. Il consenso informato al trattamento sanitario non e' richiesto quando la vita della persona incapace di intendere o di volere sia in pericolo per il verificarsi di un evento acuto.

ART. 3 -(Contenuti e limiti delle dichiarazioni anticipate di trattamento)
1. Nella Dichiarazione Anticipata di Trattamento il dichiarante esprime il proprio orientamento in merito ai trattamenti sanitari in previsione di un'eventuale futura perdita della propria capacita' di intendere e di volere.
2. Nella dichiarazione anticipata di trattamento il soggetto, in stato di piena capacita' di intendere e di volere e in situazione di compiuta informazione medico-clinica, dichiara il proprio orientamento circa l'attivazione o non attivazione di trattamenti sanitari, purche' conformi a quanto prescritto dalla legge e dal codice di deontologia medica
3. Nella dichiarazione anticipata di trattamento puo' essere esplicitata la rinuncia da parte del soggetto ad ogni o ad alcune forme particolari di trattamenti sanitari in quanto di carattere sproporzionato o sperimentale (e così escludiamo l'alimentazione forzata).
5. Anche nel rispetto della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilita', fatta a New York il 13 dicembre 2006, alimentazione ed idratazione, nelle diverse forme in cui la scienza e la tecnica possono fornirle al paziente, sono forme di sostegno vitale e fisiologicamente finalizzate ad alleviare le sofferenze fino alla fine della vita. Esse non possono formare oggetto di Dichiarazione Anticipata di Trattamento (evidente legge ad hoc post caso Eluana).

ART. 4 - (Forma e durata della dichiarazione anticipata di trattamento).
1. Le dichiarazioni anticipate di trattamento non sono obbligatorie. Sono redatte in forma scritta con atto avente data certa e firma del soggetto interessato maggiorenne, in piena capacita' di intendere e di volere dopo una compiuta e puntuale informazione medico clinica, e sono raccolte esclusivamente dal medico di medicina generale che contestualmente le sottoscrive.
3. Salvo che il soggetto sia divenuto incapace, la Dichiarazione anticipata di trattamento ha validita' per cinque anni (spiegatemi che senso ha dare una scadenza?? Non sarebbe più intellegente prevedere semplicemente la possibilità, ovviamente, di cambiare idea e solo in quel caso apportare modifiche?), che decorrono dalla formulazione dell'atto ai sensi dell'art. 4 comma 1 termine oltre il quale perde ogni efficacia. La dichiarazione anticipata di trattamento puo' essere rinnovata piu' volte, con la forma e le modalita' prescritte dai commi 1 e 2
6. In condizioni di urgenza o quando il soggetto versa in pericolo di vita immediato, la dichiarazione anticipata di trattamento non si applica.

ART. 7 - (Ruolo del medico).
1. Le volonta' espresse dal soggetto nella sua dichiarazione anticipata di trattamento sono prese (......) in considerazione dal medico curante che, sentito il fiduciario, annota nella cartella clinica le motivazioni per le quali ritiene di seguirle o meno (insomma..non servono a nulla!).
2. Il medico non puo' prendere in considerazione indicazioni orientate a cagionare la morte del paziente o comunque in contrasto con le norme giuridiche o la deontologia medica. Le indicazioni sono valutate dal medico, sentito il fiduciario, in scienza e coscienza, in applicazione del principio dell'inviolabilita' della vita umana e della tutela della salute, secondo i principi di precauzione, proporzionalita' e prudenza.
3. Nel caso di controversia tra fiduciario ed il medico curante, la questione e' sottoposta alla valutazione di un collegio di medici composto da un medico legale un anestesista-rianimatore ed un neurologo, sentiti il medico curante e il medico specialista della patologia.
Tali medici sono designati dalla direzione sanitaria della struttura di ricovero o della azienda sanitaria locale di competenza.
Il parere espresso dal collegio non e' vincolante per il medico curante (ancora una volta una procedura inutile insomma), il quale non e' tenuto a porre in essere prestazioni contrarie alle sue convinzioni di carattere scientifico e deontologico.

Oltre a tutto ciò mi pare doveroso segnalare quanto scritto su Repubblica da un giornalista che stimo molto, Corrado Augias:
"Mercoledì in Parlamento il senatore Marino ha chiesto in aula al ministro Sacconi e al presidente Schifani di far comparire sul sito del Ministero, quale che sarà il testo finale della Legge sul testamento biologico, tutte le informazioni necessarie per orientare i cittadini. La risposta sarebbe forse stata favorevole se la sottosegretaria Roccella non fosse insorta reclamando a gran voce il "no". No è stato. Quando si arriva al limite di negare ai cittadini le informazioni utili a usufruire di un diritto, è chiaro che si è giunti ad un'atmosfera degna di una dittatura."
(Corrado Augias, laRepubblica 26.3.2009)

Un testamento insomma inutile che può essere ignorato a discrezione del medico curante e che prevede cose abominevoli: ad esempio "(...) se adesso il medico può decidere in alcuni casi (come nei malati di tumore che non possono più assimilare niente) di sospendere la nutrizione perché è dolorosa o accelera la morte del paziente, con la nuova legge non potrà più farlo"
(City, 27/03/09)

Mi viene voglia di urlare, di gridare che questo non è il Paese dove voglio vivere, che la mia vita non è INDISPONIBILE, ma è MIA e se io fossi atea (E NON LO SONO!) voglio la libertà di decidere cosa sarà del mio corpo a dispetto del credo di una religione che non sento mia.
Questa è una legge assolutamente non laica e dimposta da un potere ecclesiastico al tramonto che per paura diventa sempre più repressivo e integralista, senza alcun rispetto per l'individuo. E pensare che Gesù Cristo è morto in Croce proprio per l'Uomo..

2 commenti:

Alessia Spalma ha detto...

Cara Ely, non solo questa è una legge non laica, ma è anche palesemente contraria alla nostra Costituzione, oltre che alla scienza e alle leggi di altre stati o alle "consuetudini" di altri stati ancora. Ci poniamo ancora una volta come il baluardo medievale della Chiesa, l'unico paese che ama definirsi evoluto ma non ha nessuna delle leggi che rendono evoluti i paesi che lo sono davvero, un paese che fa morire di fame i barboni, che fa vivere in mezzo alle immondizie gli immigrati ma che poi ti condanna a vivere in eterno se ti capita una disgrazia... Sono amareggiata e inorridita anch'io...

Veggie ha detto...

Quanto capisco il tuo "sfogo" finale... Lo quoto in pieno. Purtroppo, in ogni caso, la presenza della Chiesa in Italia ci rende un Paese retrogrado sotto molti punti di vista... In altri Pesi, invece, sono molto più avanti di noi... Credo che ognuno dovrebbe essere libero di disporre della propria vita... ed anche della propria morte. Ma pare ci sia chi non riesce ancora a capirlo...

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